Storie di città
Racconti di corpi venduti e schiavitù. La fortuna di essere Sarah
Rosa Barca e le nostre storie di città
giovedì 2 aprile 2009
E vissero felici e contenti. Le fiabe finiscono, più o meno, sempre così. Un lieto fine con un cliché che si ripete: cavalieri contro dragoni, fate e castelli, principesse e streghe. Ma questa fiaba che stiamo per raccontare non la trovi in libreria, in qualche edizione tascabile. Nessun affare low cost. E´ una storia che costa cara perché è una storia vera. E´ la storia di Sarah, raccontata a Traniweb non senza dolore.
Sarah (nome di fantasia) oggi ha 32 anni. Arriva sei anni fa in Italia, incinta. Quarta di una famiglia di otto figli, lascia la povertà della Nigeria per tentare, in Europa ed in Italia, la fortuna come parrucchiera. Raggirata da false illusioni, ha inizio per Sarah un viaggio faticoso, spinta dal desiderio del riscatto sociale, inconsapevole del destino scritto per lei: sarebbe divenuta una nuova pedina nella filiera della prostituzione. Ma lei non lo sa. Parte da Benin nel 2002 per arrivare a Niger, in autobus, e poi in Algeria a bordo di un fuoristrada traboccante di corpi. Poi il viaggio per mare fino al Marocco, un viaggio di tre mesi in condizioni pessime. Senza acqua e senza cibo, bevendo pipì. Ma, con la speranza, si sopravvive. "Mi hanno anticipato i soldi del viaggio. In Italia, poi, avrei pagato il debito" dice con negli occhi ben impressa l´immagine delle sue compagne di viaggio minacciate e violentate e il ricordo di barche mai arrivate a destinazione. Su cinque partite dall'Africa, tre vengono risucchiate dal mare.
In Marocco Sarah scopre di essere incinta. In Italia darà alla luce Hope, Speranza, una bambina dal nome pesante, simbolo della gioia, della svolta. Il soggiorno in Marocco dura due lunghi mesi in una casa affittata per lei e per gli altri immigrati clandestini. Le finestre sono vere e proprie sbarre, la casa si rivela una terribile prigione. Si parte per la Spagna dove sosta nel centro rifugiati di Vitoria e poi di Las Palmas. Un giorno vengono a prenderla, destinazione l'Italia. Arriva in aereo a Roma con documenti falsi. La fortuna vuole che ad aspettarla in aeroporto vi sia la cugina che Sarah aveva precedentemente contattato. E´ lei che la salva dalle tante bugie che, fino a quel momento, le avevano raccontato. Sarah non avrebbe mai maneggiato spazzole e phon, sarebbe finita sulla strada. Come tutte. La bugia era sempre la stessa. E sua cugina la conosceva bene sulla sua pelle.Sarah fa perdere le sue tracce e scappa. Un senegalese la accompagna in macchina fino a Napoli, poi, più giù, fino a Bari. E´ quasi al settimo mese. Viene ricoverata per due settimane in ospedale. La cugina la convince a farsi aiutare. Dopo vari tentennamenti la risposta è sì. Sarah, stremata, incontra l´Oasi 2 che la supporta e la sostiene. Denuncia la sua storia, riceve il permesso di soggiorno e si trasferisce in una comunità dell´Oasi 2 ad Adelfia per dieci mesi. "L´Oasi 2 mi ha aiutata a ricominciare una vita tranquilla e normale" dice felice Sarah.
Le minacce, costanti, al telefono e le minacce, subdole, alla sua famiglia in Nigeria non l´hanno fermata. Oggi collabora come interprete per l´Oasi, aiutando donne svilite, vendute alla prostituzione. Dal 2004 diventa un´importante punto di riferimento per tante ragazze immigrate sfruttate e schiavizzate. Sarah oggi sorride. Vice felice con il marito, nigeriano anche lui, e la piccola Hope, in una casa tutta sua.
Sarah può dirsi fortunata. Ma la sua storia è la storia di tante altre donne. Lei è riuscita a fuggire da tutto questo. Purtroppo c`è chi non ce la fa, chi cade nella trappola e fa della strada il suo presente e, talvolta, anche il suo domani.
