Un caffè con...
Un Caffè con Franco Caffarella
Le interviste del direttore di traniweb
sabato 1 novembre 2008
La gente crede sempre meno nella politica ed i politici si stanno affannando per recuperare una credibilità perduta. Poi spuntano fuori storie come quelle delle commissioni bluff e degli incarichi parentali nelle aziende. Di nuovo presi con la mano nella marmellata?
Sulla storia delle commissioni si è alzato un polverone evitabile. Nel passato, quando ai consiglieri era riconosciuta un'indennità mensile fissa, i censori dell'ultim'ora non erano stati così bravi e solerti nel richiamare, all'ottemperanza del ruolo, gli altri colleghi. Che le commissioni si riuniscano con una certa frequenza lo ritengo comunque un fatto positivo: i consiglieri sono più rintracciabili all'interno della casa comunale, i cittadini possono avere un contatto più diretto ed avere risposte immediate alle loro istanze. Qualcuno ha esagerato nelle convocazioni ed è innegabile che il regolamento del consiglio comunale vada modificato, più di quanto non si sia fatto finora. Dico questo soprattutto per dare maggiore spessore al ruolo dei consiglieri. Sulle nomine ad Amet ed Amiu, non voglio entrare nel merito delle professionalità o censurare il comportamento di alcuno. Credo, però, sarebbe stato più corretto evitare a priori indicazioni equivoche di persone direttamente riconducibili a nuclei familiari dei consiglieri. E' una mia personale posizione. L'amministrazione ha inteso fare diversamente, ne prendo atto.
Dal centrosinistra al centrodestra: come spiega un cambiamento così radicale nella vita politica di Franco Caffarella?
Non è stato un passaggio semplice, al contrario sofferto, oggetto di discussione anche in famiglia e con gli amici. E' stata una scelta sofferta ma della quale non sono pentito. Il mio ruolo all'interno del centrosinistra, da assessore prima e da consigliere d'opposizione poi, non è mai stato fazioso, è sempre stato incentrato sull'ascolto e sulla propositività. Questo compito, non facile, non ha mai trovato la gratificazione degli organi politici del mio vecchio partito, la Margherita. In tanti anni di militanza, seria e partecipata, non ho mai ricevuto nessuna nota di particolare plauso per il mio operato. Ho avuto, in più d'un occasione, la sensazione di essere sopportato a fatica dal partito e di essere tenuto in considerazione solo perché avevo un consenso personale importante. Questo atteggiamento ostile mi ha molto ferito. Al termine della scorsa consiliatura e durante l'interregno commissariale, le riflessioni erano tali e tante da giustificare, già allora, il mio passaggio nel centrodestra. Prima delle elezioni, ci furono dei contatti con l'attuale sindaco, così come valutai con attenzione la proposta di qualche politico che mi voleva candidato sindaco di una corrente centrista. Alla fine scelsi di candidarmi e rimettermi in discussione con la Margherita per spirito di attaccamento alla maglia, come si dice in gergo sportivo. Purtroppo, anche dopo le elezioni, ho continuato a patire preclusioni di tipo personale più che politico. Non c'era più spazio per il sottoscritto, né nel partito di allora e né nei futuri scenari del centrosinistra.
La rottura maturò definitivamente con la sua nomina a vicepresidente del Consiglio.
Mi hanno sbattuto fuori dal centrosinistra per il semplice fatto che un consiglio comunale, liberamente, mi aveva eletto vicepresidente del consiglio. In quella seduta mi ero battutto, con un intervento, per reclamare un ruolo di visibilità per le minoranze. Si cercò il pretesto per allontanarmi. Non a caso, a distanza di otto mesi, le stesse persone che contestarono quella nomina, oggi si stanno ricredendo sull'opportunità di occupare il ruolo che, il sottoscritto, responsabilmente, ha lasciato dopo essere passato in maggioranza.
Insomma: più che un passaggio dettato da condivisione verso le politiche del centrodestra, è stata una fuga dal centrosinistra.
Il nocciolo della questione è quello di una prospettiva politica che nel centrosinistra, per ragioni personali e oggettive, non era possibile più ipotizzare. L'unione della Margherita con i Ds stava avvenendo per percentuali e quote, senza rispettare i singoli valori dei partiti nelle realtà locali. Ho deciso di cambiare, confidando di poter trovare nuovi stimoli nel PDL, un soggetto politico nuovo, nel quale sento di potermi identificare, senza rinnegare il mio passato, in sintonia con quella matrice culturale popolare che, a livello europeo, è espressa dal Partito Popolare Europeo.
Come fa a dare il sostegno a chi, in passato, era dall'altra parte della barricata, con idee anche opposte alle sue?
Quando si svolge il ruolo di opposizione con correttezza, è normale che si abbiano vedute differenti. Non ho mai fatto sconti all'amministrazione Tarantini, non l'ho fatto in passato e credo di aver mantenuto anche oggi uno spirito critico, basta leggersi gli interventi in consiglio comunale per rendersene conto. A Trani ci sono tantissime cose da fare e l'amministrazione ha necessità di essere supportata da consiglieri propositivi. In quest'ottica ritengo di poter dare un grande contributo, nonostante su alcune cose si possano avere delle divergenze di vedute.
