Storie di città
Il terzo tempo? Pasta al forno e birra!
Rosa Barca e le nostre storie di città
giovedì 26 novembre 2009
Quattro amici al bar e una birra come tonico della salute. E si, perché è labirra il filo conduttore dell'universale gioco del rugby. Nasce così, l'avventura della squadra messa su a Trani, fondata da Tommaso Curci (l'attualepresidente), da Matteo Scaringi (vicepresidente e giocatore), e da DomenicoFabiano e Lorenzo di Ruvo (allenatori degli scatenati Draghi di casa nostra).Il territorio pugliese – come ci spiega il vicepresidente Scaringi conta appenanove squadre, un numero esiguo rispetto alla realtà del nord d'Italia.
Di più,l'Asd Rugby Trani è l'unica squadra della Bat. Una mosca bianca, insomma.Il sogno inizia nel giugno 2007. Dall'idea di costituire una squadra di rugbyalla realtà, il passo è breve. Ai primissimi allenamenti si presentano insessanta, fra curiosi e appassionati. Esercizi in spiaggia, alla Baia delpescatore, per prepararsi al primo vero campionato. Corse, gare di resistenzaed i primi movimenti con un pallone ovale sotto il braccio, fra una lezionetattica ed una sana spulciata alle regole del gioco, sconosciute ai più. Oggile cose stanno diversamente. A distanza di due anni, la squadra tranese vantala considerevole cifra dei 150 tesserati, 22 dei quali pronti, ogni domenica, abuttare il sangue e a divertirsi sui campi del sud Italia.
«Il rugby – spiegaScaringi - è uno sport in cui tutti possono cimentarsi, senza preclusioni ofalsi stereotipi. Il nostro giocatore più anziano ha 42 anni, il più giovanemeno di 17. Non esiste un profilo perfetto del rugbysta. Nella nostra squadraci sono avvocati, geometri, matematici, studenti di ingegneria meccanica epersino laureandi in filosofia».Sebbene si giochi solo per hobby, gli allenamenti, di stampo prevalentementemilitaresco, sono sempre ferquentatissimi. I componenti dell'Asd Rugby Traninon si fermano davanti a nulla, nemmeno davanti alle temperature glaciali dell'inverno. E, sul campo di Capirro, si fa davvero sul serio. «Per giocare a rugby– racconta Scaringi – serve anche la mente, non solo fisico. E se non trovi l'affinità con i tuoi compagni di squadra non vai da nessuna parte, anche se seiun talento. Il rugby è uno sport che esalta lo spirito di gruppo, lacondivisione, il rispetto dell'avversario che va fermato a tutti i costi masenza fargli male. Non è un caso che, nelle carceri, il rugby venga preferitoal calcio. Insegna ad aver rispetto di chi ci sta di fronte: le gare sonoautentiche battaglie, ci si rincorre con agonismo, si fanno placcaggi, siarriva allo scontro fisico ma senza cattiveria. E al fischio finale, ledistanze tra i giocatori delle due squadre si annullano».
E qui Scaringi ciracconta uno dei segreti dell'Asd Rugby Trani. «La partita è fatta di duetempi, ma il più importante è il terzo, giocato negli spogliatoi a suon dibirre, pasta al forno e strette di mano tra chi, dieci minuti prima, se le davadi gusto sul campo. Il terzo tempo è l'immagine più rappresentativa dellospirito amichevole che si nasconde dietro questo sport».
Al termine di ogni partita la società di casa offre da mangiare e da berealla squadra avversaria. Come tradizione, sul campo di Trani, i giocatoriportano teglie di pasta al forno ed altre bontà, accompagnate dalla birra. «Ilnostro terzo tempo – racconta Scaringi - è risultato molto ricco e ghiotto maanche gli altri non sono da meno. In Calabria abbiamo mangiato delle polpetteal sugo buonissime, gigantesche. I nostri piatti restano, però, imbattibili. Senon ci credete, andate a chiederlo al designatore nazionale degli arbitri,Ettore Reale…».Oltre a vincere in campo culinario, i Draghi tranesi sperano quest'anno diottenere dei risultati prestigiosi sul campo. Il campionato non è cominciatobenissimo ma l'entusiasmo non manca. Intanto, gli scatenati rugbysti tranesisono saliti alla ribalta per aver affisso a San Siro, durante Italia-NuovaZelanda, uno striscione pro Cassano che ha fatto il giro di tutte letelevisioni italiane. Originalità e un pizzico di sana follia, a valle di unprogetto interessantissimo, quello di creare a Trani una club house del rugby.La volontà non manca, le idee ci sono, mancano le strutture, ma questo è unproblema che affligge tutti quelli che fanno sport in città. Nessuno però vuolgettare la spugna, figurarsi loro.