L´Italia proietta ogni giorno lo stesso film. Si registra quotidianamente un triste spettacolo di donne immigrate, marionette della prostituzione, che lasciano alle spalle la propria terra ed i propri affetti, portando in trasferta un mondo di sogni. Sogni lasciati in tasca, chiusi forte con la cerniera, per paura di lasciarli addormentare in un ennesimo letto sconosciuto. Ma queste sono storie di corpi in un mercato feroce e violento. Lì sono svendute. Purtroppo.
Sarah (nome di fantasia) oggi ha 32 anni. Arriva sei anni fa in Italia, incinta. Quarta di una famiglia di otto figli, lascia la povertà della Nigeria per tentare, in Europa ed in Italia, la fortuna come parrucchiera. Raggirata da false illusioni, ha inizio per Sarah un viaggio faticoso, spinta dal desiderio del riscatto sociale, inconsapevole del destino scritto per lei: sarebbe divenuta una nuova pedina nella filiera della prostituzione. Ma lei non lo sa. Parte da Benin nel 2002 per arrivare a Niger, in autobus, e poi in Algeria a bordo di un fuoristrada traboccante di corpi. Poi il viaggio per mare fino al Marocco, un viaggio di tre mesi in condizioni pessime. Senza acqua e senza cibo, bevendo pipì. Ma, con la speranza, si sopravvive. "Mi hanno anticipato i soldi del viaggio. In Italia, poi, avrei pagato il debito" dice con negli occhi ben impressa l´immagine delle sue compagne di viaggio minacciate e violentate e il ricordo di barche mai arrivate a destinazione. Su cinque partite dall'Africa, tre vengono risucchiate dal mare.
In Marocco Sarah scopre di essere incinta. In Italia darà alla luce Hope, Speranza, una bambina dal nome pesante, simbolo della gioia, della svolta. Il soggiorno in Marocco dura due lunghi mesi in una casa affittata per lei e per gli altri immigrati clandestini. Le finestre sono vere e proprie sbarre, la casa si rivela una terribile prigione. Si parte per la Spagna dove sosta nel centro rifugiati di Vitoria e poi di Las Palmas. Un giorno vengono a prenderla, destinazione l'Italia. Arriva in aereo a Roma con documenti falsi. La fortuna vuole che ad aspettarla in aeroporto vi sia la cugina che Sarah aveva precedentemente contattato. E´ lei che la salva dalle tante bugie che, fino a quel momento, le avevano raccontato. Sarah non avrebbe mai maneggiato spazzole e phon, sarebbe finita sulla strada. Come tutte. La bugia era sempre la stessa. E sua cugina la conosceva bene sulla sua pelle.Sarah fa perdere le sue tracce e scappa. Un senegalese la accompagna in macchina fino a Napoli, poi, più giù, fino a Bari. E´ quasi al settimo mese. Viene ricoverata per due settimane in ospedale. La cugina la convince a farsi aiutare. Dopo vari tentennamenti la risposta è sì. Sarah, stremata, incontra l´Oasi 2 che la supporta e la sostiene. Denuncia la sua storia, riceve il permesso di soggiorno e si trasferisce in una comunità dell´Oasi 2 ad Adelfia per dieci mesi. "L´Oasi 2 mi ha aiutata a ricominciare una vita tranquilla e normale" dice felice Sarah.
Le minacce, costanti, al telefono e le minacce, subdole, alla sua famiglia in Nigeria non l´hanno fermata. Oggi collabora come interprete per l´Oasi, aiutando donne svilite, vendute alla prostituzione. Dal 2004 diventa un´importante punto di riferimento per tante ragazze immigrate sfruttate e schiavizzate. Sarah oggi sorride. Vice felice con il marito, nigeriano anche lui, e la piccola Hope, in una casa tutta sua.
Sarah può dirsi fortunata. Ma la sua storia è la storia di tante altre donne. Lei è riuscita a fuggire da tutto questo. Purtroppo c`è chi non ce la fa, chi cade nella trappola e fa della strada il suo presente e, talvolta, anche il suo domani.
L´Italia proietta ogni giorno lo stesso film. Si registra quotidianamente un triste spettacolo di donne immigrate, marionette della prostituzione, che lasciano alle spalle la propria terra ed i propri affetti, portando in trasferta un mondo di sogni. Sogni lasciati in tasca, chiusi forte con la cerniera, per paura di lasciarli addormentare in un ennesimo letto sconosciuto. Ma queste sono storie di corpi in un mercato feroce e violento. Lì sono svendute. Purtroppo.