Storie di città
Dal palco del liceo classico di Trani al film di Ozpetek: il fenomeno Nappi
Rosa Barca e le nostre storie di città
mercoledì 17 marzo 2010
Ieri, nel liceo Classico De Sanctis di Trani, muoveva timidamente i suoi primi passi nel mondo della recitazione. Oggi la vediamo protagonista nel nuovo film di Ozpetek. Non c'è che dire: davvero un bel salto di qualità (e di palco) per la giovane attrice tranese Biancarosa Nappi. All'indomani dell'uscita nelle sale italiane di Mine vaganti, Traniweb ha raccolto le impressioni di questa istrionica stellina del firmamento cinematografico.
Chi è Bianca Nappi?
Sono una ragazza molto appassionata del suo lavoro. Vivo a Roma da tanti anni per far questo, per recitare. Finalmente sto iniziando a farlo nel modo in cui volevo. Spero sia solo l'inizio e spero di poter realizzare ancora tanti sogni nella mia vita, sia dal punto di vista professionale che nella sfera del privato.
La tua passione per la recitazione è nata fra i banchi di scuola del liceo di Trani.
A dirti la verità, desideravo fare questo lavoro fin da piccolissima. Al De Sanctis ricordo la mia professoressa d'italiano, l'Epaminonda, che organizzava corsi di teatro e recite. E' lei che mi ha spronato ad intraprendere questa strada. Gli anni del liceo sono stati quelli in cui ho cominciato a nutrire l'amore, vero, per il teatro. Quelle esperienze scolastiche mi hanno poi spinto a lavorare con tante compagnie della zona, della Bat. La chiamate così la nuova provincia, vero?
Qual è stato l'episodio che ha fatto scattare in te la scintilla?
Non saprei dirti se c'è stato un episodio in particolare. Ricordo, però, un piccolo aneddoto. Ero piccolissima, avevo tre o quattro anni, ed a scuola ci fecero vedere "Marcellino pane e vino". Iniziai a pensare che mi sarebbe piaciuto fare l'attrice, interpretare la vita di qualcun altro. Questa passione non mi ha mai abbandonato, anzi si è evoluta soprattutto quando ho cominciato a confrontarmi con la realtà di questo lavoro.
Quando hai calcato per la prima volta il palcoscenico di Trani? In quale occasione?
Credo sia stato agli inizi degli anni Novanta. Collaboravo con una compagnia amatoriale e portavamo in scena degli atti unici di Peppino de Filippo. Eravamo impegnati in varie date serali, ma anche in matinée per le scuole. Conservo ancora il ricordo di una bella serata al teatro Impero.
Quando hai cominciato a lavorare in questo mondo, speravi di far carriera?
Si. Il film di Ozpeteck mi ha dato grande popolarità ma siamo appena all'inizio. Devo fare ancora molta esperienza, ho tanta strada da fare. Guai a pensare di essere arrivata, ammesso che definirsi arrivati abbia un senso. Il successo e la popolarità non sono mai state cose che ho rincorso in maniera particolare. Al contrario, mi rendono indifferente. Ciò che m'interessa è l'idea di poter fare bene il mio lavoro, di fare un percorso artistico a 360 gradi.
Ti abbiamo visto a teatro, al cinema ed in televisione. Qual è il tuo vero grande amore?
A teatro mi sento veramente a casa e spero davvero di poterlo fare sempre. Adesso mi sta capitando anche di fare televisione, ma parliamo di un linguaggio completamente diverso da quello teatrale e cinematografico. Meglio, dunque, teatro e cinema anche se la tv ti consente di arrivare a tantissime persone, aspetto non trascurabile quando si è attori.
Hai recitato in due film di Ozpetek. Un caso?
Ozpetek è una persona molto simpatica, con un grande senso dell'umorismo, molto sensibile. E' una persona con cui è bello confrontarsi, sia sotto il profilo umano che professionale. Sul set osserva, lascia libertà all'interpretazione personale dell'attore, cerca di stemperare le tensioni e di creare un'atmosfera distesa durante le riprese. Con lui si ride, si scherza, si familiarizza molto.
Da quanto tempo manchi da Trani?
Ci torno spesso e volentieri perché lì ho la mia famiglia. Sono molto legata a Trani. L'ultima volta che sono stata in Puglia è stato durante il periodo di Natale. Tornarci a vivere non so. Se ci fossero delle occasioni interessanti certamente le terrei in considerazione.
Parliamo del film.
E' una bella commedia, un prodotto di qualità. Si ride, ma in maniera intelligente. Consiglierei a tutti di vederlo perché vengono affrontate tematiche di grande attualità e per niente scontate. Il cast è di prim'ordine, ci sono tanti attori davvero bravi. Poi, ci sono io.
Nel film si parla dell'accettazione dell'omosessualità. Credi sia un problema solo del sud?
Secondo me in tutta Italia lo si vive allo stesso modo, un po' per la nostra storia e per le nostre radici culturali più conservatrici rispetto ad altri paesi. Ferzen ha scelto di ambientarlo al sud solo perché era rimasto incantato dalla Puglia e dal Salento.
Hai ricevuto complimenti particolari? Quanto contano per te?
Ho ricevuto moltissimi complimenti, ma al di là dei riconoscimenti personali, la cosa più importante è che il film abbia riscosso successo e che il progetto globale abbia funzionato. Sono davvero contenta per questo.
Progetti per il futuro?
