Standing Ovation
La cultura della legalità: Falcone non smette di guidarci
STANDING OVATION – Le recensioni di Giovanni Ronco
domenica 28 maggio 2017
Quella organizzata nei giorni scorsi dall'Oratorio Carica e da Libera, sezione tranese è una di quelle serate che fanno bene all'anima, alla mente e all'educazione dei cittadini giovai e adulti. Un momento di sana riflessione, nella sala Aurelia della parrocchia dello Spirito Santo, un livello alto di educazione civica che parte dall'esempio umano e professionale di Giovanni Falcone, ucciso dalla mafia venticinque anni fa, a Capaci, insieme a sua moglie e alla scorta e che arriva a materializzare messaggi sempre attuali, legati alla gestione della Giustizia, della Pedagogia, del senso dello Stato da rivedere alla luce del contesto odierno.
Falcone non è morto invano. Lo capisci dallo spirito battagliero del giudice tranese Pasquale Drago, intervenuto per l'occasione a tracciare un profilo, purtroppo impietoso, dello stato della Giustizia oggi e dell'impegno di questa contro l'illegalità e la malavita 2.0. Ma si vede che uno come il Procuratore aggiunto alla DDA di Bari, il giudice Drago, non ha perso la speranza di una società che possa, col senso del dovere, del diritto e della legalità, ritrovarsi migliorata.
Capisci che uno come don Matteo Martire, nome da fiction, ma personalità maledettamente forte nell'impattare contro l'indifferenza e l'illegalità - con la forza dei principi cristiani - non ha perso la speranza di risollevare questo Paese, soprattutto cominciando dalla freschezza e dall'entusiasmo dei giovani. Il quadro intorno è fosco, certo, i governi passano, "demolendo" istituzioni chiave come la Scuola o la Giustizia, messa in condizione di non indagare e fiaccare lo slancio di tanti uomini di Legge come lo stesso Drago, ma qui non si molla di un centimetro contro i vari tipi di mafia che s'insinuano nella vita di tutti i giorni. Pesante anche a tal proposito un intervento dal pubblico del sacerdote dei sordomuti don Giorgio,- impegnato proprio presso la chiesa dello Spirito Santo-, che non ha problemi a dire che "ci sono atteggiamenti mafiosi anche negli ambienti ecclesiastici". Ma don Giorgio dimentica che quei modi di fare dilagano in modo sotterraneo in tanti altri ambienti sociali, di lavoro e dovunque, in questa Italia del 2017, alberghi un consesso umano, una comunità: prevaricazione, poca trasparenza, poco rispetto per la dignità umana, indifferenza.
Il discorso dunque è diventato ampio, prospettico, da Falcone Caduto in guerra, una guerra combattuta tra Istituzioni, Stato e Mafia (come non ricordare il Terzo Livello prospettato proprio da Giovanni Falcone? Ossia quella dimensione mostruosa in cui Stato e Mafia si sfiorano e si toccano, si annodano e si accordano: ha pagato proprio per questa "scoperta" probabilmente) fino ai problemi educativi e giuridici di oggi. Ma nessuno molla di un centimetro. Non molla nemmeno Michele Gallo, rappresentante tranese di Libera, che con un viso stanco ma un animo da combattente, fa capire che la lotta all'illegalità deve ripartire dall'educazione nei luoghi deputati: prima la famiglia, ma poi, soprattutto, la Scuola. Libera a Trani ha lottato al fianco dei commercianti vessati dal racket e Gallo non ha paura ad esultare pubblicamente per i recenti risultati delle indagini su questo fosco e poco raccontato aspetto sociale, da parte della stampa cazzeggiante. Libera è baluardo vivo e vegeto e l'incontro di qualche sera fa lo dimostra. I tranesi onesti e instancabili nel fare il proprio dovere esistono e Pasquale Drago è una delle dimostrazioni. C'è una Chiesa dinamica e di aperte vedute, che, sull'esempio di Papa Francesco, non si fossilizza sulla "sessualizzazione" del peccato (don Matteo Martire – brillante e pragmatico uomo di Chiesa- dixit) ma stigmatizza il datore di lavoro che non paga e non gratifica e non rispetta il lavoratore, lo sfrutta. Una società in cui dilaga la corruzione che "spuzza" (Francesco dixit). C'è una società che ancora si commuove nella rievocazione dei grandi esempi che possono salvare le Istituzioni e lo Stato dalla ruggine dell'illegalità: Salvatore Paracampo interviene dalla platea. Ha gli occhi lucidi nel ricordare un toccante incontro personale con Falcone. Allora il giudice siciliano "predisse" al nostro illustre concittadino, Presidente dei giuristi cattolici di Trani, la sua imminente dipartita per mano della Mafia. Lo spezzone d'un'intervista di Gianni Minà al giudice Caponnetto, "maestro" di Falcone è il degno coronamento d'una serata che crediamo opportuno vada "replicata" e "ri –organizzata" davanti ad una platea ancora più folta. Anche l'intervento di Marinetta Di Gravina, figlia del giudice Nicola, recentemente scomparso, è testimonianza verace di una lotta contro la criminalità che parte dalle scuole: la giovane avvocatessa tranese è attualmente impegnata nell'ambito dell'iniziativa didattica "Diritti a scuola" nelle vesti di giurista in una scuola del quartiere Libertà di Bari, zona ad alto tasso mafioso. Lei si è confrontata con il figlio d'un boss ammazzato qualche mese fa. Guidato dall'esempio e dallo sprone, il ragazzo è risultato uno dei più brillanti nello sviluppo delle idee esposte e nella completezza d'un pensiero che non è detto che un domani, non venga rivolto al Bene, alla legalità fatta azione e non proclama o idea astratta.
