Storie di città
La nostalgia corre sulle frequenze di Trani Radio Uno
Rosa Barca e le nostre storie di città
mercoledì 15 settembre 2010
Anno di grazia 1976. Le note di Burt Bacharach inaugurano la prima puntata de Il mattiniere. Una sigla frizzante accompagna così il risveglio delle famiglie dall'interno della sala di registrazione di Trani Radio Uno. L'emittente radiofonica nasce dall'idea di quattro ragazzi che aprono la stagione delle prime radio libere a Trani, una storia proseguita poi da Radio Trani International, Radio canale 5 (l'attuale Radio canale 93 stereo) e Radio Bombo.
Pasquale Laurora, Franco Cuna, Gaetano Casamassima, Giuseppe di Marzio sono i pionieri di questa avventura che abbraccia orgogliosamente e con successo numerosi ragazzi, giovani speaker e tecnici che oggi ricordano col sorriso sulle labbra i tempi d'oro (siamo alla fine degli anni settanta), anni trascorsi con le cuffie, un disco tra le mani e dietro a un mixer a cantare la libertà delle radio.
«La radio è libertà» dice Giacomo Caio, uno degli speaker di allora. «Ce la tenevamo stretta perché ci faceva sentire liberi. Lasciava agli ascoltatori la possibilità di immaginare quale volto misterioso si nascondesse dietro una voce rauca che intratteneva le loro giornata. Sono stato il primo a trasmettere in radio I Cantautori, una trasmissione originale del palinsesto di Trani Radio Uno, dedicata ai grandi cantautori italiani. Citavo De André e Guccini. I dischi me li portavo da casa».
Antonio Pappalettera invece era entrato in radio giovanissimo come tecnico di bassa frequenza: «La squadra era composta da giovanissimi teenagers che la mattina successiva arrivavano in ritardo al suono della campanella della scuola perché chiudevamo alle due di notte la diretta del Notturno, tra quiz, chiacchiere e risate».
Nella prima sede di via San Gervasio, al civico 71, la passione per la musica prende vita, diventa una dedica alla bella vicina di casa, diventa profumo di cabaret in vernacolo tranese col seguitissimo Folchettiere con Vincenzo Scandamarro e Piero Caputo. «Ricordo ancora – dice Caio - quando montammo l'antenna sul palazzo. Era alta ventidue metri. Dietro lei si nascondeva il nostro ambizioso progetto di arrivare con la nostra radio il più lontano possibile». Sulle ceneri di Trani Radio Uno oggi, però, sorge una macelleria.
L'avventura radiofonica si conclude nel 1981 quando già molte cose sono cambiate, quando quei ragazzini si riscoprono uomini, quando i soldi (che non ci sono) diventano una necessità per tenere in piedi una radio. Quegli anni però sopravvivono oggi nel ricordo, magari in una foto ingiallita che spunta dal cassetto di una scrivania di un professionista. Quegli anni non smettono mai di venir meno all'appello di una memoria che tante volte cede alla tentazione di rivivere quelle emozioni giovanili.
Un iPhone tra le mani lascia partire per noi il ritornello tanto familiare di Bacharach. Un battito di ciglia e la nostalgia si fa canaglia. Inevitabilmente.
Pasquale Laurora, Franco Cuna, Gaetano Casamassima, Giuseppe di Marzio sono i pionieri di questa avventura che abbraccia orgogliosamente e con successo numerosi ragazzi, giovani speaker e tecnici che oggi ricordano col sorriso sulle labbra i tempi d'oro (siamo alla fine degli anni settanta), anni trascorsi con le cuffie, un disco tra le mani e dietro a un mixer a cantare la libertà delle radio.
«La radio è libertà» dice Giacomo Caio, uno degli speaker di allora. «Ce la tenevamo stretta perché ci faceva sentire liberi. Lasciava agli ascoltatori la possibilità di immaginare quale volto misterioso si nascondesse dietro una voce rauca che intratteneva le loro giornata. Sono stato il primo a trasmettere in radio I Cantautori, una trasmissione originale del palinsesto di Trani Radio Uno, dedicata ai grandi cantautori italiani. Citavo De André e Guccini. I dischi me li portavo da casa».
Antonio Pappalettera invece era entrato in radio giovanissimo come tecnico di bassa frequenza: «La squadra era composta da giovanissimi teenagers che la mattina successiva arrivavano in ritardo al suono della campanella della scuola perché chiudevamo alle due di notte la diretta del Notturno, tra quiz, chiacchiere e risate».
Nella prima sede di via San Gervasio, al civico 71, la passione per la musica prende vita, diventa una dedica alla bella vicina di casa, diventa profumo di cabaret in vernacolo tranese col seguitissimo Folchettiere con Vincenzo Scandamarro e Piero Caputo. «Ricordo ancora – dice Caio - quando montammo l'antenna sul palazzo. Era alta ventidue metri. Dietro lei si nascondeva il nostro ambizioso progetto di arrivare con la nostra radio il più lontano possibile». Sulle ceneri di Trani Radio Uno oggi, però, sorge una macelleria.
L'avventura radiofonica si conclude nel 1981 quando già molte cose sono cambiate, quando quei ragazzini si riscoprono uomini, quando i soldi (che non ci sono) diventano una necessità per tenere in piedi una radio. Quegli anni però sopravvivono oggi nel ricordo, magari in una foto ingiallita che spunta dal cassetto di una scrivania di un professionista. Quegli anni non smettono mai di venir meno all'appello di una memoria che tante volte cede alla tentazione di rivivere quelle emozioni giovanili.
Un iPhone tra le mani lascia partire per noi il ritornello tanto familiare di Bacharach. Un battito di ciglia e la nostalgia si fa canaglia. Inevitabilmente.