E' entrato nel PDL ma si è ritrovato in mezzo a due blocchi ancora distinti. Da un lato Forza Italia e dall'altro Alleanza Nazionale. Non si è schierato, di conseguenza è rimasto isolato.
Se avessi voluto, avrei potuto indossare la maglia di svariati partiti. Non l'ho fatto perché non lo ritenevo giusto. Non era mia intenzione strizzare l'occhio né a Forza Italia e né ad Alleanza Nazionale, cavalcare l'onda dell'uno o dell'altro. Sono un esponente di una parte di società che ha constatato gli ultimi risultati negativi della sinistra e che, adesso, vuole confrontarsi con le politiche moderate del centrodestra. Aspetto la nascita a tutti gli effetti del PDL per trovare, in quel momento, una collocazione precisa nel partito.
Adesso però sta vivendo un'oggettiva difficoltà. Con chi si riunisce? Con chi si confronta?
Ho un buon rapporto con entrambi i partiti e con tutti i consiglieri di maggioranza. Oggi questa difficoltà nel far gruppo c'è, ma è ascrivibile al contesto cittadino ed al momento storico che si sta vivendo, in attesa di una definizione del nuovo soggetto politico. In questi mesi, però, ho intensificato i rapporti in ambiti più ampi di quello locale, in particolare con l'Onorevole Marcello Vernola, con cui ho sempre dialogato proficuamente. Quando era Presidente della Provincia, Trani ha potuto beneficiare di importanti opportunità, frutto anche del feeling personale che mi legava a lui. Quel feeling non si è mai interrotto e ci permette, oggi, di condividere, fianco a fianco, un'esperienza politica nuova ed importante.
Ad una riunione di maggioranza Lei era assente perché si erano dimenticati di avvisarla.
Sì, è successo, ma la causa va attribuita ad una disattenzione dell'apparato burocratico comunale preposto alle convocazioni dei consiglieri, non ai partiti di maggioranza. Non ho alcuna intenzione di condannare alcuno per quanto è accaduto. Conoscendo vizi e virtù degli uffici comunali, non me la sono presa più di tanto. E' andata così, ma mi preme sottolineare ehe si è trattato di un caso isolato.
Di recente il sindaco le ha conferito una delega per la rete delle città slow, circuito in cui Trani è entrata quando Lei era assessore al turismo.
Desidero ringraziare il sindaco per aver pensato a me per questo ruolo. Negli ultimi mesi c'era stata eccessiva lentezza nel seguire le vicende della rete slow, in particolare da parte di chi avrebbe dovuto occuparsene per delega. Era giusto tornare a far sentire la nostra presenza in un circuito che ha ottenuto dei risultati importanti sotto l'aspetto della promozione territoriale. Negli ultimi anni, Trani ha dimostrato di meritarsi la presenza nella rete delle città del buon vivere, in virtù di alcune scelte politiche rivolte al sensibile miglioramento della qualità della vita, come il recupero della costa, la realizzazione di una pista ciclabile, il progetto di bike-sharing con la Provincia. Il salone del gusto di Torino è stata un'ottima occasione per riavviare determinati meccanismi. Il sindaco, conferendomi la delega, ha dimostrato di voler riprendere un cammino strategico di valorizzazione turistica e di promozione della cultura dell'accoglienza e dell'ospitalità. Prendo atto con gioia di questa indicazione e mi adopererò per sviluppare un progetto che possa vedere, di nuovo, Trani protagonista della rete slow.
Che bilancio possiamo tracciare della trasferta piemontese?
Il salone del gusto di Torino è il massimo evento enogastronomico italiano ed è seguito da una platea internazionale di addetti ai lavori. Trani ha fatto una bella figura grazie anche alla condivisione del progetto da parte di alcuni imprenditori locali che, pur di esserci, si sono sobbarcati tutte le spese di organizzazione. Scelta ampiamente ripagata dal fatto che, nello stand della Regione Puglia, si è inteso focalizzare l'attenzione sulle tre città pugliesi della rete slow, ossia Orsara di Puglia, Trani e Cisternino. Per la nostra città e per il nostro vino Moscato è stata una vetrina eccezionale.
Nello stand è stato proiettato il video della città di Trani realizzato alcuni anni fa da Luciano Zitoli e non quello più recente, pagato fior di quattrini, con protagonista Davide Santorsola. Il vecchio mood ha maggior appeal?
Com'è noto, non condivisi affatto l'investimento finanziario voluto dall'assessore D'Ambrosio. Sono convinto che a Trani ci siano persone qualificate e capaci con cui si potevano intraprendere discorsi più che validi sulle strategie di comunicazione dell'amministrazione e senza spendere tutto quel denaro. Detto questo, la scelta di portare a Torino il video di Zitoli è stata quasi spontanea. Ho voluto premiare quel filmato, patrocinato dall'amministrazione in passato, perché in quel video si evidenziava il legame, forte, che lega la città alla musica di uno straordinario e conosciutissimo artista, figlio di questa terra. Astor Piazzolla rappresenta un'altra grande risorsa su cui l'amministrazione e l'assessorato al turismo dovrebbero investire maggiormente. In occasione di una edizione del premio Turenum, la moglie di Piazzolla manifestò la volontà di realizzare a Trani un museo dedicato al marito, progetto rimasto sempre sulla carta e che non sarebbe affatto male rispolverare.
Da ex assessore al turismo, come giudica l'operato di D'Ambrosio?
