Standing Ovation
La stazione "dimenticata"
STANDIG OVATION - L'editoriale di Giovanni Ronco
domenica 17 settembre 2017
18.20
La devastazione dei luoghi è un sintomo dell'assenza di memoria e di cultura. Non parliamo di sensibilità, di cura, di attenzione alle esigenze estetiche e funzionali. Ci fermiamo solo alla mancanza di cultura. E amore per i luoghi storici. Su quanti libri dedicati alla storia di Trani campeggiano immagini della Stazione ferroviaria, sia all'interno, sia all'interno, com'era una volta. Nulla è più come prima.
La devastazione portata dagli ultimi lavori di rifacimento all'interno hanno regalato un'immagine che un cittadino ha saputo cogliere e pubblicare sui social network: la statuina del putto che campeggiava sulla minuscola ma aggraziata vasca coi pesci rossi, immersa tra i pini e meta, fino a trent'anni fa, di tanti bambini che coi genitori facevano della stazione (oggi sembrerebbe una follia) un luogo di ritrovo e rinfresco. Le mitiche granite di limone e caffè con panna che era possibile gustare tra i tavolini anch'essi immersi nel verde, del famoso bar della Stazione, mentre i bambini giocavano sul vialetto alberato, fino al tuffo immancabile e non sappiamo quanto volontario o involontario, spesso e volentieri, nella vaschetta di cui sopra.
La statuina del putto, si diceva. Staccata dalla vasca e appoggiata ad un palo della luce: questa l'immagine colta dal cittadino. Un simbolo di abbandono, di oblio della bellezza. La bellezza, l'equilibrio, la pulizia, il rispetto per l'arredo urbano che era cosa di tutti. Elemento comune, "come fossimo a casa nostra", dicevano i maestri delle elementari di una volta, quando invitavano a rispettare l'ambiente esterno e dei luoghi della città. La stazione di Trani ora è un non luogo. Sfigurata rispetto a quella che fu la sua grande bellezza d'una volta. Il parcheggio esterno con tanto di palme monumentali e giardini circolari con aiuole e fiori: un'altra cartolina sbiadita e "sostituita" da un orrendo piazzale anonimo che nella pancia vuota e spoglia nasconde un parcheggio sotterraneo ed altrettanto inutile.
"Non calcolarono bene il rapporto tra quel parcheggio e la sua capacità di sopportare il peso di autobus e veicoli sovrastanti" recitano alcuni cittadini, ormai anziani, che parlano di questa cosa, come i vecchi dei paesini abbandonati intervistati da qualche scrittore o reporter di passaggio. Anche Trani, nel suo piccolo, sta diventando, in certe zone, come quei non luoghi del Meridione, raccontati in tanti libri o dossier giornalistici. L'anonimato che ha preso il posto della Bellezza.
Il vuoto che ha sostituito la sostanza, le idee e la memoria. E nel parcheggio sotterraneo ci vanno i rom a dormire e urinare. Almeno a qualcosa è servito. I tranesi ringraziano. E dimenticano. Dimenticati a loro volta.
La devastazione portata dagli ultimi lavori di rifacimento all'interno hanno regalato un'immagine che un cittadino ha saputo cogliere e pubblicare sui social network: la statuina del putto che campeggiava sulla minuscola ma aggraziata vasca coi pesci rossi, immersa tra i pini e meta, fino a trent'anni fa, di tanti bambini che coi genitori facevano della stazione (oggi sembrerebbe una follia) un luogo di ritrovo e rinfresco. Le mitiche granite di limone e caffè con panna che era possibile gustare tra i tavolini anch'essi immersi nel verde, del famoso bar della Stazione, mentre i bambini giocavano sul vialetto alberato, fino al tuffo immancabile e non sappiamo quanto volontario o involontario, spesso e volentieri, nella vaschetta di cui sopra.
La statuina del putto, si diceva. Staccata dalla vasca e appoggiata ad un palo della luce: questa l'immagine colta dal cittadino. Un simbolo di abbandono, di oblio della bellezza. La bellezza, l'equilibrio, la pulizia, il rispetto per l'arredo urbano che era cosa di tutti. Elemento comune, "come fossimo a casa nostra", dicevano i maestri delle elementari di una volta, quando invitavano a rispettare l'ambiente esterno e dei luoghi della città. La stazione di Trani ora è un non luogo. Sfigurata rispetto a quella che fu la sua grande bellezza d'una volta. Il parcheggio esterno con tanto di palme monumentali e giardini circolari con aiuole e fiori: un'altra cartolina sbiadita e "sostituita" da un orrendo piazzale anonimo che nella pancia vuota e spoglia nasconde un parcheggio sotterraneo ed altrettanto inutile.
"Non calcolarono bene il rapporto tra quel parcheggio e la sua capacità di sopportare il peso di autobus e veicoli sovrastanti" recitano alcuni cittadini, ormai anziani, che parlano di questa cosa, come i vecchi dei paesini abbandonati intervistati da qualche scrittore o reporter di passaggio. Anche Trani, nel suo piccolo, sta diventando, in certe zone, come quei non luoghi del Meridione, raccontati in tanti libri o dossier giornalistici. L'anonimato che ha preso il posto della Bellezza.
Il vuoto che ha sostituito la sostanza, le idee e la memoria. E nel parcheggio sotterraneo ci vanno i rom a dormire e urinare. Almeno a qualcosa è servito. I tranesi ringraziano. E dimenticano. Dimenticati a loro volta.