Storie di città
Paola e un sogno coronato lontano da Trani
Emigrare per diventare qualcuno
mercoledì 9 gennaio 2013
20.22
E' stato pubblicato dalla casa editrice Lietocolle di Roma, un libro di poesie di una giovane tranese, Paola de Benedictis. Non è facile riuscire, di questi tempi, a farsi pubblicare un libro, soprattutto di poesie, soprattutto a Roma, dove Paola vive da 15 anni. Questo risultato è soprattutto frutto di merito, passione e ostinazione poiché la giovane, come molti altri coetanei, è dovuta andar via da Trani per poter inseguire i suoi sogni e le sue aspirazioni.
E uno di questi sogni, con la pubblicazione del libro, si è avverato. Il volume in questione si chiama "Le mappe di Walcott", poesie profonde sconsigliate agli indifferenti ed ai poveri di spirito. Paola de Benedictis ha 35 anni. Giornalista, blogger, performer e poetessa. Dopo la laurea in comunicazione, gli studi di filosofia e il master in scrittura cinematrografica, comincia a collaborare con il sindacato dei giornalisti cinematografici a Roma, la rivista del cinematografo e Filmmaker's magazine. Nel 2005 entra in Rai a Report e si innamora del Medio Oriente. Studia la lingua araba, partecipa ad un corso di giornalismo per inviati di guerra della fondazione Cutuli e va a vedere con i suoi occhi il Libano e Israele. Ha pubblicato per Lietocolle, Perrone, Vitale e Pesa Nervi. Attualmente lavora all'informazione di Radio1 Rai dove si occupa di economia e stragismo e scrive per Focus Mediterranèè di Indipendent News.
Il suo libro gode già di ottime recensioni. Lello Voce, noto poeta, scrittore e giornalista italiano le ha rivolto bellissime parole: «Le poesie di Paola de Benedictis – dice testualmente - sono scritte in punta di sprezzatura, ritmate sulle scansioni pari di un pendolo prosodico che pare alludere all'ineluttabile scorrere del tempo (di quello musicale e di quello biologico), esse sezionano con crudeltà ogni sensazione, smascherandone il suo essere l'innesco di sentimenti in cui spesso l'anima (ciò che secondo Ernesto Sabato sta in mezzo, ad unire anima e corpo) non è all'altezza delle utopie che i corpi, con la loro chimica, i loro odori, le loro tattilità, producono con naturalità direi biologica. Il risultato è un versificare attento, che a volte diventa una vera mitragliatrice di schiaffi al comune senso dell'amore, e di conseguenza a quello che definirei il comune senso del dolore. E dunque, infine, accede allo spazio decisivo che è sempre al di là di generi e sottogeneri».
E uno di questi sogni, con la pubblicazione del libro, si è avverato. Il volume in questione si chiama "Le mappe di Walcott", poesie profonde sconsigliate agli indifferenti ed ai poveri di spirito. Paola de Benedictis ha 35 anni. Giornalista, blogger, performer e poetessa. Dopo la laurea in comunicazione, gli studi di filosofia e il master in scrittura cinematrografica, comincia a collaborare con il sindacato dei giornalisti cinematografici a Roma, la rivista del cinematografo e Filmmaker's magazine. Nel 2005 entra in Rai a Report e si innamora del Medio Oriente. Studia la lingua araba, partecipa ad un corso di giornalismo per inviati di guerra della fondazione Cutuli e va a vedere con i suoi occhi il Libano e Israele. Ha pubblicato per Lietocolle, Perrone, Vitale e Pesa Nervi. Attualmente lavora all'informazione di Radio1 Rai dove si occupa di economia e stragismo e scrive per Focus Mediterranèè di Indipendent News.
Il suo libro gode già di ottime recensioni. Lello Voce, noto poeta, scrittore e giornalista italiano le ha rivolto bellissime parole: «Le poesie di Paola de Benedictis – dice testualmente - sono scritte in punta di sprezzatura, ritmate sulle scansioni pari di un pendolo prosodico che pare alludere all'ineluttabile scorrere del tempo (di quello musicale e di quello biologico), esse sezionano con crudeltà ogni sensazione, smascherandone il suo essere l'innesco di sentimenti in cui spesso l'anima (ciò che secondo Ernesto Sabato sta in mezzo, ad unire anima e corpo) non è all'altezza delle utopie che i corpi, con la loro chimica, i loro odori, le loro tattilità, producono con naturalità direi biologica. Il risultato è un versificare attento, che a volte diventa una vera mitragliatrice di schiaffi al comune senso dell'amore, e di conseguenza a quello che definirei il comune senso del dolore. E dunque, infine, accede allo spazio decisivo che è sempre al di là di generi e sottogeneri».