Storie di città
Xiao Yan e Santa Geffa: educare al valore comune
Rosa Barca e le nostre storie di città
mercoledì 10 giugno 2009
E' tempo di rondini ma si sente già profumo d'estate. Siamo a pochi chilometri dalla città quando davanti a noi si apre un cancello rainbow. Dietro quelle aste di ferro arrugginite e colorate si vive e si racconta una favola educativa chiamata Santa Geffa. Il "c'era una volta" lo scrive, dieci anni fa, l'associazione "Xiao Yan rondine che ride". Lo fa con le mani dell'impegno e della passione di molti giovani volontari animati dal desiderio di tornare a far rivivere un'area verde trascurata, di permetterle di tornare a trasmettere il suo fascino. Quando arriviamo ci guardiamo attorno con aria disorientata. Ci facciamo completamente abbracciare dall'incanto e dal mistero di un sito archeologico di grande importanza storica, strategica nell'ambito della storia locale, sconosciuta alle mappe dei più. "Santa Geffa è un luogo di esperienza umana, è lo strumento attraverso il quale puntiamo ad un obiettivo ambizioso: educare al valore comune": così la descrive Daniele Cilento, presidente dell'associazione. «In una società in cui il soggettivismo è la prima regola e l'individualismo è lo scopo accentratore di tutte le attenzioni del mondo, pensiamo che vada riscoperto il rispetto del bene comune e delle cose, in modo condivisibile, per tutti». Questa è la scommessa che pulsa nel cantiere.
L'iniziativa permette ai giovani di impegnarsi concretamente nelle varie attività, dal lavoro in stalla alla rivalutazione turistica del sito, dall'organizzazione e gestione di campi estivi all'attuazione di progetti di animazione per strada. I più grandi diventano d'esempio per i più piccoli che, crescendo, si rendono conto di come sia stimolante impegnarsi nella costruzione di qualcosa di più bello, di cui loro stessi, domani, saranno protagonisti. «Vedere, di questi tempi, ragazzi che tagliano la legna, pensano o decidono, è qualcosa di impressionante. Quello che abbiamo costruito e che stiamo costruendo è, forse, l'esperienza più bella che un educatore possa vivere. Noi educatori siamo solo dei provocatori, siamo quelle persone che permettono a qualcosa di svilupparsi. Siamo contenti di quanto fatto, ma non siamo ancora giunti al traguardo. C'è ancora molto da fare.»
Il parco vuole essere un luogo dove poter coniugare un intervento di recupero tra ragazzi con problemi sociali e ragazzi che vogliono vivere nuove esperienze a contatto con la natura,con gli animali e con la terra. Il parco vuole essere un luogo in cui le famiglie possano incontrarsi e recarsi nel tempo libero,un luogo in cui gli animali, in questa logica di costruzione e di educazione al bene comune, possono essere strumenti importanti, capaci di far recuperare il senso del contatto con un mondo che sembra non appartenerci più.
«Oggi Santa Geffa non è una realtà sconosciuta, ma vorrei che alla bella considerazione di cui gode questo posto si affiancassero interventi concreti. Ci troviamo tutti i giorni a fare i conti – dice il presidente - con problemi, apparentemente di poco conto, ma che creano grossi disagi». Saltano subito all'occhio problemi come la strada dissestata e la mancanza di corrente elettrica. Perdersi d'animo? Giammai. «Forse tutto sta a sapere quali parole pronunciare, quali gesti compiere ed in quale ordine e ritmo, oppure basta lo sguardo, il cenno, la risposta di qualcuno,basta che qualcuno faccia qualcosa per il solo piacere di farlo, e perché il suo piacere diventi piacere altrui: in quel momento tutti gli spazi cambiano...». Cosi diceva Calvino nelle pagine de "Le città invisibili", pagine alle quali si ispira il viaggio profetico della Xiao Yan.
«Abbiamo raccontato tante storie in questi dieci anni e ci piacerebbe continuare a farlo. A volte la disattenzione per i nostri problemi ci scoraggia, ma non mancano tante dimostrazioni d'affetto e di solidarietà. Vogliamo raccontare la gioia di quanti vengono qui ed alimentarla, vogliamo assicurare una storia che continui,che non si rifugia nelle comodità, ma che è all'instancabile ricerca del valore delle cose».Un proverbio brasiliano dice che sono migliori le lacrime di una sconfitta che la vergogna di non aver lottato. E la Xiao Yan lotta per la sua missione. Sperimentare la trasformazione di un luogo degradato in un luogo di socializzazione è una sfida ardua. Ma non è impossibile.
L'iniziativa permette ai giovani di impegnarsi concretamente nelle varie attività, dal lavoro in stalla alla rivalutazione turistica del sito, dall'organizzazione e gestione di campi estivi all'attuazione di progetti di animazione per strada. I più grandi diventano d'esempio per i più piccoli che, crescendo, si rendono conto di come sia stimolante impegnarsi nella costruzione di qualcosa di più bello, di cui loro stessi, domani, saranno protagonisti. «Vedere, di questi tempi, ragazzi che tagliano la legna, pensano o decidono, è qualcosa di impressionante. Quello che abbiamo costruito e che stiamo costruendo è, forse, l'esperienza più bella che un educatore possa vivere. Noi educatori siamo solo dei provocatori, siamo quelle persone che permettono a qualcosa di svilupparsi. Siamo contenti di quanto fatto, ma non siamo ancora giunti al traguardo. C'è ancora molto da fare.»
Il parco vuole essere un luogo dove poter coniugare un intervento di recupero tra ragazzi con problemi sociali e ragazzi che vogliono vivere nuove esperienze a contatto con la natura,con gli animali e con la terra. Il parco vuole essere un luogo in cui le famiglie possano incontrarsi e recarsi nel tempo libero,un luogo in cui gli animali, in questa logica di costruzione e di educazione al bene comune, possono essere strumenti importanti, capaci di far recuperare il senso del contatto con un mondo che sembra non appartenerci più.
«Oggi Santa Geffa non è una realtà sconosciuta, ma vorrei che alla bella considerazione di cui gode questo posto si affiancassero interventi concreti. Ci troviamo tutti i giorni a fare i conti – dice il presidente - con problemi, apparentemente di poco conto, ma che creano grossi disagi». Saltano subito all'occhio problemi come la strada dissestata e la mancanza di corrente elettrica. Perdersi d'animo? Giammai. «Forse tutto sta a sapere quali parole pronunciare, quali gesti compiere ed in quale ordine e ritmo, oppure basta lo sguardo, il cenno, la risposta di qualcuno,basta che qualcuno faccia qualcosa per il solo piacere di farlo, e perché il suo piacere diventi piacere altrui: in quel momento tutti gli spazi cambiano...». Cosi diceva Calvino nelle pagine de "Le città invisibili", pagine alle quali si ispira il viaggio profetico della Xiao Yan.
«Abbiamo raccontato tante storie in questi dieci anni e ci piacerebbe continuare a farlo. A volte la disattenzione per i nostri problemi ci scoraggia, ma non mancano tante dimostrazioni d'affetto e di solidarietà. Vogliamo raccontare la gioia di quanti vengono qui ed alimentarla, vogliamo assicurare una storia che continui,che non si rifugia nelle comodità, ma che è all'instancabile ricerca del valore delle cose».Un proverbio brasiliano dice che sono migliori le lacrime di una sconfitta che la vergogna di non aver lottato. E la Xiao Yan lotta per la sua missione. Sperimentare la trasformazione di un luogo degradato in un luogo di socializzazione è una sfida ardua. Ma non è impossibile.