Standing Ovation
Domenico Mastrapasqua in un labirinto di talento
Le recensioni di Giovanni Ronco
martedì 5 ottobre 2010
Premetto subito di essere in lieve conflitto d'interesse, poiché il giovane scrittore tranese che vi segnalo questa settimana è, letterariamente parlando, una "creatura" del sottoscritto, che a suo tempo lo invogliò e lo fece accostare all'incantato mondo della parola ed in particolare di quella scritta. Detto questo bisogna subito aggiungere che ho "riletto" dopo qualche anno le pagine di Domenico Mastrapasqua, giovane studente universitario tranese e divenuto, nel frattempo, autentico divoratore di autori lontani dal circuito commerciale, in special modo inglesi e americani, che spesso e volentieri legge in lingua originale, ed ho ritrovato uno scrittore di talento e che, cosa più rilevante, è riuscito a sviluppare una propria personalità stilistica, senza scimmiottare, come fanno tanti suoi coetanei, i grandi classici o meglio, i contemporanei di successo, dagli splatter in su.
Insomma Domenico, con il suo talentuoso bagaglio di parole e pensieri, ha deciso d'inoltrarsi per un cammino alternativo, letterariamente parlando, un cammino non facile e scontato, non commerciale, appunto, ed ha abbracciato una vera e propria corrente come si presenta quella del Connettivismo. È entrato in una specie di labirinto, come mi appare questo ramo della letteratura contemporanea, un oscuro ma affascinante meandro della scrittura che rielabora e ri – connette, in continuo moto, tutta quella mole di materiale letterario esplosivo e sovversivo, quelle immagini e situazioni che hanno un'identità borderline, rispetto ai canoni ufficiali: il Connettivismo ci accompagna su di un crinale sottile, a metà tra il quadro fantascientifico e lo strapiombo della psicanalisi, ben ritrovata, con morali sociologiche tra le righe.
Anche Domenico non rinuncia al suo apporto e lo vediamo firmare un racconto di grande effetto semantico ed estetico nella raccolta "Frammenti di una rosa quantica", edita da Bibliotheka: si chiama "Esperimento Quantico" e, fra suggestive immagini, capaci di unire l'inquietudine letteraria d'un Kafka, in stile Metamorfosi e la suggestione del lampo estetico quasi cinematografico, degno d'un Matrix d'annata, ci racconta la simbiosi dolorosa e l'identificazione tra se stesso ed un essere altro, una specie di alieno che va a deformare la sua realtà, ad alterarla, fino a sbriciolarne l'identità. Una metafora dei nostri giorni sulla spersonalizzazione e sul dolore, componenti tipiche del nostro quotidiano (ed elementi presenti nella produzione del giovane), da cui Doemnico "fugge" prima e si richiama poi, attraverso la sua scrittura alternativa e non sempre facile, perché spesso elaborata, non semplicistica e frutto di riflessione e travaglio creativo, ricca, per giunta di termini tratti dall'avanguardia del mondo tecnologico. Bello avere allievi di scrittura così vicini, così lontani, così talentuosi. Quando avrà esaurito la vena connettivista, in fondo un'ulteriore palestra, e deciderà di cimentarsi anche con generi realistici, a cominciare ad esempio dal reportage, come gli ho già consigliato, avremo una nuova penna di diamante qui a Trani e mi auguro anche oltre provincia.
Insomma Domenico, con il suo talentuoso bagaglio di parole e pensieri, ha deciso d'inoltrarsi per un cammino alternativo, letterariamente parlando, un cammino non facile e scontato, non commerciale, appunto, ed ha abbracciato una vera e propria corrente come si presenta quella del Connettivismo. È entrato in una specie di labirinto, come mi appare questo ramo della letteratura contemporanea, un oscuro ma affascinante meandro della scrittura che rielabora e ri – connette, in continuo moto, tutta quella mole di materiale letterario esplosivo e sovversivo, quelle immagini e situazioni che hanno un'identità borderline, rispetto ai canoni ufficiali: il Connettivismo ci accompagna su di un crinale sottile, a metà tra il quadro fantascientifico e lo strapiombo della psicanalisi, ben ritrovata, con morali sociologiche tra le righe.
Anche Domenico non rinuncia al suo apporto e lo vediamo firmare un racconto di grande effetto semantico ed estetico nella raccolta "Frammenti di una rosa quantica", edita da Bibliotheka: si chiama "Esperimento Quantico" e, fra suggestive immagini, capaci di unire l'inquietudine letteraria d'un Kafka, in stile Metamorfosi e la suggestione del lampo estetico quasi cinematografico, degno d'un Matrix d'annata, ci racconta la simbiosi dolorosa e l'identificazione tra se stesso ed un essere altro, una specie di alieno che va a deformare la sua realtà, ad alterarla, fino a sbriciolarne l'identità. Una metafora dei nostri giorni sulla spersonalizzazione e sul dolore, componenti tipiche del nostro quotidiano (ed elementi presenti nella produzione del giovane), da cui Doemnico "fugge" prima e si richiama poi, attraverso la sua scrittura alternativa e non sempre facile, perché spesso elaborata, non semplicistica e frutto di riflessione e travaglio creativo, ricca, per giunta di termini tratti dall'avanguardia del mondo tecnologico. Bello avere allievi di scrittura così vicini, così lontani, così talentuosi. Quando avrà esaurito la vena connettivista, in fondo un'ulteriore palestra, e deciderà di cimentarsi anche con generi realistici, a cominciare ad esempio dal reportage, come gli ho già consigliato, avremo una nuova penna di diamante qui a Trani e mi auguro anche oltre provincia.