Standing Ovation
A un mese dalla scomparsa, il ricordo di monsignor Pichierri
STANDING OVATION – Editoriale di Giovanni Ronco
domenica 27 agosto 2017
Ad un mese dalla scomparsa mi piace ricordare il vescovo della nostra diocesi anche come un uomo di comunicazione. Nei diciassette anni di "governo" ecclesiastico c'è stato un impegno da parte sua, fisso, costante, di grande sensibilità verso il modo di comunicare, attraverso la parola scritta, alla gente comune, così come ai rappresentanti delle istituzioni.
Un ruolo solo apparentemente secondario, in ambito ecclesiastico, poiché oggi la comunicazione conta molto nel rapporto e nel dialogo tra vertici e base. Ebbene, monsignor Giovan Battista Pichierri è stato anche un editore. Mi riferisco all'impegno in tal senso per il periodico "In Comunione", magistralmente diretto da Riccardo Losappio, che con professionalità e sobrietà ha saputo affiancare monsignor Pichierri ed intercettare le esigenze di comunicazione, così come le intendeva il vescovo stesso. Da parte del sottoscritto ci può essere solo una testimonianza "minimal" in quanto in questi anni c'è stata una collaborazione (e c'è tuttora) con questo periodico.
Per quello che ho potuto notare, il Pichierri editore è stato uomo prudente e sobrio, attento al rispetto e alla cura meticolosa di un campo ormai decisivo, nella trasmissione di un progetto, d'un messaggio, d'un'idea. Al di là delle sue lettere pastorali, puntualmente pubblicate e diffuse, mi piace ricordare la massima disponibilità ad ogni tipo di domanda, anche quelle più scomode ed il non negarsi mai al confronto: ricordo d'averlo intervistato più volte. Quando fu ospite nei nostri studi per una videointervista nel mio spazio di allora "Cordialmente", accompagnato dal fidato Losappio, ricordo che non divagò su alcuna domanda, fino in fondo, senza cadere nella polemica o nell' "alzata di toni".
Il periodico "In Comunione" ha rispecchiato in questi anni il "marchio" impresso da Pichierri alla comunicazione che non si limitava ad un fatto meramente religioso, ma cercava sempre i personaggi, le storie, i messaggi espliciti ed impliciti utili per l'affinamento e l'informazione di una comunità. Un modo per esprimere un fatto, esprimendone sempre il lato umano, sensibile, pedagogico. Credo che il Pichierri editore sia stata solo una delle sfumature della personalità di questo prelato che ci ha accompagnato quasi sussurrando, quando parlava a voce, ma si è mostrato incisivo e pratico quando ha "impersonato" quel ruolo specifico nella sfera della comunicazione scritta: un vescovo editore conscio delle responsabilità assunte dall'utilizzo della parola.
Un ruolo solo apparentemente secondario, in ambito ecclesiastico, poiché oggi la comunicazione conta molto nel rapporto e nel dialogo tra vertici e base. Ebbene, monsignor Giovan Battista Pichierri è stato anche un editore. Mi riferisco all'impegno in tal senso per il periodico "In Comunione", magistralmente diretto da Riccardo Losappio, che con professionalità e sobrietà ha saputo affiancare monsignor Pichierri ed intercettare le esigenze di comunicazione, così come le intendeva il vescovo stesso. Da parte del sottoscritto ci può essere solo una testimonianza "minimal" in quanto in questi anni c'è stata una collaborazione (e c'è tuttora) con questo periodico.
Per quello che ho potuto notare, il Pichierri editore è stato uomo prudente e sobrio, attento al rispetto e alla cura meticolosa di un campo ormai decisivo, nella trasmissione di un progetto, d'un messaggio, d'un'idea. Al di là delle sue lettere pastorali, puntualmente pubblicate e diffuse, mi piace ricordare la massima disponibilità ad ogni tipo di domanda, anche quelle più scomode ed il non negarsi mai al confronto: ricordo d'averlo intervistato più volte. Quando fu ospite nei nostri studi per una videointervista nel mio spazio di allora "Cordialmente", accompagnato dal fidato Losappio, ricordo che non divagò su alcuna domanda, fino in fondo, senza cadere nella polemica o nell' "alzata di toni".
Il periodico "In Comunione" ha rispecchiato in questi anni il "marchio" impresso da Pichierri alla comunicazione che non si limitava ad un fatto meramente religioso, ma cercava sempre i personaggi, le storie, i messaggi espliciti ed impliciti utili per l'affinamento e l'informazione di una comunità. Un modo per esprimere un fatto, esprimendone sempre il lato umano, sensibile, pedagogico. Credo che il Pichierri editore sia stata solo una delle sfumature della personalità di questo prelato che ci ha accompagnato quasi sussurrando, quando parlava a voce, ma si è mostrato incisivo e pratico quando ha "impersonato" quel ruolo specifico nella sfera della comunicazione scritta: un vescovo editore conscio delle responsabilità assunte dall'utilizzo della parola.