Storie di città
Un campione di favole a Trani. E tutto nacque da una guerra
Rosa Barca e le nostre storie di città
sabato 1 maggio 2010
Tempo da favola. Non stiamo parlando di una giornata di primavera in cui il sole fa prepotentemente capolino. Parliamo di un tempo che inizia con un «C'era una volta», di uno spazio di vita sempreverde nella memoria di noi ex bambini. C'è chi non ha mai smesso di crederci e chi invece ne è diventato un leader favoloso. Era un giorno di venti anni fa quando, per caso, Stefano Bordiglioni, maestro di scuola elementare a Forlì, scrive una favola. Lo fa per pigrizia, mentre qua e là le racconta ai suoi bambini in classe. Dite che si sarebbe mai aspettato di finire nella top ten degli autori più letti della letteratura per l'infanzia? Eppure è così.
Traniweb lo ha incontrato nell'incantata cornice della libreria Miranfù che lo ospita per il secondo anno di fila nell'ambito del progetto Chi legge va a galoppo, dedicato ai bambini. Il suo successo inizia paradossalmente con una guerra. E' la Guerra alla grande melanzana che darà la svolta alla sua carriera: da allora ha pubblicato un'ottantina di libri per Einaudi ragazzi ed Einaudi scuola tra cui – giusto per citarne alcuni - I fantasmi del castello, Il mostro mangiatutto e Uno, due, tre e quattro. Poi, si sa, da cosa nasce cosa.
Scrive sceneggiature. Per due anni ha firmato quella di un programma per Raitre (Zona franka), è autore di una sigla che passa tutte le domeniche mattina durante la trasmissione E' domenica papà e scrive anche un programma sull'educazione stradale (Farò strada). «E' molto importante – dice - che i ragazzi incontrino gli autori dei libri che leggono. Fino alla maggiore età ho creduto che per essere un bravo scrittore fosse necessario essere morti. Vi sembrerà un'assurdita ma è vero: pensavo fosse una tappa obbligatoria per avere successo. Poi col tempo ho capito che non era così. Gianni Rodari, per fortuna, era vivo!».
Sorride Bordiglioni. Attirare l'attenzione dei ragazzi non è una cosa facile. Talvolta appare un'impresa ardua, ma lui con le rime ci sa fare. E bene. «Porto la chitarra, alterno canzoni al racconto delle storie e alla lettura di filastrocche. La lettura così si fa gioco, è dinamica e partecipata e non viene mai meno alla sua funzione educativa». Sulla carta stampata nascono i pensieri. Test scientifici dimostrano che il cervello davanti alla televisione si siede. La televisione, cioè, gli fornisce tutto: immagini, parole, commenti musicali, per cui, chi la guarda, non ha nulla da immaginare. Il cervello si mette comodo. «Chi legge deve creare tutto con la fantasia. La lettura rappresenta il momento di massimo lavoro per il cervello. Leggere consente di incrementare il proprio patrimonio di vocaboli e i pensieri sono fatti di parole. E'un circolo vizioso: più parole hai, più pensieri riesci a costruire e più ne costruisci più ne vai a cercare».
I ragazzi leggono volentieri se hanno a disposizione i libri giusti. Spesso, però, capita che siano gli adulti (tra genitori e insegnanti) a non sapere che libri mettere nelle loro mani. «Credo che i bambini delle scuole elementari leggano molto. Ovviamente col tempo cambiano gli interessi. Non c'è nessuno che non legge. I forti lettori non smettono mai». Bordiglioni ne parla con lo sguardo fermo, con voce rassicurante. Chissà che questa non sia solo una bella favola.
Traniweb lo ha incontrato nell'incantata cornice della libreria Miranfù che lo ospita per il secondo anno di fila nell'ambito del progetto Chi legge va a galoppo, dedicato ai bambini. Il suo successo inizia paradossalmente con una guerra. E' la Guerra alla grande melanzana che darà la svolta alla sua carriera: da allora ha pubblicato un'ottantina di libri per Einaudi ragazzi ed Einaudi scuola tra cui – giusto per citarne alcuni - I fantasmi del castello, Il mostro mangiatutto e Uno, due, tre e quattro. Poi, si sa, da cosa nasce cosa.
Scrive sceneggiature. Per due anni ha firmato quella di un programma per Raitre (Zona franka), è autore di una sigla che passa tutte le domeniche mattina durante la trasmissione E' domenica papà e scrive anche un programma sull'educazione stradale (Farò strada). «E' molto importante – dice - che i ragazzi incontrino gli autori dei libri che leggono. Fino alla maggiore età ho creduto che per essere un bravo scrittore fosse necessario essere morti. Vi sembrerà un'assurdita ma è vero: pensavo fosse una tappa obbligatoria per avere successo. Poi col tempo ho capito che non era così. Gianni Rodari, per fortuna, era vivo!».
Sorride Bordiglioni. Attirare l'attenzione dei ragazzi non è una cosa facile. Talvolta appare un'impresa ardua, ma lui con le rime ci sa fare. E bene. «Porto la chitarra, alterno canzoni al racconto delle storie e alla lettura di filastrocche. La lettura così si fa gioco, è dinamica e partecipata e non viene mai meno alla sua funzione educativa». Sulla carta stampata nascono i pensieri. Test scientifici dimostrano che il cervello davanti alla televisione si siede. La televisione, cioè, gli fornisce tutto: immagini, parole, commenti musicali, per cui, chi la guarda, non ha nulla da immaginare. Il cervello si mette comodo. «Chi legge deve creare tutto con la fantasia. La lettura rappresenta il momento di massimo lavoro per il cervello. Leggere consente di incrementare il proprio patrimonio di vocaboli e i pensieri sono fatti di parole. E'un circolo vizioso: più parole hai, più pensieri riesci a costruire e più ne costruisci più ne vai a cercare».
I ragazzi leggono volentieri se hanno a disposizione i libri giusti. Spesso, però, capita che siano gli adulti (tra genitori e insegnanti) a non sapere che libri mettere nelle loro mani. «Credo che i bambini delle scuole elementari leggano molto. Ovviamente col tempo cambiano gli interessi. Non c'è nessuno che non legge. I forti lettori non smettono mai». Bordiglioni ne parla con lo sguardo fermo, con voce rassicurante. Chissà che questa non sia solo una bella favola.