Standing Ovation
C’era una volta una Trani minore (e dimenticata)
STANDING OVATION – Le recensioni di Giovanni Ronco
domenica 23 aprile 2017
Il nuovo libro di Manu Gianolio: "C'era una volta … a Trani".
La Collana Quaderni Tranesi, a cura della Landriscina Editrice in collaborazione con First – Centro Studi Tranese, arriva al numero dieci e si arricchisce di un lavoro insolito ed inaspettato. "C'era una volta … a Trani", 112 pagg. un "racconto" di una Trani quasi del tutto perduta, di Emanuele Gianolio, per tutti Manu; una Trani cosiddetta "minore", nascosta, fatta di eventi apparentemente secondari o "disdicevoli" come afferma lo stesso autore, ma ugualmente indicativi di una storia, di una mentalità, di un modo di vivere e soprattutto d'un modo d'essere tranesi. Siamo lontani dalla vulgata istituzionale, dal resoconto storico e documentato come abbiamo visto in tanti altri testi. Qui c'è un concittadino acquisito (è venuto a vivere a Trani sin da bambino) che prende per mano il lettore, utilizza un linguaggio colloquiale e racconta aspetti e personaggi d'una Trani che non c'è più nella sua sostanza popolare, tradizionale, a tratti nobile, a tratti misera, ora elevata, ora quasi ferina, bestiale, nella sua arretratezza, a seconda delle fasce di popolazione prese in esame dall'autore.
Non ci sono personaggi eroici ed istituzionali (si fa eccezione per il senatore Mongelli ed alcune innovazioni socio – culturali da questi apportate e qualche altro notabile citato) ma solo gente umile che coi suoi tic, le sue abitudini, la sua miseria (si fa ampio riferimento agli anni del secondo dopoguerra), il suo modo di mangiare e divertirsi, corteggiarsi ed accoppiarsi, giocare o sudare a seconda delle situazioni, ha fatto la storia quotidiana di questa Trani. La bellezza della città è sempre sullo sfondo, ma come in una scena permanente da commedia dell'arte, Gianolio ci scalda il cuore coi suoi ricordi che vanno dall'aneddoto giocoso e gustoso (gli scherzi tra amici, le burle ai creduloni anche a suon di sedute spiritiche farlocche- non si sa fino a che punto –) al bozzetto fatto di personaggi incredibili, improbabili, ma beffardamente reali; c'è anche una Trani grossolanamente esoterica (vedi le sedute spiritiche di cui sopra) che, pur con sorriso ironico come EG ha fatto, non ci ha raccontato mai nessuno. Un libro che raffigura la vita d'una città di provincia come Trani, del Sud, coi suoi vizi e virtù, ma che racconta, senza aver timore di farlo, anche la morte: ci sono diversi episodi tragici che hanno riguardato nel tempo concittadini colpiti da morte violenta e improvvisa. Cade il tabù della morte affrontata a viso aperto in un libro che racconta la storia d'una città come Trani. Imperdibile il profilo di un personaggio storico impiegato nel settore delle pompe funebri che presso il porto, salutava i passanti con un ghigno che, secondo Gianolio, prefigurava un pensiero alquanto macabro " buonasera, buonasera, tanto tutti di qui dovete finire". C'è poi la spasso di questo libro: il racconto di piccole abitudini perse nel tempo, come la richiesta in farmacia del preservativo, con due colpi di nocche sul banco, il racconto di vicende legate a personaggi strani, spesso visti come gli scemi del paese, ma anch'essi ammantati d'una loro dignità dal racconto di Gianolio.
E ancora: i vecchi mestieri, le serenate dello spasimante concluse con una secchiata da parte dei vicini inviperiti, una piccola storia della prostituzione tranese con i luoghi e le abitudini di ragazze e clienti (fra questi anche insospettabili, ma quando c'erano le case chiuse era così); le quindicine, col cambio di prostitute in città ogni 15 giorni e relativo giro in carrozza delle nuove arrivate, per mostrare la "mercanzia" ai futuri clienti; le feste da ballo più o meno clandestine, le difficoltà nel mantenere, da parte delle classi più povere, una dignità sociale, anche nell'igiene ("per molte donne gli assorbenti erano un oggetto fantascientifico"). Passano davanti agli occhi e ci sembra di conoscerli da sempre: i marinai colti da un fortunale, i ciclisti del Giro d'Italia buttati giù da un tiro di pompa d'acqua d'un concittadino, i galoppini dei politici che raccontano balle al popolino (su questo le cose non sono molto cambiate), le eredità delle grandi famiglie, le fontane scomparse per sempre. Un libro che diverte ed insegna molto sui costumi d'una città. A libro terminato e chiuso viene voglia di dire a Gianolio: "Ancora, raccontaci ancora! Ancora un'altra storia di questa Trani che non c'è sui libri di storia, che non decanteranno mai i poeti laureati o i giornalisti professionisti".
