Standing Ovation
“M’ arrcord” di una Trani paradisiaca
Il gioiellino di Anonymous ci fa rivivere in una città che non c’è più
domenica 20 novembre 2016
1.17
Conosco personalmente l'autore di questo libro ed ho avuto la fortuna di condividere con lui dei godibilissimi momenti conviviali. Non rivelerò il suo nome per rispettare la sua volontà di mantenersi in incognito, ma... che libro ragazzi! Se non l'avete ancora letto (è stato pubblicato negli scorsi mesi) vi consiglio caldamente di ordinarlo in libreria, qui a Trani. Si tratta di un testo senza pretese dotte, accademiche, senza sontuosi supporti bibliografici, ma è un testo che scalda il cuore; un libro scritto col cuore, veritiero, sentito, non costruito a tavolino. Sto parlando di "M' arrcord" – Vita nel Mio Quartiere (Via San Giorgio – Porto) negli Anni 1958 – 63-, stampato da Landriscina Editrice, per la pregevole collana dei Quaderni Tranesi, pagg. 95.
L'autore racconta con dovizia di particolari, alternando stile elegante (preziose le etimologie dal latino riguardanti termini dialettali) e popolare, sentimenti toccanti, a volte capaci quasi di commuovere il lettore, e umorismo, di solito assente in questo genere di pubblicazioni, la vita di una Trani, ahimè, estinta. Quella che vive con povertà e dignità, umiltà e gioia, gli anni tra il secondo dopoguerra ed il sopraggiungente boom economico. Conosco lettori che hanno già riletto questo libro due, tre quattro volte, tanto hanno ritrovato se stessi, con semplicità ed immediatezza, i ricordi dei migliori anni della loro vita, proprio come è accaduto per il nostro scrittore. Lui dice di non avere molti amici, ma non è così: le tante persone che ha curato in questi anni – e mi scuso con il Nostro se fornisco un indizio – sono suoi amici e gli sono grati; i tanti concittadini con cui ha condiviso e condivide le sue passioni: il mare, la buona tavola, l'amabile conversazione. Tutti momenti ed elementi che si ritrovano, con gradazioni e sfumature diverse in questo lavoro che sembra avere un aspetto "terapeutico": il ricordo e la rievocazione di quel modo di vivere, di quel quartiere (via San Giorgio, piazza Quercia e dintorni) trasmette serenità: come sarebbe bello tornare a vivere come allora e proprio in quella zona di Trani, coi suoi personaggi teatrali, a metà tra la macchietta dell'avanspettacolo e le maschere del teatro classico: i vecchi e l'odore delle loro case; i piatti tipici; i commercianti; i parenti "scorzoni"; lo scemo del paese; le feste; i rumori e gli odori di quella Trani, differenti, a seconda che ci si trovi in autunno, in estate, in inverno o in primavera; i personaggi degni di un umorismo che non t'aspetti: l'omosessuale che serviva in un'osteria che proclamava ("precursore del Gay Pride"- geniale- ): "Brasciuol dac e brasciuol vogghie".
Il contadino che assomigliava in modo imbarazzante al suo "ciuccio" tanto da sollevare il dubbio, nell'autore, che si trattasse veramente di padre e figlio (nel senso che, scherzosamente, allude al fatto che il contadino stesso possa essersi accoppiato con un'asina); e ancora, nello sterminato "corridoio" dei ricordi, non mancano i modi di dire, le insalatine saporite e ormai introvabili, le sensazioni di "spleen" baudleriano della domenica o del sabato pomeriggio in compagnia della "bizzoca" catechista; ma anche il sapore delle feste tipiche tranesi e le consuetudini "dettate" dai vecchi e tramandate. Ogni angolo, ogni mestiere antico, ogni personaggio ricordato da Anonymus, pur in uno spazio tanto piccolo – meno di cento pagine- ha la sua nicchia, il suo bozzetto, la sua immagine. La piazza del pesce è il luogo in cui l'autore andava a fare la spesa per tutta la famiglia, "rintronato" dalle indicazioni della mamma; la salumeria è il "regno" di Sisina, esperta commerciante e raffigurata nei suoi "tic" più esilaranti, come quando sembrava roteare, insieme a tutto il corpo, con l' affettatrice dei salumi. E tanto altro ancora in questo libretto prezioso e sfizioso, che racchiude una Trani che in tanti vorremmo tornasse. Grazie ad Anonymus per averci fatto questo regalo. Da non perdere una meravigliosa appendice fotografica con personaggi, mestieri e le grandi passioni dell'autore: il mare e le moto, con immagini del Porto e di alcune barche tipiche e modelli storici di veicoli a due ruote in uso negli anni raccontati.