Non ho ancora avuto la possibilità di confrontarmi sulle scelte operate. A mio avviso bisogna puntare sulla valorizzazione dei talenti locali, fare in modo che ci sia quella che a me piace definire "la chiamata alle arti". Una delle mie ultime iniziative in qualità di assessore, fu quella di chiamare a raccolta le associazioni e di chiedere di sviluppare progetti che potessero essere supportati dall'amministrazione in ottica turistitca. Da quell'intuizione nacquero manifestazioni come i Dialoghi di Trani, la rassegna teatrale Trani di Scena, il Tranifilmfestival, esempi di una capacità di ascolto e di disponibilità al confronto con il territorio da parte di chi governa.
Le risorse utilizzate quest'anno potevano essere utilizzate meglio?
Decisamente sì. Nel mio ultimo anno da assessore ebbi, per tutto l'anno, meno risorse risorse rispetto al budget che ha avuto D'Ambrosio per questa estate. Non c'è bisogno di fare altri commenti.
La "zampina in tour" la possiamo annoverare fra le chiamate alle arti?
Alcune volte ci si lascia prendere la mano cavalcando i suggerimenti di qualche cattivo consigliere. E' giusto prestare attenzione alle rivendicazioni della periferia nord, ma c'è modo e modo per organizzare eventi che non siano episodici e che registrino il gradimento dei cittadini che vivono in quella zona. Probabilmente delle serate di musica partenopea sarebbero state meglio accette di una sagra abbastanza estemporanea.
Piazza Dalla Chiesa. In passato, lei aveva chiesto di pensarci bene prima di fare un mercato e di ascoltare le istanze degli abitanti del quartiere. L'amministrazione è andata avanti.
A piazza Dalla Chiesa sono molto legato. Da ragazzo ci giocavo a pallone con i miei amici, organizzando tornei simili a quelli della canicola attuale. Il progetto ultimo dell'ufficio tecnico è diverso dal primo, per il quale sollevai più d'un dubbio. I box previsti non coprono più tutta la superficie della piazza, verrà garantito uno spazio di socializzazione, ci saranno le panchine, gli alberi saranno sostituiti e non eliminati, il chiosco continuerà ad esistere. Sul destino di piazza Dalla Chiesa pendeva una delibera di consiglio comunale di tre anni fa che la indicava come sede del mercato rionale. Aver deciso di destinarla a sede del mercato giornaliero, e non solo del pesce, dando la possibilità a chi vuole, di operare nella legalità ed in una struttura igienicamente a norma, mi consente di affermare che il gioco, probabilmente, vale la candela.
E la vicinanza con la scuola?
La mia protesta l'ho fatta in passato. Da politico, da genitore, da residente. Non ho sentito però altre proteste, in particolare da parte di chi, forse, avrebbe dovuto avere il polso della situazione a livello scolastico: parlo della dirigenza, della rappresentanza dei genitori nel Consiglio d'Istituto. Evidentemente questi problemi non erano condivisi dalla scuola o, forse, la riflessione avviata all'interno dell'Istituto può aver portato ad una condivisione di questa nuova impostazione della piazza. Mi preme sottolineare un'altra questione però.
Prego.
La necessità di un più ampio spazio di socializzazione in quel quartiere sarà garantito con il nuovo Pug che prevede la realizzazione di una nuova piazza sul terreno, adesso abbandonato, recintato e pieno di spazzatura, all'intersezione tra via Anseramo e via Marchese. L'ufficio tecnico ha già redatto un progetto di massima, prevedendo la realizzazione di un monumento dedicato agli invalidi sul lavoro come richiesto dalle associazioni del terzo settore.
Refezione scolastica. Anche lei rientra nella categoria dei perplessi per i ritardi sulla partenza del bando?
Il tema è delicato. Eviterei di parlare dei problemi del passato perché ci sono state delle vicende sfociate su livelli ben più gravi della semplice vis polemica. Non riesco a comprendere il motivo del ritardo. Non credo si possa imputare alcunché all'amministrazione ed alla giunta che aveva dato, per tempo, l'input al provvedimento. Fu dato incarico a qualcuno di predisporre tutti gli adempimenti. Qualcosa non ha funzionato. Ben venga, dunque, l'iniziativa del consigliere Gagliardi di costituire una commissione d'indagine sulla vicenda. Non andiamo in caccia di colpevoli, ma credo sia giusto comprendere i motivi che hanno portato a creare una situazione inaspettata. Se questo ritardo può essere motivo di miglioramento, tanto meglio.
Ha letto il bando? Fra i requisiti di base, mancano i cibi biologici nel menù.
Non ho avuto modo di approfondirlo. Se è vero che mancano, ritengo sia un elemento che non deponga favorevolmente. Per quanto mi riguarda, avevo invitato l'amministrazione a tener conto del fatto che, nelle nostre mense cittadine, è presente il maggior numero di studenti di etnie diverse della Provincia di Bari dopo il capoluogo ed Altamura. Conoscere le loro usanze e riconoscere le loro feste, anche a tavola, sarebbe una dimostrazione di grande apertura ed integrazione.
Nel 1999, da assessore, fu lei a sbloccare il cantiere della tribuna ed a far riprendere i lavori. Nove anni son passati e la tribuna deve essere ancora completata.