La Collana Quaderni Tranesi, a cura della Landriscina Editrice in collaborazione con First – Centro Studi Tranese, arriva al numero dieci e si arricchisce di un lavoro insolito ed inaspettato. "C'era una volta … a Trani", 112 pagg. un "racconto" di una Trani quasi del tutto perduta, di Emanuele Gianolio, per tutti Manu; una Trani cosiddetta "minore", nascosta, fatta di eventi apparentemente secondari o "disdicevoli" come afferma lo stesso autore, ma ugualmente indicativi di una storia, di una mentalità, di un modo di vivere e soprattutto d'un modo d'essere tranesi. Siamo lontani dalla vulgata istituzionale, dal resoconto storico e documentato come abbiamo visto in tanti altri testi. Qui c'è un concittadino acquisito (è venuto a vivere a Trani sin da bambino) che prende per mano il lettore, utilizza un linguaggio colloquiale e racconta aspetti e personaggi d'una Trani che non c'è più nella sua sostanza popolare, tradizionale, a tratti nobile, a tratti misera, ora elevata, ora quasi ferina, bestiale, nella sua arretratezza, a seconda delle fasce di popolazione prese in esame dall'autore.
Non ci sono personaggi eroici ed istituzionali (si fa eccezione per il senatore Mongelli ed alcune innovazioni socio – culturali da questi apportate e qualche altro notabile citato) ma solo gente umile che coi suoi tic, le sue abitudini, la sua miseria (si fa ampio riferimento agli anni del secondo dopoguerra), il suo modo di mangiare e divertirsi, corteggiarsi ed accoppiarsi, giocare o sudare a seconda delle situazioni, ha fatto la storia quotidiana di questa Trani. La bellezza della città è sempre sullo sfondo, ma come in una scena permanente da commedia dell'arte, Gianolio ci scalda il cuore coi suoi ricordi che vanno dall'aneddoto giocoso e gustoso (gli scherzi tra amici, le burle ai creduloni anche a suon di sedute spiritiche farlocche- non si sa fino a che punto –) al bozzetto fatto di personaggi incredibili, improbabili, ma beffardamente reali; c'è anche una Trani grossolanamente esoterica (vedi le sedute spiritiche di cui sopra) che, pur con sorriso ironico come EG ha fatto, non ci ha raccontato mai nessuno. Un libro che raffigura la vita d'una città di provincia come Trani, del Sud, coi suoi vizi e virtù, ma che racconta, senza aver timore di farlo, anche la morte: ci sono diversi episodi tragici che hanno riguardato nel tempo concittadini colpiti da morte violenta e improvvisa. Cade il tabù della morte affrontata a viso aperto in un libro che racconta la storia d'una città come Trani. Imperdibile il profilo di un personaggio storico impiegato nel settore delle pompe funebri che presso il porto, salutava i passanti con un ghigno che, secondo Gianolio, prefigurava un pensiero alquanto macabro " buonasera, buonasera, tanto tutti di qui dovete finire". C'è poi la spasso di questo libro: il racconto di piccole abitudini perse nel tempo, come la richiesta in farmacia del preservativo, con due colpi di nocche sul banco, il racconto di vicende legate a personaggi strani, spesso visti come gli scemi del paese, ma anch'essi ammantati d'una loro dignità dal racconto di Gianolio.
E ancora: i vecchi mestieri, le serenate dello spasimante concluse con una secchiata da parte dei vicini inviperiti, una piccola storia della prostituzione tranese con i luoghi e le abitudini di ragazze e clienti (fra questi anche insospettabili, ma quando c'erano le case chiuse era così); le quindicine, col cambio di prostitute in città ogni 15 giorni e relativo giro in carrozza delle nuove arrivate, per mostrare la "mercanzia" ai futuri clienti; le feste da ballo più o meno clandestine, le difficoltà nel mantenere, da parte delle classi più povere, una dignità sociale, anche nell'igiene ("per molte donne gli assorbenti erano un oggetto fantascientifico"). Passano davanti agli occhi e ci sembra di conoscerli da sempre: i marinai colti da un fortunale, i ciclisti del Giro d'Italia buttati giù da un tiro di pompa d'acqua d'un concittadino, i galoppini dei politici che raccontano balle al popolino (su questo le cose non sono molto cambiate), le eredità delle grandi famiglie, le fontane scomparse per sempre. Un libro che diverte ed insegna molto sui costumi d'una città. A libro terminato e chiuso viene voglia di dire a Gianolio: "Ancora, raccontaci ancora! Ancora un'altra storia di questa Trani che non c'è sui libri di storia, che non decanteranno mai i poeti laureati o i giornalisti professionisti".