Standing Ovation
La buona megghiaère di Marco Pilone
Il ritorno in scena del Teatro Mimesis
martedì 17 gennaio 2012
Abbiamo visto per voi in anteprima il nuovo lavoro di Marco Pilone che dirige la compagnia "Mimesis". Tornare ad assistere ad una commedia in vernacolo scritta e diretta da Marco Pilone è come rimettersi accanto ad un camino, d'inverno, e riascoltare dalla viva voce della nonna, una storia divertente e di buoni sentimenti. Niente di meglio, in queste fredde serate. Sedersi in poltrona al Teatro Impero e sorseggiare questo distillato di tradizione tranese, di modi di dire, di volti anomali ma accattivanti, che ti restano nella memoria, anche quando torni a casa.
Ecco Pilone in questi anni è diventato anche un ottimo cacciatore di facce da teatro. L'emblema di questa sua strategia è Antonietta Croce, protagonista femminile della nuova commedia, che sembra venuta fuori da un quadro di Bosch. Facce che trasmettono da sole quello che il regista poi farà dire loro nella vicenda. Anche stavolta si ride con sobrietà, come nello stile di Pilone. Registrato solo un "vafangul…" sfuggente del gagà protagonista. Per il resto Pilone conferma il bello stile, la coerenza di una regia che accompagna lo spettatore dall'inizio alla fine con un ritmo che non stanca mai, anzi, porta fino al termine della vicenda un pubblico che prima sorride, poi ride di gusto, fino al crescendo finale, nel pieno dell'intreccio, dei consueti equivoci, in cui (sentito con le mie orecchie) ride tanto forte da emettere grugniti a più riprese.
La storia riprende una Trani antica in cui ancora ci si comprometteva per una arrampicata sul balcone di una donna, da parte del latin lover di turno, beccato però dal fratello di un' ignara Antonietta Croce, che non era la vera destinataria della missione amorosa del gagà. Una Trani in cui l'onore veniva prima di tutto, ed in cui si rispettavano gli anziani e le gerarchie familiari. Una Trani romantica in cui si faceva la serenata all'innamorata (ce ne sono un paio tratte dal repertorio napoletano, davvero piacevoli). Quella Trani in cui ci si mandava a fare a quel paese, tra amici o parenti, ma poi si riusciva sempre a riabbracciarsi. Tornando alla storia, nella spedizione amorosa non riuscita, con arrampicata sul balconcino di una donna, ha la peggio il latin lover tranese, costretto poi ad un matrimonio riparatore dal fratello macellaio della protagonista, solo vicina di casa della vera "preda". Dopo varie peripezie e notti non consumate dai due neo (costretti) sposi, per il rifiuto di lui persino di dormire assieme, e con rapporti d'amore incrociati (non vi diciamo di più …) si giunge al finale, che non vi riveliamo, in cui trionfano i buoni sentimenti e quelle facce che non ti scordi.
Da oggi fino a venerdì 20 gennaio al teatro Impero di Trani.
Ecco Pilone in questi anni è diventato anche un ottimo cacciatore di facce da teatro. L'emblema di questa sua strategia è Antonietta Croce, protagonista femminile della nuova commedia, che sembra venuta fuori da un quadro di Bosch. Facce che trasmettono da sole quello che il regista poi farà dire loro nella vicenda. Anche stavolta si ride con sobrietà, come nello stile di Pilone. Registrato solo un "vafangul…" sfuggente del gagà protagonista. Per il resto Pilone conferma il bello stile, la coerenza di una regia che accompagna lo spettatore dall'inizio alla fine con un ritmo che non stanca mai, anzi, porta fino al termine della vicenda un pubblico che prima sorride, poi ride di gusto, fino al crescendo finale, nel pieno dell'intreccio, dei consueti equivoci, in cui (sentito con le mie orecchie) ride tanto forte da emettere grugniti a più riprese.
La storia riprende una Trani antica in cui ancora ci si comprometteva per una arrampicata sul balcone di una donna, da parte del latin lover di turno, beccato però dal fratello di un' ignara Antonietta Croce, che non era la vera destinataria della missione amorosa del gagà. Una Trani in cui l'onore veniva prima di tutto, ed in cui si rispettavano gli anziani e le gerarchie familiari. Una Trani romantica in cui si faceva la serenata all'innamorata (ce ne sono un paio tratte dal repertorio napoletano, davvero piacevoli). Quella Trani in cui ci si mandava a fare a quel paese, tra amici o parenti, ma poi si riusciva sempre a riabbracciarsi. Tornando alla storia, nella spedizione amorosa non riuscita, con arrampicata sul balconcino di una donna, ha la peggio il latin lover tranese, costretto poi ad un matrimonio riparatore dal fratello macellaio della protagonista, solo vicina di casa della vera "preda". Dopo varie peripezie e notti non consumate dai due neo (costretti) sposi, per il rifiuto di lui persino di dormire assieme, e con rapporti d'amore incrociati (non vi diciamo di più …) si giunge al finale, che non vi riveliamo, in cui trionfano i buoni sentimenti e quelle facce che non ti scordi.
Da oggi fino a venerdì 20 gennaio al teatro Impero di Trani.