Un caffè con...
Un Caffè con Gaetano Attivissimo
Le interviste del direttore di traniweb
sabato 4 ottobre 2008
E' la settimana della festa del PD barese. Gli interrogativi sul presente e sul futuro del partito sono tanti. Partiamo dall'origine: era giusta l'intuizione di Veltroni?
La scelta del nostro segretario nazionale è stata coraggiosa e politicamente corretta. In politica non si improvvisa nulla, serve un progetto di fondo. