Standing Ovation
Giuseppe Laurora ha preso il largo
STANDING OVATION- Le recensioni di Giovanni Ronco
domenica 11 giugno 2017
Giuseppe Laurora, detto Isim, è un giovane poeta tranese affascinato dal mare. Per questo ha deciso di dedicare proprio all'elemento simbolo della freschezza, della libertà, ma anche del mistero e dell'imprevedibilità, questa sua interessante raccolta di poesie, "Io sono il mare", 50 pagg., Scatole Parlanti editrice. Giuseppe ricorre ad un verso libero, discorsivo; fugge, insieme a questo stile poetico libero da regole e lacci, fugge dalla realtà presente verso quella dimensione marina che è una grande metafora, secondo noi: è un mondo altro dove l'autore cerca la massima libertà di espressione, movimento, pensiero.
Più scrive, più si allontana, felice e beato, da noi poveri mortali. All'elemento mare si associa quello amoroso: la donna tratteggiata è anch'essa una donna misteriosa e simile all'autore stesso: enigmatica, sfuggente ma che insegue, come lui, un unico grande obiettivo: la libertà di azione e movimento assoluta. La "nave" di Giuseppe naviga coi suoi elementi prediletti: la parola che sublima ogni cosa, comprese quelle serate naufragate male, tra birra e gin tonic; la donna che lo consolerà solo se saprà stare alle sue regole di "fuga"; ma anche spesso una solitudine che fa soffrire ma che, come sempre, trova consolazione nella dimensione che meglio fa stare il poeta: la libertà, che torna, insieme a bevute forti, un po' "hemingwayane" e, quando capita, sbocchi di amore ambiguo, tra sesso e parola: "Adesso rivestiti/ ingoia la mia miglior strofa/sputami in faccia tutta la tua voglia …".
Ma sia il mare, sia l'amore, sia le bevute, sia le parole forti e sublimi, non possono evitare al Nostro, così come a tutta l'umanità, quel "male di vivere", tipico elemento "montaliano" della poesia del 900; quella luce sghemba, quel rimorso per non aver osato abbastanza, quella fragilità cronica, quella passione livida e torrida, che prima t'inebria e poi ti svuota. Ma per fortuna, come sempre, siamo di nuovo pronti ad un'altra partenza (per mare) ed un'altra bevuta, pure quella liberatoria per la mente, anche se nociva al fegato. Ma pure quest'ultimo aspetto viene sublimato dalla ribelle poesia di Laurora.
Più scrive, più si allontana, felice e beato, da noi poveri mortali. All'elemento mare si associa quello amoroso: la donna tratteggiata è anch'essa una donna misteriosa e simile all'autore stesso: enigmatica, sfuggente ma che insegue, come lui, un unico grande obiettivo: la libertà di azione e movimento assoluta. La "nave" di Giuseppe naviga coi suoi elementi prediletti: la parola che sublima ogni cosa, comprese quelle serate naufragate male, tra birra e gin tonic; la donna che lo consolerà solo se saprà stare alle sue regole di "fuga"; ma anche spesso una solitudine che fa soffrire ma che, come sempre, trova consolazione nella dimensione che meglio fa stare il poeta: la libertà, che torna, insieme a bevute forti, un po' "hemingwayane" e, quando capita, sbocchi di amore ambiguo, tra sesso e parola: "Adesso rivestiti/ ingoia la mia miglior strofa/sputami in faccia tutta la tua voglia …".
Ma sia il mare, sia l'amore, sia le bevute, sia le parole forti e sublimi, non possono evitare al Nostro, così come a tutta l'umanità, quel "male di vivere", tipico elemento "montaliano" della poesia del 900; quella luce sghemba, quel rimorso per non aver osato abbastanza, quella fragilità cronica, quella passione livida e torrida, che prima t'inebria e poi ti svuota. Ma per fortuna, come sempre, siamo di nuovo pronti ad un'altra partenza (per mare) ed un'altra bevuta, pure quella liberatoria per la mente, anche se nociva al fegato. Ma pure quest'ultimo aspetto viene sublimato dalla ribelle poesia di Laurora.