Sto per iniziare a girare una fiction proprio in Puglia, a Monopoli. Si tratta di una produzione per Rai Uno che andrà in onda nella prossima stagione. Si chiama "Una musica silenziosa" con Luca Barbareschi e Lucrezia della Rovere. Mi vedrete nei panni di una donna del sud, madre di un bambino piccolo e con una grande passione per la musica.
Chi è Bianca Nappi?
Sono una ragazza molto appassionata del suo lavoro. Vivo a Roma da tanti anni per far questo, per recitare. Finalmente sto iniziando a farlo nel modo in cui volevo. Spero sia solo l'inizio e spero di poter realizzare ancora tanti sogni nella mia vita, sia dal punto di vista professionale che nella sfera del privato.
La tua passione per la recitazione è nata fra i banchi di scuola del liceo di Trani.
A dirti la verità, desideravo fare questo lavoro fin da piccolissima. Al De Sanctis ricordo la mia professoressa d'italiano, l'Epaminonda, che organizzava corsi di teatro e recite. E' lei che mi ha spronato ad intraprendere questa strada. Gli anni del liceo sono stati quelli in cui ho cominciato a nutrire l'amore, vero, per il teatro. Quelle esperienze scolastiche mi hanno poi spinto a lavorare con tante compagnie della zona, della Bat. La chiamate così la nuova provincia, vero?
Qual è stato l'episodio che ha fatto scattare in te la scintilla?
Non saprei dirti se c'è stato un episodio in particolare. Ricordo, però, un piccolo aneddoto. Ero piccolissima, avevo tre o quattro anni, ed a scuola ci fecero vedere "Marcellino pane e vino". Iniziai a pensare che mi sarebbe piaciuto fare l'attrice, interpretare la vita di qualcun altro. Questa passione non mi ha mai abbandonato, anzi si è evoluta soprattutto quando ho cominciato a confrontarmi con la realtà di questo lavoro.
Quando hai calcato per la prima volta il palcoscenico di Trani? In quale occasione?
Credo sia stato agli inizi degli anni Novanta. Collaboravo con una compagnia amatoriale e portavamo in scena degli atti unici di Peppino de Filippo. Eravamo impegnati in varie date serali, ma anche in matinée per le scuole. Conservo ancora il ricordo di una bella serata al teatro Impero.
Quando hai cominciato a lavorare in questo mondo, speravi di far carriera?
Si. Il film di Ozpeteck mi ha dato grande popolarità ma siamo appena all'inizio. Devo fare ancora molta esperienza, ho tanta strada da fare. Guai a pensare di essere arrivata, ammesso che definirsi arrivati abbia un senso. Il successo e la popolarità non sono mai state cose che ho rincorso in maniera particolare. Al contrario, mi rendono indifferente. Ciò che m'interessa è l'idea di poter fare bene il mio lavoro, di fare un percorso artistico a 360 gradi.
Ti abbiamo visto a teatro, al cinema ed in televisione. Qual è il tuo vero grande amore?
A teatro mi sento veramente a casa e spero davvero di poterlo fare sempre. Adesso mi sta capitando anche di fare televisione, ma parliamo di un linguaggio completamente diverso da quello teatrale e cinematografico. Meglio, dunque, teatro e cinema anche se la tv ti consente di arrivare a tantissime persone, aspetto non trascurabile quando si è attori.
Hai recitato in due film di Ozpetek. Un caso?
Ozpetek è una persona molto simpatica, con un grande senso dell'umorismo, molto sensibile. E' una persona con cui è bello confrontarsi, sia sotto il profilo umano che professionale. Sul set osserva, lascia libertà all'interpretazione personale dell'attore, cerca di stemperare le tensioni e di creare un'atmosfera distesa durante le riprese. Con lui si ride, si scherza, si familiarizza molto.
Da quanto tempo manchi da Trani?
Ci torno spesso e volentieri perché lì ho la mia famiglia. Sono molto legata a Trani. L'ultima volta che sono stata in Puglia è stato durante il periodo di Natale. Tornarci a vivere non so. Se ci fossero delle occasioni interessanti certamente le terrei in considerazione.
Parliamo del film.
E' una bella commedia, un prodotto di qualità. Si ride, ma in maniera intelligente. Consiglierei a tutti di vederlo perché vengono affrontate tematiche di grande attualità e per niente scontate. Il cast è di prim'ordine, ci sono tanti attori davvero bravi. Poi, ci sono io.
Nel film si parla dell'accettazione dell'omosessualità. Credi sia un problema solo del sud?
Secondo me in tutta Italia lo si vive allo stesso modo, un po' per la nostra storia e per le nostre radici culturali più conservatrici rispetto ad altri paesi. Ferzen ha scelto di ambientarlo al sud solo perché era rimasto incantato dalla Puglia e dal Salento.
Hai ricevuto complimenti particolari? Quanto contano per te?
Ho ricevuto moltissimi complimenti, ma al di là dei riconoscimenti personali, la cosa più importante è che il film abbia riscosso successo e che il progetto globale abbia funzionato. Sono davvero contenta per questo.
Progetti per il futuro?
Sto per iniziare a girare una fiction proprio in Puglia, a Monopoli. Si tratta di una produzione per Rai Uno che andrà in onda nella prossima stagione. Si chiama "Una musica silenziosa" con Luca Barbareschi e Lucrezia della Rovere. Mi vedrete nei panni di una donna del sud, madre di un bambino piccolo e con una grande passione per la musica.