L'autore racconta con dovizia di particolari, alternando stile elegante (preziose le etimologie dal latino riguardanti termini dialettali) e popolare, sentimenti toccanti, a volte capaci quasi di commuovere il lettore, e umorismo, di solito assente in questo genere di pubblicazioni, la vita di una Trani, ahimè, estinta. Quella che vive con povertà e dignità, umiltà e gioia, gli anni tra il secondo dopoguerra ed il sopraggiungente boom economico. Conosco lettori che hanno già riletto questo libro due, tre quattro volte, tanto hanno ritrovato se stessi, con semplicità ed immediatezza, i ricordi dei migliori anni della loro vita, proprio come è accaduto per il nostro scrittore. Lui dice di non avere molti amici, ma non è così: le tante persone che ha curato in questi anni – e mi scuso con il Nostro se fornisco un indizio – sono suoi amici e gli sono grati; i tanti concittadini con cui ha condiviso e condivide le sue passioni: il mare, la buona tavola, l'amabile conversazione. Tutti momenti ed elementi che si ritrovano, con gradazioni e sfumature diverse in questo lavoro che sembra avere un aspetto "terapeutico": il ricordo e la rievocazione di quel modo di vivere, di quel quartiere (via San Giorgio, piazza Quercia e dintorni) trasmette serenità: come sarebbe bello tornare a vivere come allora e proprio in quella zona di Trani, coi suoi personaggi teatrali, a metà tra la macchietta dell'avanspettacolo e le maschere del teatro classico: i vecchi e l'odore delle loro case; i piatti tipici; i commercianti; i parenti "scorzoni"; lo scemo del paese; le feste; i rumori e gli odori di quella Trani, differenti, a seconda che ci si trovi in autunno, in estate, in inverno o in primavera; i personaggi degni di un umorismo che non t'aspetti: l'omosessuale che serviva in un'osteria che proclamava ("precursore del Gay Pride"- geniale- ): "Brasciuol dac e brasciuol vogghie".
Il contadino che assomigliava in modo imbarazzante al suo "ciuccio" tanto da sollevare il dubbio, nell'autore, che si trattasse veramente di padre e figlio (nel senso che, scherzosamente, allude al fatto che il contadino stesso possa essersi accoppiato con un'asina); e ancora, nello sterminato "corridoio" dei ricordi, non mancano i modi di dire, le insalatine saporite e ormai introvabili, le sensazioni di "spleen" baudleriano della domenica o del sabato pomeriggio in compagnia della "bizzoca" catechista; ma anche il sapore delle feste tipiche tranesi e le consuetudini "dettate" dai vecchi e tramandate. Ogni angolo, ogni mestiere antico, ogni personaggio ricordato da Anonymus, pur in uno spazio tanto piccolo – meno di cento pagine- ha la sua nicchia, il suo bozzetto, la sua immagine. La piazza del pesce è il luogo in cui l'autore andava a fare la spesa per tutta la famiglia, "rintronato" dalle indicazioni della mamma; la salumeria è il "regno" di Sisina, esperta commerciante e raffigurata nei suoi "tic" più esilaranti, come quando sembrava roteare, insieme a tutto il corpo, con l' affettatrice dei salumi. E tanto altro ancora in questo libretto prezioso e sfizioso, che racchiude una Trani che in tanti vorremmo tornasse. Grazie ad Anonymus per averci fatto questo regalo. Da non perdere una meravigliosa appendice fotografica con personaggi, mestieri e le grandi passioni dell'autore: il mare e le moto, con immagini del Porto e di alcune barche tipiche e modelli storici di veicoli a due ruote in uso negli anni raccontati.