Falcone non è morto invano. Lo capisci dallo spirito battagliero del giudice tranese Pasquale Drago, intervenuto per l'occasione a tracciare un profilo, purtroppo impietoso, dello stato della Giustizia oggi e dell'impegno di questa contro l'illegalità e la malavita 2.0. Ma si vede che uno come il Procuratore aggiunto alla DDA di Bari, il giudice Drago, non ha perso la speranza di una società che possa, col senso del dovere, del diritto e della legalità, ritrovarsi migliorata.
Capisci che uno come don Matteo Martire, nome da fiction, ma personalità maledettamente forte nell'impattare contro l'indifferenza e l'illegalità - con la forza dei principi cristiani - non ha perso la speranza di risollevare questo Paese, soprattutto cominciando dalla freschezza e dall'entusiasmo dei giovani. Il quadro intorno è fosco, certo, i governi passano, "demolendo" istituzioni chiave come la Scuola o la Giustizia, messa in condizione di non indagare e fiaccare lo slancio di tanti uomini di Legge come lo stesso Drago, ma qui non si molla di un centimetro contro i vari tipi di mafia che s'insinuano nella vita di tutti i giorni. Pesante anche a tal proposito un intervento dal pubblico del sacerdote dei sordomuti don Giorgio,- impegnato proprio presso la chiesa dello Spirito Santo-, che non ha problemi a dire che "ci sono atteggiamenti mafiosi anche negli ambienti ecclesiastici". Ma don Giorgio dimentica che quei modi di fare dilagano in modo sotterraneo in tanti altri ambienti sociali, di lavoro e dovunque, in questa Italia del 2017, alberghi un consesso umano, una comunità: prevaricazione, poca trasparenza, poco rispetto per la dignità umana, indifferenza.
Il discorso dunque è diventato ampio, prospettico, da Falcone Caduto in guerra, una guerra combattuta tra Istituzioni, Stato e Mafia (come non ricordare il Terzo Livello prospettato proprio da Giovanni Falcone? Ossia quella dimensione mostruosa in cui Stato e Mafia si sfiorano e si toccano, si annodano e si accordano: ha pagato proprio per questa "scoperta" probabilmente) fino ai problemi educativi e giuridici di oggi. Ma nessuno molla di un centimetro. Non molla nemmeno Michele Gallo, rappresentante tranese di Libera, che con un viso stanco ma un animo da combattente, fa capire che la lotta all'illegalità deve ripartire dall'educazione nei luoghi deputati: prima la famiglia, ma poi, soprattutto, la Scuola. Libera a Trani ha lottato al fianco dei commercianti vessati dal racket e Gallo non ha paura ad esultare pubblicamente per i recenti risultati delle indagini su questo fosco e poco raccontato aspetto sociale, da parte della stampa cazzeggiante. Libera è baluardo vivo e vegeto e l'incontro di qualche sera fa lo dimostra. I tranesi onesti e instancabili nel fare il proprio dovere esistono e Pasquale Drago è una delle dimostrazioni. C'è una Chiesa dinamica e di aperte vedute, che, sull'esempio di Papa Francesco, non si fossilizza sulla "sessualizzazione" del peccato (don Matteo Martire – brillante e pragmatico uomo di Chiesa- dixit) ma stigmatizza il datore di lavoro che non paga e non gratifica e non rispetta il lavoratore, lo sfrutta. Una società in cui dilaga la corruzione che "spuzza" (Francesco dixit). C'è una società che ancora si commuove nella rievocazione dei grandi esempi che possono salvare le Istituzioni e lo Stato dalla ruggine dell'illegalità: Salvatore Paracampo interviene dalla platea. Ha gli occhi lucidi nel ricordare un toccante incontro personale con Falcone. Allora il giudice siciliano "predisse" al nostro illustre concittadino, Presidente dei giuristi cattolici di Trani, la sua imminente dipartita per mano della Mafia. Lo spezzone d'un'intervista di Gianni Minà al giudice Caponnetto, "maestro" di Falcone è il degno coronamento d'una serata che crediamo opportuno vada "replicata" e "ri –organizzata" davanti ad una platea ancora più folta. Anche l'intervento di Marinetta Di Gravina, figlia del giudice Nicola, recentemente scomparso, è testimonianza verace di una lotta contro la criminalità che parte dalle scuole: la giovane avvocatessa tranese è attualmente impegnata nell'ambito dell'iniziativa didattica "Diritti a scuola" nelle vesti di giurista in una scuola del quartiere Libertà di Bari, zona ad alto tasso mafioso. Lei si è confrontata con il figlio d'un boss ammazzato qualche mese fa. Guidato dall'esempio e dallo sprone, il ragazzo è risultato uno dei più brillanti nello sviluppo delle idee esposte e nella completezza d'un pensiero che non è detto che un domani, non venga rivolto al Bene, alla legalità fatta azione e non proclama o idea astratta.