Storie di città
Dialetto a teatro, successo assicurato. Catacchio docet
Rosa Barca e le nostre storie di città
giovedì 18 febbraio 2010
Arrivano a teatro ad un quarto d'ora dall'inizio dello spettacolo. Poco male se fossero semplici spettatori. In realtà sul palco, ad allietare il pubblico, saliranno proprio loro. Lui è alto e magrolino, un pò schivo con una sciarpa di lana che gli copre per metà il volto. Lei ha lo sguardo frizzante e degli occhiali da vista portati con una cordicella giù per il collo, alla Bertinotti, tanto per intenderci. Lui e lei sono un'affiatatissima coppia di comici. La loro unione è sancita nel sacro vincolo della comicità, rigorosamente d'origine barese. Tiziana Schiavarelli e Dante Marmone (celebri per la sit-com "Catene"), hanno fatto tappa a Trani con la commedia "Bar qui si gode".
Nei camerini dell'Impero – mentre la sala comincia a riempirsi - raccontano le stramberie di cui sono protagonisti nella commedia, tutta sviluppata al tavolino di un bar sfigatissimo della zona popolare di Bari. Pugliesità e comicità a braccetto, con un pizzico di satira che non guasta mai. Problemi animali e problemi dell'animo si siedono e si raccontano in una veste tutta da ridere, con un andirivieni di personalità assurde e continui tuffi nel dialetto barese. «Il nostro obiettivo - dice Tiziana Schiavarelli – è quello di puntare i fari su una realtà, quella del bar, che non è solo sinonimo di Mezzogiorno, ma del mondo intero».
Il bar, ad ogni latitudine, resta sempre un punto di incontro dove è possibile fermarsi e raccontarsi. Un porto franco, buono per una pausa, per scaricare tensioni ed ansie quotidiane, anche quando un cameriere affamato di incassi ti viene a chiedere un euro per un bicchiere d'acqua di rubinetto. Lo raccontano loro dal palco e giurano sia così anche nella vita reale. Al bancone del bar è possibile incontrare personaggi strambi e bizzari, alzi la mano chi non si è mai trovato un tipo strano a portata di tazzina.
Di filosofico ed impegnato nel loro lavoro c'è molto poco. La comicità è di quelle semplici e graffianti, dal sapore nostrano. Il barese ovviamente è una garanzia di successo. Bastano pochi minuti per capirlo. Per gli affermatissimi (e volutamente trash) coniugi Catacchio, il successo in risata è assicurato.
Nei camerini dell'Impero – mentre la sala comincia a riempirsi - raccontano le stramberie di cui sono protagonisti nella commedia, tutta sviluppata al tavolino di un bar sfigatissimo della zona popolare di Bari. Pugliesità e comicità a braccetto, con un pizzico di satira che non guasta mai. Problemi animali e problemi dell'animo si siedono e si raccontano in una veste tutta da ridere, con un andirivieni di personalità assurde e continui tuffi nel dialetto barese. «Il nostro obiettivo - dice Tiziana Schiavarelli – è quello di puntare i fari su una realtà, quella del bar, che non è solo sinonimo di Mezzogiorno, ma del mondo intero».
Il bar, ad ogni latitudine, resta sempre un punto di incontro dove è possibile fermarsi e raccontarsi. Un porto franco, buono per una pausa, per scaricare tensioni ed ansie quotidiane, anche quando un cameriere affamato di incassi ti viene a chiedere un euro per un bicchiere d'acqua di rubinetto. Lo raccontano loro dal palco e giurano sia così anche nella vita reale. Al bancone del bar è possibile incontrare personaggi strambi e bizzari, alzi la mano chi non si è mai trovato un tipo strano a portata di tazzina.
Di filosofico ed impegnato nel loro lavoro c'è molto poco. La comicità è di quelle semplici e graffianti, dal sapore nostrano. Il barese ovviamente è una garanzia di successo. Bastano pochi minuti per capirlo. Per gli affermatissimi (e volutamente trash) coniugi Catacchio, il successo in risata è assicurato.