Di più,l'Asd Rugby Trani è l'unica squadra della Bat. Una mosca bianca, insomma.Il sogno inizia nel giugno 2007. Dall'idea di costituire una squadra di rugbyalla realtà, il passo è breve. Ai primissimi allenamenti si presentano insessanta, fra curiosi e appassionati. Esercizi in spiaggia, alla Baia delpescatore, per prepararsi al primo vero campionato. Corse, gare di resistenzaed i primi movimenti con un pallone ovale sotto il braccio, fra una lezionetattica ed una sana spulciata alle regole del gioco, sconosciute ai più. Oggile cose stanno diversamente. A distanza di due anni, la squadra tranese vantala considerevole cifra dei 150 tesserati, 22 dei quali pronti, ogni domenica, abuttare il sangue e a divertirsi sui campi del sud Italia.
«Il rugby – spiegaScaringi - è uno sport in cui tutti possono cimentarsi, senza preclusioni ofalsi stereotipi. Il nostro giocatore più anziano ha 42 anni, il più giovanemeno di 17. Non esiste un profilo perfetto del rugbysta. Nella nostra squadraci sono avvocati, geometri, matematici, studenti di ingegneria meccanica epersino laureandi in filosofia».Sebbene si giochi solo per hobby, gli allenamenti, di stampo prevalentementemilitaresco, sono sempre ferquentatissimi. I componenti dell'Asd Rugby Traninon si fermano davanti a nulla, nemmeno davanti alle temperature glaciali dell'inverno. E, sul campo di Capirro, si fa davvero sul serio. «Per giocare a rugby– racconta Scaringi – serve anche la mente, non solo fisico. E se non trovi l'affinità con i tuoi compagni di squadra non vai da nessuna parte, anche se seiun talento. Il rugby è uno sport che esalta lo spirito di gruppo, lacondivisione, il rispetto dell'avversario che va fermato a tutti i costi masenza fargli male. Non è un caso che, nelle carceri, il rugby venga preferitoal calcio. Insegna ad aver rispetto di chi ci sta di fronte: le gare sonoautentiche battaglie, ci si rincorre con agonismo, si fanno placcaggi, siarriva allo scontro fisico ma senza cattiveria. E al fischio finale, ledistanze tra i giocatori delle due squadre si annullano».
E qui Scaringi ciracconta uno dei segreti dell'Asd Rugby Trani. «La partita è fatta di duetempi, ma il più importante è il terzo, giocato negli spogliatoi a suon dibirre, pasta al forno e strette di mano tra chi, dieci minuti prima, se le davadi gusto sul campo. Il terzo tempo è l'immagine più rappresentativa dellospirito amichevole che si nasconde dietro questo sport».
Al termine di ogni partita la società di casa offre da mangiare e da berealla squadra avversaria. Come tradizione, sul campo di Trani, i giocatoriportano teglie di pasta al forno ed altre bontà, accompagnate dalla birra. «Ilnostro terzo tempo – racconta Scaringi - è risultato molto ricco e ghiotto maanche gli altri non sono da meno. In Calabria abbiamo mangiato delle polpetteal sugo buonissime, gigantesche. I nostri piatti restano, però, imbattibili. Senon ci credete, andate a chiederlo al designatore nazionale degli arbitri,Ettore Reale…».Oltre a vincere in campo culinario, i Draghi tranesi sperano quest'anno diottenere dei risultati prestigiosi sul campo. Il campionato non è cominciatobenissimo ma l'entusiasmo non manca. Intanto, gli scatenati rugbysti tranesisono saliti alla ribalta per aver affisso a San Siro, durante Italia-NuovaZelanda, uno striscione pro Cassano che ha fatto il giro di tutte letelevisioni italiane. Originalità e un pizzico di sana follia, a valle di unprogetto interessantissimo, quello di creare a Trani una club house del rugby.La volontà non manca, le idee ci sono, mancano le strutture, ma questo è unproblema che affligge tutti quelli che fanno sport in città. Nessuno però vuolgettare la spugna, figurarsi loro.