Rivendico il merito di aver fatto inserire nel programma dell'amministrazione Avantario la ripresa dei lavori della tribuna e di essermi prodigato per l'ottenimento di quel finanziamento che altri, nel passato, non erano riusciti ad ottenere. Il politico deve dare delle linee guida, poi sta ai tecnici calibrare i progetti in base ai fondi a disposizione. La nostra volontà era quella di riprendere i lavori per concludere l'opera definitivamente. Quella somma, invece, si rivelò insufficiente. Le amministrazione successive hanno deciso di optare per altre priorità, lasciando il mondo come stava. Aggiungo anche che non c'è stata più, sulla vicenda, l'attenzione morbosa della prima squadra di calcio cittadina che, agli esordi, tartassava il sottoscritto forte anche dei risultati sul campo. La tribuna va quanto prima ultimata ed inaugurata, così come è necessario accelerare l'iter per l'affidamento in gestione del Comunale. Nel 2000 si decise di dare lo stadio ad una società ed a certe condizioni. Mi sembra paradossale creare, oggi, tutti questi problemi e rallentamenti.
I mali dello sport cittadino non si fermano certo alla tribuna ed al Comunale. Il Bovio è in condizioni disastrose.
Il Bovio è una struttura che ha bisogno di interventi radicali, possibili solo accedendo ai fondi destinati all'impiantistica sportiva del Coni ed ai mutui agevolati. Sarà mio compito stimolare l'assessore ad ottenere un finanziamento, cercando magari di trovare una soluzione definitiva con la realizzazione di un campo in sintetico. Quest'anno però dobbiamo impegnarci per la risoluzione del problema dei servizi minimi che mettono a disagio le tante società che giocano in quell'impianto, in particolare le ragazze del calcio femminile. Non è possibile che si debbano vergognare di ospitare in quella struttura le squadre avversarie.
Le lamentele non giungono solo dal calcio, ma da tutti gli sport. Troppe le società o troppo fermo il Comune?
Nel 2002 non riuscii a rimettere in piedi la consulta dello sport. Lo ritenevo un organismo utile per la mediazione fra Comune e società. Non è facile fare l'assessore allo sport quando ci sono tantissime società che ti tirano la giacca da una parte e dall'altra. Facendo l'esempio del calcio, non è possibile che tutte decidano di giocare al Comunale, così come è giusto che a tutte venga consentito di fare attività nel miglior modo possibile. Lo stesso discorso vale per gli sport al coperto. In questo caso, la soluzione ideale sarebbe la possibilità di fruire delle palestre scolastiche per un numero maggiore di ore, di concerto con i dirigenti e con delle convenzioni.
Lei si è occupato anche della Darsena. Ha visto il bilancio di Amet? Alla voce Darsena porta un – 93mila, un terzo del passivo dell'azienda. Sta diventando una struttura parassitaria?
La Darsena è stata una grande intuizione della Prima Repubblica, ha vissuto stagioni esaltanti nel deserto di altre città, ma ha pagato, in prima persona, le contraddizioni politiche degli ultimi due anni, ossia il continuo rimpallo di competenze e responsabilità fra Comune ed Amet. Nel frattempo la struttura è rimasta sempre quella, non sono aumentati i pontili e né la qualità del servizio ai diportisti. Adesso, per fortuna, Amet ha messo in campo delle iniziative tecnologiche tese al miglioramento del servizio, ma fino a pochi mesi fa tutto era fermo. A mio avviso, l'amministrazione dovrebbe tornare a farsi carico della questione Darsena con un controllo più diretto. Prima c'era un assessorato ad hoc, tenuto ad occuparsi dei problemi ed a prodigarsi per la risoluzione, di concerto con altri settori dell'amministrazione.
Lo Stato riconosce la Bat ed eroga i fondi per le sedi della nuova provincia. Le Ferrovie invece ci tolgono le fermate per la Capitale, come fossimo un hinterland qualsiasi.
Tutta questa levata di scudi per una fermata di un treno mi è sembrata esagerata. Nessuno si è mai scandalizzato per i collegamenti che non esistono, ad esempio quelli con Napoli e con Calabria e Sicilia, realtà con cui la Puglia, per vicinanza, dovrebbe poter interagire meglio sotto il profilo infrastrutturale. Gli Eurostar per Roma non fermeranno più a Barletta, ma sono stati garantiti dei treni regionali, sempre da Barletta, che permetteranno senza problemi di raggiungere Foggia per prendere la coincidenza per la Capitale.
Sì, ma è mortificante.
Non è vero. Eppoi le stazioni del nostro comprensorio continuano ad avere delle fermate, diversificate per città, di tutto rilievo con collegamenti a lunga percorrenza su scala nazionale. Credo comunque che il collegamento diretto con Roma si possa recuperare. Non oggi ma, magari, nella prossima primavera quando tutta la Provincia diventerà ufficialmente centro di interesse economico e politico del territorio. Mi ha stupito – e concludo - tutta questa difesa verso Barletta con parate e note di Onorevoli a gettito continuo. Mi piacerebbe sapere se si sarebbe fatta la stesa cosa anche a Trani. Ne dubito. In passato una delle dimostrazioni di maggior disattenzione dei nostri rappresentanti istituzionali in Parlamento verso la città si è consumata con il posto di Polizia Ferroviaria in stazione. La Polfer aveva fatto una mappatura del territiorio ed aveva dato l'assenso all'apertura di altre due postazioni, a Trani e Metaponto. Nessuno dei nostri Parlamentari di quel tempo si spese per una sponsorizzazione, nonostante le nostre pressioni. E perdemmo anche questa opportunità.
