Standing Ovation
La recensione che non c'è, come la festa
Giovanni Ronco: «Dimensione minimalista riservata alle tradizioni popolari»
domenica 16 luglio 2017
Consentitemi per una volta di astenermi per protesta da qualsiasi tipo di recensione o segnalazione di carattere culturale, in quanto la notizia trapelata in settimana di una festa patronale che non sarà tale, è un vero e proprio insulto alla cultura stessa della città. Questo articolo diventa per una volta un commento alla dimensione minimalista che viene riservata alla storia delle tradizioni popolari di Trani nella fattispecie.
Eviterò polemiche o riferimenti specifici a persone o situazioni come di solito avviene nelle rubriche di carattere politico, ma voglio approfittare di questo spazio, stavolta, per sottolineare come quello scollamento tra Istituzioni e città sia sempre più grande e trovi in momenti come questo lo strappo largo e definitivo. Si sa da sempre che un'amministrazione comunale, a differenza di una regionale o nazionale, deve tenere d'occhio i bisogni e le consuetudini più stretti, tra quelli legati alla vita dei cittadini, sia nel loro vivere quotidiano pratico (fare in modo che le strade non abbiano buche, che le strisce pedonali non siano sbiadite, che i cittadini abbiano parcheggi e pulizia nei quartieri) sia per quel che riguarda la loro interiorità, la loro storia, la loro sensibilità. E in questo caso, in cima ai valori di tanti cittadini non ci sono i Dialoghi di Trani (manifestazione d'indiscusso valore ma in fin di conti sempre "di nicchia") né tanto meno Rafael Gualazzi (che si esibirà davanti alla Cattedrale proprio nella serata iniziale della Festa Patronale – mah…-), né la musica dal vivo presso il Porto Fracassone, né le acque reflue … ma , la Festa patronale.
La storia delle tradizioni popolari non è materia per nostalgici reazionari, ma è disciplina tuttora studiata e approfondita nelle Università: sentire componenti della classe dirigente che "non sta scritto da nessuna parte che la Festa Patronale debba per forza trovare il sostegno economico di un'amministrazione" è il segnale di quello scollamento totale e definitivo di cui sopra. Uno scollamento che puzza di salotti impolverati, di scartoffie accatastate, di burocrazia che non guarda in faccia le vere realtà che sono le nostre radici.
Di politica cieca e assente e di classe dirigente miope e arrivista che, ripiegata su se stessa e sui gruppetti di persone "utili", sulla carriera personale da promuovere o da chiudere al massimo dei guadagni, finisce per abbandonare definitivamente la propria vera funzione: educare e promuovere la cittadinanza, valorizzare tutta la popolazione nelle varie sfaccettature, rispettare le radici e la storia di Persone, non solo di numeri. Avere considerazione di tutte le individualità e non solo dei gruppetti di riferimento, di chi ti lecca, di chi ti può fare un favore, del cittadino o del singolo componente di un gruppo, che ti teme, come classe dirigente, perché dimostri "autoritarismo" ma non "autorevolezza". Ecco perché la festa patronale non deve essere organizzata come "obbligo" politico, ma come simbolo di amore e rispetto di una comunità. Riflettiamo…
Eviterò polemiche o riferimenti specifici a persone o situazioni come di solito avviene nelle rubriche di carattere politico, ma voglio approfittare di questo spazio, stavolta, per sottolineare come quello scollamento tra Istituzioni e città sia sempre più grande e trovi in momenti come questo lo strappo largo e definitivo. Si sa da sempre che un'amministrazione comunale, a differenza di una regionale o nazionale, deve tenere d'occhio i bisogni e le consuetudini più stretti, tra quelli legati alla vita dei cittadini, sia nel loro vivere quotidiano pratico (fare in modo che le strade non abbiano buche, che le strisce pedonali non siano sbiadite, che i cittadini abbiano parcheggi e pulizia nei quartieri) sia per quel che riguarda la loro interiorità, la loro storia, la loro sensibilità. E in questo caso, in cima ai valori di tanti cittadini non ci sono i Dialoghi di Trani (manifestazione d'indiscusso valore ma in fin di conti sempre "di nicchia") né tanto meno Rafael Gualazzi (che si esibirà davanti alla Cattedrale proprio nella serata iniziale della Festa Patronale – mah…-), né la musica dal vivo presso il Porto Fracassone, né le acque reflue … ma , la Festa patronale.
La storia delle tradizioni popolari non è materia per nostalgici reazionari, ma è disciplina tuttora studiata e approfondita nelle Università: sentire componenti della classe dirigente che "non sta scritto da nessuna parte che la Festa Patronale debba per forza trovare il sostegno economico di un'amministrazione" è il segnale di quello scollamento totale e definitivo di cui sopra. Uno scollamento che puzza di salotti impolverati, di scartoffie accatastate, di burocrazia che non guarda in faccia le vere realtà che sono le nostre radici.
Di politica cieca e assente e di classe dirigente miope e arrivista che, ripiegata su se stessa e sui gruppetti di persone "utili", sulla carriera personale da promuovere o da chiudere al massimo dei guadagni, finisce per abbandonare definitivamente la propria vera funzione: educare e promuovere la cittadinanza, valorizzare tutta la popolazione nelle varie sfaccettature, rispettare le radici e la storia di Persone, non solo di numeri. Avere considerazione di tutte le individualità e non solo dei gruppetti di riferimento, di chi ti lecca, di chi ti può fare un favore, del cittadino o del singolo componente di un gruppo, che ti teme, come classe dirigente, perché dimostri "autoritarismo" ma non "autorevolezza". Ecco perché la festa patronale non deve essere organizzata come "obbligo" politico, ma come simbolo di amore e rispetto di una comunità. Riflettiamo…