Storie di città
Avaste a scroève accàume veloeime!
Rosa Barca e le nostre storie di città
lunedì 9 marzo 2009
Stop all'utilizzo storpiato del dialetto. Quanti si dilettavano a comporre poesie o a scrivere frasi in "tranese" da oggi dovranno fare i conti con una grammatica inedita del vernacolo. Nei prossimi giorni sarà in commercio il testo pronto a dettare tutte le regole ad un patrimonio dialettale allo sbaraglio. La "Fonologia e morfologia del dialetto" è un'opera a cura di Franco Pagano, prodotta da Nicola Fiore.
Siamo di fronte ad un manoscritto del 1924 dell'illustre poeta dialettale tranese Francesco Ferrara, custodito nella biblioteca comunale di Trani e che Franco Pagano ha trascritto dopo un'accurata ricerca ed un'attenta lettura. Il piacere personale si unisce all'esigenza di regalare alla città un testo che potesse rappresentare la stella polare per tutti quelli che volessero cimentarsi in un'esatta scrittura e lettura del vernacolo. E' un volume specialistico sulla fonologia e la morfologia, con un oculato studio dei fonemi e della forma delle parole. Limitare la scrittura arbitrale del dialetto e offrire un motivo per studiare meglio la lingua italiana sono gli scopi dell'opera, presentata in anteprima nella redazione di Traniweb.
Il cantiere di trascrizione si apre all'incirca un anno fa. Si riportano alla luce le pagine del quaderno di Francesco Ferrara, scritte a mano con correzioni e suggerimenti quasi sbiaditi dal tempo. La nuova edizione apre la strada a nuovi studi sul dialetto locale. "Nato tra i vicoletti e parlato tra la gente e in famiglia, il dialetto riesce a trasmettere tutta la genuinità e la storia del popolo che lo parla" sottolinea Franco Pagano nella prefazione dell'opera. «Ci consente - aggiunge - di esprimere, in forma immediata, emozioni e sentimenti che solo il vivo parlato del dialetto è in grado di fare».
«E' allegria, furore, passione e soprattutto cultura». Così lo definiscono l'assessore, Andrea Lovato, e la direttrice della biblioteca comunale, Lucia Fiore. Francesco Ferrara lo sapeva. Discendente da famiglia benestante, riusciva a coinvolgere tutta la cittadinanza con le sue composizioni in lingua tranese. Fu soprattutto un eccezionale maestro elementare. Riuscì ad attirare l'attenzione dei suoi alunni servendosi del dialetto, mettendo in piedi cori e spettacoli, facendoli esibire nei circoli e nei salotti più esclusivi di Trani. Salvare il patrimonio che Ferrara ci ha lasciato e che rischiava di andare dissipato ed obliterato, è stata un'impresa riuscita a pieni voti. Non possiamo negare il prezioso valore documentale di identità antropologica che l'idioma dialettale conserva.
Bandito dalle scuole e guardato con sospetto, per secoli, dai puristi della lingua, il dialetto è memoria genetica, è diretta filiazione di quel fenomeno perennemente in fieri che è la lingua. E Trani ha il diritto/dovere di ricordarlo.
Siamo di fronte ad un manoscritto del 1924 dell'illustre poeta dialettale tranese Francesco Ferrara, custodito nella biblioteca comunale di Trani e che Franco Pagano ha trascritto dopo un'accurata ricerca ed un'attenta lettura. Il piacere personale si unisce all'esigenza di regalare alla città un testo che potesse rappresentare la stella polare per tutti quelli che volessero cimentarsi in un'esatta scrittura e lettura del vernacolo. E' un volume specialistico sulla fonologia e la morfologia, con un oculato studio dei fonemi e della forma delle parole. Limitare la scrittura arbitrale del dialetto e offrire un motivo per studiare meglio la lingua italiana sono gli scopi dell'opera, presentata in anteprima nella redazione di Traniweb.
Il cantiere di trascrizione si apre all'incirca un anno fa. Si riportano alla luce le pagine del quaderno di Francesco Ferrara, scritte a mano con correzioni e suggerimenti quasi sbiaditi dal tempo. La nuova edizione apre la strada a nuovi studi sul dialetto locale. "Nato tra i vicoletti e parlato tra la gente e in famiglia, il dialetto riesce a trasmettere tutta la genuinità e la storia del popolo che lo parla" sottolinea Franco Pagano nella prefazione dell'opera. «Ci consente - aggiunge - di esprimere, in forma immediata, emozioni e sentimenti che solo il vivo parlato del dialetto è in grado di fare».
«E' allegria, furore, passione e soprattutto cultura». Così lo definiscono l'assessore, Andrea Lovato, e la direttrice della biblioteca comunale, Lucia Fiore. Francesco Ferrara lo sapeva. Discendente da famiglia benestante, riusciva a coinvolgere tutta la cittadinanza con le sue composizioni in lingua tranese. Fu soprattutto un eccezionale maestro elementare. Riuscì ad attirare l'attenzione dei suoi alunni servendosi del dialetto, mettendo in piedi cori e spettacoli, facendoli esibire nei circoli e nei salotti più esclusivi di Trani. Salvare il patrimonio che Ferrara ci ha lasciato e che rischiava di andare dissipato ed obliterato, è stata un'impresa riuscita a pieni voti. Non possiamo negare il prezioso valore documentale di identità antropologica che l'idioma dialettale conserva.
Bandito dalle scuole e guardato con sospetto, per secoli, dai puristi della lingua, il dialetto è memoria genetica, è diretta filiazione di quel fenomeno perennemente in fieri che è la lingua. E Trani ha il diritto/dovere di ricordarlo.