Standing Ovation
Tanti soldi buttati e il Supercinema tra un po’ crolla
STANDING OVATION – Recensioni ed elzeviri di Giovanni Ronco
domenica 10 settembre 2017
Il Supercinema era uno dei pochi punti di riferimento culturali rimasti a Trani. Il nuovo riadattamento allestito pochi anni prima della chiusura, con poltrone e camerini completamente rifatti e, già di per se, un'acustica perfetta, avrebbero potuto renderlo perfettamente e ancora, più di prima, come prima, fruibile come teatro e luogo di convegni e concerti. Tutto questo se non fosse stato abbandonato in quel modo. Le rassegne cinematografiche d'essai, sfogliando l'album dei ricordi, avevano preso piede alla grande e ben si conciliavano, in un regime di concorrenza costruttiva, a tutto beneficio degli appassionati di cinema e di cultura, con quelle del Cinema Impero.
Bei tempi. C'erano file di spettatori per svariate pellicole, rassegne comprese, non solo per quelli di Zalone. I proiezionisti della famiglia Salvagno avevano, ed hanno tuttora, una Storia da raccontare. Il direttore Tommaso, così come l'indimenticato signor Di Martino, prematuramente scomparso, instancabile nello staccare biglietti, si dettero tanto da fare nella gestione degli ultimi anni, per cercare di dare la miglior offerta possibile al pubblico. Ora, come un relitto sommerso, stile Titanic, me lo immagino, all'interno, coperto da uno spesso e grigio strato di polvere, avvolto da un silenzio spettrale, laddove c'erano le risate del pubblico, il brusio degli intervalli. Le inquietanti e sacrosante denunce degli abitanti del quartiere in cui lo stabile sorge, sulla permanenza del pericoloso amianto non ancora rimosso dal tetto, mettono i brividi per quello che è l'ennesimo pericolo contro la salute della cittadinanza. Perché il vento può portare le pericolose particelle di eternit anche più lontano rispetto al luogo in cui si trovano le lastre d'amianto. Le crepe sul prospetto ed il degrado nella parte retrostante dello stabile sono le immagini emblematiche dell'abbandono e dell'indifferenza.
Sommando i tanti soldi buttati dalle amministrazioni comunali negli ultimi anni, i tanti soldi versati sotto forma di tasse da parte dei cittadini, senza che fossero convertiti in servizi reali, si sarebbe probabilmente raggiunta la somma chiesta dai proprietari per la cessione dello stabile, la bonifica del tetto e la ristrutturazione. L'ultimo sindaco a parlare di rifacimento d'un teatro fu Giuseppe Tarantini, pur con un'ipotesi di difficile realizzazione. Poi l'oblio è sceso definitivamente e fiumi di soldi sono continuati a scorrere in percorsi carsici, lontani da un obiettivo, una "foce" che avrebbe reso alla cittadinanza una prova reale dell'esistenza delle Istituzioni, che avrebbero anche potuto cercare finanziamenti, in tal senso: la fondazione d'un teatro comunale. Ma da anni le istituzioni sono diventate "stipendifci" per avventurieri o perditempo in cerca di sistemazione, o vetrine per vanesi politici in cerca di trampolini per carriera personale. Il teatro comunale, con queste premesse ce lo possiamo scordare. Eppure è lì.
Bei tempi. C'erano file di spettatori per svariate pellicole, rassegne comprese, non solo per quelli di Zalone. I proiezionisti della famiglia Salvagno avevano, ed hanno tuttora, una Storia da raccontare. Il direttore Tommaso, così come l'indimenticato signor Di Martino, prematuramente scomparso, instancabile nello staccare biglietti, si dettero tanto da fare nella gestione degli ultimi anni, per cercare di dare la miglior offerta possibile al pubblico. Ora, come un relitto sommerso, stile Titanic, me lo immagino, all'interno, coperto da uno spesso e grigio strato di polvere, avvolto da un silenzio spettrale, laddove c'erano le risate del pubblico, il brusio degli intervalli. Le inquietanti e sacrosante denunce degli abitanti del quartiere in cui lo stabile sorge, sulla permanenza del pericoloso amianto non ancora rimosso dal tetto, mettono i brividi per quello che è l'ennesimo pericolo contro la salute della cittadinanza. Perché il vento può portare le pericolose particelle di eternit anche più lontano rispetto al luogo in cui si trovano le lastre d'amianto. Le crepe sul prospetto ed il degrado nella parte retrostante dello stabile sono le immagini emblematiche dell'abbandono e dell'indifferenza.
Sommando i tanti soldi buttati dalle amministrazioni comunali negli ultimi anni, i tanti soldi versati sotto forma di tasse da parte dei cittadini, senza che fossero convertiti in servizi reali, si sarebbe probabilmente raggiunta la somma chiesta dai proprietari per la cessione dello stabile, la bonifica del tetto e la ristrutturazione. L'ultimo sindaco a parlare di rifacimento d'un teatro fu Giuseppe Tarantini, pur con un'ipotesi di difficile realizzazione. Poi l'oblio è sceso definitivamente e fiumi di soldi sono continuati a scorrere in percorsi carsici, lontani da un obiettivo, una "foce" che avrebbe reso alla cittadinanza una prova reale dell'esistenza delle Istituzioni, che avrebbero anche potuto cercare finanziamenti, in tal senso: la fondazione d'un teatro comunale. Ma da anni le istituzioni sono diventate "stipendifci" per avventurieri o perditempo in cerca di sistemazione, o vetrine per vanesi politici in cerca di trampolini per carriera personale. Il teatro comunale, con queste premesse ce lo possiamo scordare. Eppure è lì.