Standing Ovation
Viaggio (molto educativo) nella Trani del Settecento
Le recensioni di Giovanni Ronco
domenica 18 dicembre 2016
Un'interessante opera a quattro mani, quella che vi segnaliamo questa settimana. "Trani echi del Settecento" di Nereo Maccon e Saverio Cortellino, pagine 370, Landriscina Editrice Trani, realizzato anche con la collaborazione di Giovanni Bruno, è un testo di grande rigore formale e contenutistico e ricostruisce, con un adeguato ed inedito "focus", la Storia di Trani in un secolo di grande fermento politico e culturale come appunto il Settecento.
Una Trani "potente" e fastosa, "Capitale" della Provincia in Terra di Bari, fino alla tragica caduta del 1 aprile 1799. Gli autori Nereo Maccon (pseudonimo d'un noto docente e studioso tranese) e Saverio Cortellino hanno curato rispettivamente il progetto con l'accurata documentazione e le indagini e analisi storiche, mentre Gianni Bruno si è concentrato sulle ricerche e sugli approfondimenti ecclesiastici. Nel Settecento Trani appare come un lucente mosaico il cui splendore si riflette sul tessuto urbano ed i suoi cittadini che beneficiarono d'una forte tensione alla concretezza, all'amore per la cultura, ad un riformismo illuminato; tutti fattori dettati da una borghesia imprenditoriale rampante, da un clero dinamico e da un popolo motivato e attivo anche nelle professioni più umili. Insomma una cittadinanza che seppe remare in un'unica direzione e che seppe soppiantare una nobiltà parassitaria e passiva, un ceto burocratico ossequioso e servile.
Era una "Trani da bere" ? Non esageriamo. Era una Trani che lavorava in tutti i settori ed ognuno dei cittadini nella sua sfera per essere e consolidarsi come "Un'eccellenza" nel contesto pugliese. In questo vivace substrato s'innestarono istituzioni civili e religiose che seppero guidare la Città in questo rilancio della "partecipazione" contro i privilegi di una "casta" ante litteram, un ceto nobile osteggiato e visto come una "palla di piombo", nel rilancio economico e politico. Dopo la creazione di questo humus, dopo la "semina" da parte di istituzioni competenti e agili nella condotta etica e sociale, ecco giungere i frutti concreti che costituirono le medaglie d'una Trani pronta a essere vista come città potente ed influente nello snodo e nella declinazione d'una Storia che avrebbe illuminato, seppur per poco, la nostra realtà. Pensiamo alla ridefinizione del Porto, tutt'oggi considerato come una delle poche "grandi opere" e durature e funzionali alla vita commerciale e culturale; pensiamo alla grande stagione del Teatro altro "raggio" d'una Storia che anche in questo settore si sarebbe rivelata avara. Avremmo perso malamente anche quello, oltre al titolo di Capitale – capoluogo della Provincia della Terra di Bari.
Il fiorire di centri socio – culturali di spessore come il Capitolo Metropolitano, il seminario e lo stesso Teatro sono segnali d'una comunità che lavorò per il proprio crescente benessere, dimostrandosi, soprattutto attraverso la succitata borghesia, intraprendente e volitiva. Basti pensare alla fiorente attività d'esportazione di cereali verso Napoli, tanto per fare un esempio. Palazzi, opere d'arte, personaggi e monumenti scandiscono nel testo i passaggi, fotografati col rigore di studiosi custodi della nostra Memoria, di una Storia unica nel suo concretizzarsi per una Trani che purtroppo, proprio con la chiusura del secolo in questione, conobbe un epilogo tragico e disastroso, che pur nella sua sanguinosa dimensione, avrebbe ancora una volta portato in grembo, "leopardianamente" parlando, nuove speranze per nuove ere luminose, grazie allo spirito solidale di tanti tranesi di alto spessore morale, che ancora avrebbero caratterizzato la vita della nostra Città, negli anni a seguire.
Una Trani "potente" e fastosa, "Capitale" della Provincia in Terra di Bari, fino alla tragica caduta del 1 aprile 1799. Gli autori Nereo Maccon (pseudonimo d'un noto docente e studioso tranese) e Saverio Cortellino hanno curato rispettivamente il progetto con l'accurata documentazione e le indagini e analisi storiche, mentre Gianni Bruno si è concentrato sulle ricerche e sugli approfondimenti ecclesiastici. Nel Settecento Trani appare come un lucente mosaico il cui splendore si riflette sul tessuto urbano ed i suoi cittadini che beneficiarono d'una forte tensione alla concretezza, all'amore per la cultura, ad un riformismo illuminato; tutti fattori dettati da una borghesia imprenditoriale rampante, da un clero dinamico e da un popolo motivato e attivo anche nelle professioni più umili. Insomma una cittadinanza che seppe remare in un'unica direzione e che seppe soppiantare una nobiltà parassitaria e passiva, un ceto burocratico ossequioso e servile.
Era una "Trani da bere" ? Non esageriamo. Era una Trani che lavorava in tutti i settori ed ognuno dei cittadini nella sua sfera per essere e consolidarsi come "Un'eccellenza" nel contesto pugliese. In questo vivace substrato s'innestarono istituzioni civili e religiose che seppero guidare la Città in questo rilancio della "partecipazione" contro i privilegi di una "casta" ante litteram, un ceto nobile osteggiato e visto come una "palla di piombo", nel rilancio economico e politico. Dopo la creazione di questo humus, dopo la "semina" da parte di istituzioni competenti e agili nella condotta etica e sociale, ecco giungere i frutti concreti che costituirono le medaglie d'una Trani pronta a essere vista come città potente ed influente nello snodo e nella declinazione d'una Storia che avrebbe illuminato, seppur per poco, la nostra realtà. Pensiamo alla ridefinizione del Porto, tutt'oggi considerato come una delle poche "grandi opere" e durature e funzionali alla vita commerciale e culturale; pensiamo alla grande stagione del Teatro altro "raggio" d'una Storia che anche in questo settore si sarebbe rivelata avara. Avremmo perso malamente anche quello, oltre al titolo di Capitale – capoluogo della Provincia della Terra di Bari.
Il fiorire di centri socio – culturali di spessore come il Capitolo Metropolitano, il seminario e lo stesso Teatro sono segnali d'una comunità che lavorò per il proprio crescente benessere, dimostrandosi, soprattutto attraverso la succitata borghesia, intraprendente e volitiva. Basti pensare alla fiorente attività d'esportazione di cereali verso Napoli, tanto per fare un esempio. Palazzi, opere d'arte, personaggi e monumenti scandiscono nel testo i passaggi, fotografati col rigore di studiosi custodi della nostra Memoria, di una Storia unica nel suo concretizzarsi per una Trani che purtroppo, proprio con la chiusura del secolo in questione, conobbe un epilogo tragico e disastroso, che pur nella sua sanguinosa dimensione, avrebbe ancora una volta portato in grembo, "leopardianamente" parlando, nuove speranze per nuove ere luminose, grazie allo spirito solidale di tanti tranesi di alto spessore morale, che ancora avrebbero caratterizzato la vita della nostra Città, negli anni a seguire.