Sulla storia delle commissioni si è alzato un polverone evitabile. Nel passato, quando ai consiglieri era riconosciuta un'indennità mensile fissa, i censori dell'ultim'ora non erano stati così bravi e solerti nel richiamare, all'ottemperanza del ruolo, gli altri colleghi. Che le commissioni si riuniscano con una certa frequenza lo ritengo comunque un fatto positivo: i consiglieri sono più rintracciabili all'interno della casa comunale, i cittadini possono avere un contatto più diretto ed avere risposte immediate alle loro istanze. Qualcuno ha esagerato nelle convocazioni ed è innegabile che il regolamento del consiglio comunale vada modificato, più di quanto non si sia fatto finora. Dico questo soprattutto per dare maggiore spessore al ruolo dei consiglieri. Sulle nomine ad Amet ed Amiu, non voglio entrare nel merito delle professionalità o censurare il comportamento di alcuno. Credo, però, sarebbe stato più corretto evitare a priori indicazioni equivoche di persone direttamente riconducibili a nuclei familiari dei consiglieri. E' una mia personale posizione. L'amministrazione ha inteso fare diversamente, ne prendo atto.
Dal centrosinistra al centrodestra: come spiega un cambiamento così radicale nella vita politica di Franco Caffarella?
Non è stato un passaggio semplice, al contrario sofferto, oggetto di discussione anche in famiglia e con gli amici. E' stata una scelta sofferta ma della quale non sono pentito. Il mio ruolo all'interno del centrosinistra, da assessore prima e da consigliere d'opposizione poi, non è mai stato fazioso, è sempre stato incentrato sull'ascolto e sulla propositività. Questo compito, non facile, non ha mai trovato la gratificazione degli organi politici del mio vecchio partito, la Margherita. In tanti anni di militanza, seria e partecipata, non ho mai ricevuto nessuna nota di particolare plauso per il mio operato. Ho avuto, in più d'un occasione, la sensazione di essere sopportato a fatica dal partito e di essere tenuto in considerazione solo perché avevo un consenso personale importante. Questo atteggiamento ostile mi ha molto ferito. Al termine della scorsa consiliatura e durante l'interregno commissariale, le riflessioni erano tali e tante da giustificare, già allora, il mio passaggio nel centrodestra. Prima delle elezioni, ci furono dei contatti con l'attuale sindaco, così come valutai con attenzione la proposta di qualche politico che mi voleva candidato sindaco di una corrente centrista. Alla fine scelsi di candidarmi e rimettermi in discussione con la Margherita per spirito di attaccamento alla maglia, come si dice in gergo sportivo. Purtroppo, anche dopo le elezioni, ho continuato a patire preclusioni di tipo personale più che politico. Non c'era più spazio per il sottoscritto, né nel partito di allora e né nei futuri scenari del centrosinistra.
La rottura maturò definitivamente con la sua nomina a vicepresidente del Consiglio.
Mi hanno sbattuto fuori dal centrosinistra per il semplice fatto che un consiglio comunale, liberamente, mi aveva eletto vicepresidente del consiglio. In quella seduta mi ero battutto, con un intervento, per reclamare un ruolo di visibilità per le minoranze. Si cercò il pretesto per allontanarmi. Non a caso, a distanza di otto mesi, le stesse persone che contestarono quella nomina, oggi si stanno ricredendo sull'opportunità di occupare il ruolo che, il sottoscritto, responsabilmente, ha lasciato dopo essere passato in maggioranza.
Insomma: più che un passaggio dettato da condivisione verso le politiche del centrodestra, è stata una fuga dal centrosinistra.
Il nocciolo della questione è quello di una prospettiva politica che nel centrosinistra, per ragioni personali e oggettive, non era possibile più ipotizzare. L'unione della Margherita con i Ds stava avvenendo per percentuali e quote, senza rispettare i singoli valori dei partiti nelle realtà locali. Ho deciso di cambiare, confidando di poter trovare nuovi stimoli nel PDL, un soggetto politico nuovo, nel quale sento di potermi identificare, senza rinnegare il mio passato, in sintonia con quella matrice culturale popolare che, a livello europeo, è espressa dal Partito Popolare Europeo.
Come fa a dare il sostegno a chi, in passato, era dall'altra parte della barricata, con idee anche opposte alle sue?
Quando si svolge il ruolo di opposizione con correttezza, è normale che si abbiano vedute differenti. Non ho mai fatto sconti all'amministrazione Tarantini, non l'ho fatto in passato e credo di aver mantenuto anche oggi uno spirito critico, basta leggersi gli interventi in consiglio comunale per rendersene conto. A Trani ci sono tantissime cose da fare e l'amministrazione ha necessità di essere supportata da consiglieri propositivi. In quest'ottica ritengo di poter dare un grande contributo, nonostante su alcune cose si possano avere delle divergenze di vedute.
E' entrato nel PDL ma si è ritrovato in mezzo a due blocchi ancora distinti. Da un lato Forza Italia e dall'altro Alleanza Nazionale. Non si è schierato, di conseguenza è rimasto isolato.
Se avessi voluto, avrei potuto indossare la maglia di svariati partiti. Non l'ho fatto perché non lo ritenevo giusto. Non era mia intenzione strizzare l'occhio né a Forza Italia e né ad Alleanza Nazionale, cavalcare l'onda dell'uno o dell'altro. Sono un esponente di una parte di società che ha constatato gli ultimi risultati negativi della sinistra e che, adesso, vuole confrontarsi con le politiche moderate del centrodestra. Aspetto la nascita a tutti gli effetti del PDL per trovare, in quel momento, una collocazione precisa nel partito.
Adesso però sta vivendo un'oggettiva difficoltà. Con chi si riunisce? Con chi si confronta?
Ho un buon rapporto con entrambi i partiti e con tutti i consiglieri di maggioranza. Oggi questa difficoltà nel far gruppo c'è, ma è ascrivibile al contesto cittadino ed al momento storico che si sta vivendo, in attesa di una definizione del nuovo soggetto politico. In questi mesi, però, ho intensificato i rapporti in ambiti più ampi di quello locale, in particolare con l'Onorevole Marcello Vernola, con cui ho sempre dialogato proficuamente. Quando era Presidente della Provincia, Trani ha potuto beneficiare di importanti opportunità, frutto anche del feeling personale che mi legava a lui. Quel feeling non si è mai interrotto e ci permette, oggi, di condividere, fianco a fianco, un'esperienza politica nuova ed importante.
Ad una riunione di maggioranza Lei era assente perché si erano dimenticati di avvisarla.
Sì, è successo, ma la causa va attribuita ad una disattenzione dell'apparato burocratico comunale preposto alle convocazioni dei consiglieri, non ai partiti di maggioranza. Non ho alcuna intenzione di condannare alcuno per quanto è accaduto. Conoscendo vizi e virtù degli uffici comunali, non me la sono presa più di tanto. E' andata così, ma mi preme sottolineare ehe si è trattato di un caso isolato.
Di recente il sindaco le ha conferito una delega per la rete delle città slow, circuito in cui Trani è entrata quando Lei era assessore al turismo.
Desidero ringraziare il sindaco per aver pensato a me per questo ruolo. Negli ultimi mesi c'era stata eccessiva lentezza nel seguire le vicende della rete slow, in particolare da parte di chi avrebbe dovuto occuparsene per delega. Era giusto tornare a far sentire la nostra presenza in un circuito che ha ottenuto dei risultati importanti sotto l'aspetto della promozione territoriale. Negli ultimi anni, Trani ha dimostrato di meritarsi la presenza nella rete delle città del buon vivere, in virtù di alcune scelte politiche rivolte al sensibile miglioramento della qualità della vita, come il recupero della costa, la realizzazione di una pista ciclabile, il progetto di bike-sharing con la Provincia. Il salone del gusto di Torino è stata un'ottima occasione per riavviare determinati meccanismi. Il sindaco, conferendomi la delega, ha dimostrato di voler riprendere un cammino strategico di valorizzazione turistica e di promozione della cultura dell'accoglienza e dell'ospitalità. Prendo atto con gioia di questa indicazione e mi adopererò per sviluppare un progetto che possa vedere, di nuovo, Trani protagonista della rete slow.
Che bilancio possiamo tracciare della trasferta piemontese?
Il salone del gusto di Torino è il massimo evento enogastronomico italiano ed è seguito da una platea internazionale di addetti ai lavori. Trani ha fatto una bella figura grazie anche alla condivisione del progetto da parte di alcuni imprenditori locali che, pur di esserci, si sono sobbarcati tutte le spese di organizzazione. Scelta ampiamente ripagata dal fatto che, nello stand della Regione Puglia, si è inteso focalizzare l'attenzione sulle tre città pugliesi della rete slow, ossia Orsara di Puglia, Trani e Cisternino. Per la nostra città e per il nostro vino Moscato è stata una vetrina eccezionale.
Nello stand è stato proiettato il video della città di Trani realizzato alcuni anni fa da Luciano Zitoli e non quello più recente, pagato fior di quattrini, con protagonista Davide Santorsola. Il vecchio mood ha maggior appeal?
Com'è noto, non condivisi affatto l'investimento finanziario voluto dall'assessore D'Ambrosio. Sono convinto che a Trani ci siano persone qualificate e capaci con cui si potevano intraprendere discorsi più che validi sulle strategie di comunicazione dell'amministrazione e senza spendere tutto quel denaro. Detto questo, la scelta di portare a Torino il video di Zitoli è stata quasi spontanea. Ho voluto premiare quel filmato, patrocinato dall'amministrazione in passato, perché in quel video si evidenziava il legame, forte, che lega la città alla musica di uno straordinario e conosciutissimo artista, figlio di questa terra. Astor Piazzolla rappresenta un'altra grande risorsa su cui l'amministrazione e l'assessorato al turismo dovrebbero investire maggiormente. In occasione di una edizione del premio Turenum, la moglie di Piazzolla manifestò la volontà di realizzare a Trani un museo dedicato al marito, progetto rimasto sempre sulla carta e che non sarebbe affatto male rispolverare.
Da ex assessore al turismo, come giudica l'operato di D'Ambrosio?
Non ho ancora avuto la possibilità di confrontarmi sulle scelte operate. A mio avviso bisogna puntare sulla valorizzazione dei talenti locali, fare in modo che ci sia quella che a me piace definire "la chiamata alle arti". Una delle mie ultime iniziative in qualità di assessore, fu quella di chiamare a raccolta le associazioni e di chiedere di sviluppare progetti che potessero essere supportati dall'amministrazione in ottica turistitca. Da quell'intuizione nacquero manifestazioni come i Dialoghi di Trani, la rassegna teatrale Trani di Scena, il Tranifilmfestival, esempi di una capacità di ascolto e di disponibilità al confronto con il territorio da parte di chi governa.
Le risorse utilizzate quest'anno potevano essere utilizzate meglio?
Decisamente sì. Nel mio ultimo anno da assessore ebbi, per tutto l'anno, meno risorse risorse rispetto al budget che ha avuto D'Ambrosio per questa estate. Non c'è bisogno di fare altri commenti.
La "zampina in tour" la possiamo annoverare fra le chiamate alle arti?
Alcune volte ci si lascia prendere la mano cavalcando i suggerimenti di qualche cattivo consigliere. E' giusto prestare attenzione alle rivendicazioni della periferia nord, ma c'è modo e modo per organizzare eventi che non siano episodici e che registrino il gradimento dei cittadini che vivono in quella zona. Probabilmente delle serate di musica partenopea sarebbero state meglio accette di una sagra abbastanza estemporanea.
Piazza Dalla Chiesa. In passato, lei aveva chiesto di pensarci bene prima di fare un mercato e di ascoltare le istanze degli abitanti del quartiere. L'amministrazione è andata avanti.
A piazza Dalla Chiesa sono molto legato. Da ragazzo ci giocavo a pallone con i miei amici, organizzando tornei simili a quelli della canicola attuale. Il progetto ultimo dell'ufficio tecnico è diverso dal primo, per il quale sollevai più d'un dubbio. I box previsti non coprono più tutta la superficie della piazza, verrà garantito uno spazio di socializzazione, ci saranno le panchine, gli alberi saranno sostituiti e non eliminati, il chiosco continuerà ad esistere. Sul destino di piazza Dalla Chiesa pendeva una delibera di consiglio comunale di tre anni fa che la indicava come sede del mercato rionale. Aver deciso di destinarla a sede del mercato giornaliero, e non solo del pesce, dando la possibilità a chi vuole, di operare nella legalità ed in una struttura igienicamente a norma, mi consente di affermare che il gioco, probabilmente, vale la candela.
E la vicinanza con la scuola?
La mia protesta l'ho fatta in passato. Da politico, da genitore, da residente. Non ho sentito però altre proteste, in particolare da parte di chi, forse, avrebbe dovuto avere il polso della situazione a livello scolastico: parlo della dirigenza, della rappresentanza dei genitori nel Consiglio d'Istituto. Evidentemente questi problemi non erano condivisi dalla scuola o, forse, la riflessione avviata all'interno dell'Istituto può aver portato ad una condivisione di questa nuova impostazione della piazza. Mi preme sottolineare un'altra questione però.
Prego.
La necessità di un più ampio spazio di socializzazione in quel quartiere sarà garantito con il nuovo Pug che prevede la realizzazione di una nuova piazza sul terreno, adesso abbandonato, recintato e pieno di spazzatura, all'intersezione tra via Anseramo e via Marchese. L'ufficio tecnico ha già redatto un progetto di massima, prevedendo la realizzazione di un monumento dedicato agli invalidi sul lavoro come richiesto dalle associazioni del terzo settore.
Refezione scolastica. Anche lei rientra nella categoria dei perplessi per i ritardi sulla partenza del bando?
Il tema è delicato. Eviterei di parlare dei problemi del passato perché ci sono state delle vicende sfociate su livelli ben più gravi della semplice vis polemica. Non riesco a comprendere il motivo del ritardo. Non credo si possa imputare alcunché all'amministrazione ed alla giunta che aveva dato, per tempo, l'input al provvedimento. Fu dato incarico a qualcuno di predisporre tutti gli adempimenti. Qualcosa non ha funzionato. Ben venga, dunque, l'iniziativa del consigliere Gagliardi di costituire una commissione d'indagine sulla vicenda. Non andiamo in caccia di colpevoli, ma credo sia giusto comprendere i motivi che hanno portato a creare una situazione inaspettata. Se questo ritardo può essere motivo di miglioramento, tanto meglio.
Ha letto il bando? Fra i requisiti di base, mancano i cibi biologici nel menù.
Non ho avuto modo di approfondirlo. Se è vero che mancano, ritengo sia un elemento che non deponga favorevolmente. Per quanto mi riguarda, avevo invitato l'amministrazione a tener conto del fatto che, nelle nostre mense cittadine, è presente il maggior numero di studenti di etnie diverse della Provincia di Bari dopo il capoluogo ed Altamura. Conoscere le loro usanze e riconoscere le loro feste, anche a tavola, sarebbe una dimostrazione di grande apertura ed integrazione.
Nel 1999, da assessore, fu lei a sbloccare il cantiere della tribuna ed a far riprendere i lavori. Nove anni son passati e la tribuna deve essere ancora completata.
