Standing Ovation
Nel ricordo di don Vincenzo Franco a cento anni dalla nascita
STANDING OVATION - Le recensioni di Giovanni Ronco
domenica 4 giugno 2017
Avrebbe compiuto 100 anni proprio lo scorso 1 giugno, don Vincenzo Franco, Vescovo di Otranto e prelato tranese che per anni ha accumulato esperienze, conoscenze e testimonianze di vita vissuta e all'insegna di un messaggio evangelico atipico, ispirato all'umanità anche spiccia, d'un uomo che ha saputo essere personaggio di spicco della Chiesa del Novecento pugliese e tranese, stando per strada, tra la gente, in modo sempre informale.
Ora che non è più tra noi sicuramente ci manca ed è nostro compito, di chi l'ha conosciuto, quello di tenerne vivo il ricordo, il messaggio e l'immagine di uomo forte e proprio per questo capace d'imprimere valori ed insegnamenti pratici, nella personalità di tanta gente con la quale in oltre novanta anni di militanza sul campo è venuto in contatto. Se n'è andato l'anno scorso a 99 anni, dopo un lungo periodo di malattia. Il suo "Giuà" quando mi chiamava, sia di persona che al telefono per scambiare qualche chiacchiera ed essere informato su come andavano le cose della politica, mi resta tutt'oggi impresso, come simbolo di amicizia e capacità di intrattenere rapporti informali e confidenziali con chiunque. S'è parlato di questo personaggio "storico", in sostanza, nell'incontro rievocativo e commemorativo che l'arcidiocesi di Trani gli ha voluto dedicare, invitando, nella sala congressi del polo museale, autorità politiche, ecclesiastiche e giuridiche. Tutti i presenti si sono ritrovati al cospetto d'una sala affollatissima, prova del grande affetto che la città di Trani nutre ancora per questo vescovo, sempre capace di sdrammatizzare con una battuta ma anche, questo forse passa un po' in secondo piano al cospetto della sua esuberanza e della forte personalità, capace di essere guida ed esempio per tanti giovani.
Quel suo "sfottere" i vecchi, "ormai vicini alla morte", quando anche lui ormai era tale (l'ho conosciuto che aveva oltre 70 anni) era un modo, forse inconscio, per dare invece la sua piena considerazione alla nuova generazione, quella cui teneva di più, quella che era ancora "salvabile", con i suoi consigli, i suoi esempi, le storie delle sue esperienze, la sua spiritualità diretta, immediata, disimpegnata dal peso dello scrupolo d'una umanità peccaminosa; lui comprendeva le debolezze dell'umanità con cui entrava in contatto e non condannava mai; sapeva sempre trovare le parole giuste per aiutare a riavviare un cammino, per ritrovare un sorriso, per mandare a quel paese qualche vecchio pedante e noioso. Ci sarà un nuovo don Vincenzo nel panorama ecclesiastico locale?
Ora che non è più tra noi sicuramente ci manca ed è nostro compito, di chi l'ha conosciuto, quello di tenerne vivo il ricordo, il messaggio e l'immagine di uomo forte e proprio per questo capace d'imprimere valori ed insegnamenti pratici, nella personalità di tanta gente con la quale in oltre novanta anni di militanza sul campo è venuto in contatto. Se n'è andato l'anno scorso a 99 anni, dopo un lungo periodo di malattia. Il suo "Giuà" quando mi chiamava, sia di persona che al telefono per scambiare qualche chiacchiera ed essere informato su come andavano le cose della politica, mi resta tutt'oggi impresso, come simbolo di amicizia e capacità di intrattenere rapporti informali e confidenziali con chiunque. S'è parlato di questo personaggio "storico", in sostanza, nell'incontro rievocativo e commemorativo che l'arcidiocesi di Trani gli ha voluto dedicare, invitando, nella sala congressi del polo museale, autorità politiche, ecclesiastiche e giuridiche. Tutti i presenti si sono ritrovati al cospetto d'una sala affollatissima, prova del grande affetto che la città di Trani nutre ancora per questo vescovo, sempre capace di sdrammatizzare con una battuta ma anche, questo forse passa un po' in secondo piano al cospetto della sua esuberanza e della forte personalità, capace di essere guida ed esempio per tanti giovani.
Quel suo "sfottere" i vecchi, "ormai vicini alla morte", quando anche lui ormai era tale (l'ho conosciuto che aveva oltre 70 anni) era un modo, forse inconscio, per dare invece la sua piena considerazione alla nuova generazione, quella cui teneva di più, quella che era ancora "salvabile", con i suoi consigli, i suoi esempi, le storie delle sue esperienze, la sua spiritualità diretta, immediata, disimpegnata dal peso dello scrupolo d'una umanità peccaminosa; lui comprendeva le debolezze dell'umanità con cui entrava in contatto e non condannava mai; sapeva sempre trovare le parole giuste per aiutare a riavviare un cammino, per ritrovare un sorriso, per mandare a quel paese qualche vecchio pedante e noioso. Ci sarà un nuovo don Vincenzo nel panorama ecclesiastico locale?