Rivendico il merito di aver fatto inserire nel programma dell'amministrazione Avantario la ripresa dei lavori della tribuna e di essermi prodigato per l'ottenimento di quel finanziamento che altri, nel passato, non erano riusciti ad ottenere. Il politico deve dare delle linee guida, poi sta ai tecnici calibrare i progetti in base ai fondi a disposizione. La nostra volontà era quella di riprendere i lavori per concludere l'opera definitivamente. Quella somma, invece, si rivelò insufficiente. Le amministrazione successive hanno deciso di optare per altre priorità, lasciando il mondo come stava. Aggiungo anche che non c'è stata più, sulla vicenda, l'attenzione morbosa della prima squadra di calcio cittadina che, agli esordi, tartassava il sottoscritto forte anche dei risultati sul campo. La tribuna va quanto prima ultimata ed inaugurata, così come è necessario accelerare l'iter per l'affidamento in gestione del Comunale. Nel 2000 si decise di dare lo stadio ad una società ed a certe condizioni. Mi sembra paradossale creare, oggi, tutti questi problemi e rallentamenti.
I mali dello sport cittadino non si fermano certo alla tribuna ed al Comunale. Il Bovio è in condizioni disastrose.
Il Bovio è una struttura che ha bisogno di interventi radicali, possibili solo accedendo ai fondi destinati all'impiantistica sportiva del Coni ed ai mutui agevolati. Sarà mio compito stimolare l'assessore ad ottenere un finanziamento, cercando magari di trovare una soluzione definitiva con la realizzazione di un campo in sintetico. Quest'anno però dobbiamo impegnarci per la risoluzione del problema dei servizi minimi che mettono a disagio le tante società che giocano in quell'impianto, in particolare le ragazze del calcio femminile. Non è possibile che si debbano vergognare di ospitare in quella struttura le squadre avversarie.
Le lamentele non giungono solo dal calcio, ma da tutti gli sport. Troppe le società o troppo fermo il Comune?
Nel 2002 non riuscii a rimettere in piedi la consulta dello sport. Lo ritenevo un organismo utile per la mediazione fra Comune e società. Non è facile fare l'assessore allo sport quando ci sono tantissime società che ti tirano la giacca da una parte e dall'altra. Facendo l'esempio del calcio, non è possibile che tutte decidano di giocare al Comunale, così come è giusto che a tutte venga consentito di fare attività nel miglior modo possibile. Lo stesso discorso vale per gli sport al coperto. In questo caso, la soluzione ideale sarebbe la possibilità di fruire delle palestre scolastiche per un numero maggiore di ore, di concerto con i dirigenti e con delle convenzioni.
Lei si è occupato anche della Darsena. Ha visto il bilancio di Amet? Alla voce Darsena porta un – 93mila, un terzo del passivo dell'azienda. Sta diventando una struttura parassitaria?
La Darsena è stata una grande intuizione della Prima Repubblica, ha vissuto stagioni esaltanti nel deserto di altre città, ma ha pagato, in prima persona, le contraddizioni politiche degli ultimi due anni, ossia il continuo rimpallo di competenze e responsabilità fra Comune ed Amet. Nel frattempo la struttura è rimasta sempre quella, non sono aumentati i pontili e né la qualità del servizio ai diportisti. Adesso, per fortuna, Amet ha messo in campo delle iniziative tecnologiche tese al miglioramento del servizio, ma fino a pochi mesi fa tutto era fermo. A mio avviso, l'amministrazione dovrebbe tornare a farsi carico della questione Darsena con un controllo più diretto. Prima c'era un assessorato ad hoc, tenuto ad occuparsi dei problemi ed a prodigarsi per la risoluzione, di concerto con altri settori dell'amministrazione.
Lo Stato riconosce la Bat ed eroga i fondi per le sedi della nuova provincia. Le Ferrovie invece ci tolgono le fermate per la Capitale, come fossimo un hinterland qualsiasi.
Tutta questa levata di scudi per una fermata di un treno mi è sembrata esagerata. Nessuno si è mai scandalizzato per i collegamenti che non esistono, ad esempio quelli con Napoli e con Calabria e Sicilia, realtà con cui la Puglia, per vicinanza, dovrebbe poter interagire meglio sotto il profilo infrastrutturale. Gli Eurostar per Roma non fermeranno più a Barletta, ma sono stati garantiti dei treni regionali, sempre da Barletta, che permetteranno senza problemi di raggiungere Foggia per prendere la coincidenza per la Capitale.
Sì, ma è mortificante.
Non è vero. Eppoi le stazioni del nostro comprensorio continuano ad avere delle fermate, diversificate per città, di tutto rilievo con collegamenti a lunga percorrenza su scala nazionale. Credo comunque che il collegamento diretto con Roma si possa recuperare. Non oggi ma, magari, nella prossima primavera quando tutta la Provincia diventerà ufficialmente centro di interesse economico e politico del territorio. Mi ha stupito – e concludo - tutta questa difesa verso Barletta con parate e note di Onorevoli a gettito continuo. Mi piacerebbe sapere se si sarebbe fatta la stesa cosa anche a Trani. Ne dubito. In passato una delle dimostrazioni di maggior disattenzione dei nostri rappresentanti istituzionali in Parlamento verso la città si è consumata con il posto di Polizia Ferroviaria in stazione. La Polfer aveva fatto una mappatura del territiorio ed aveva dato l'assenso all'apertura di altre due postazioni, a Trani e Metaponto. Nessuno dei nostri Parlamentari di quel tempo si spese per una sponsorizzazione, nonostante le nostre pressioni. E perdemmo anche questa opportunità.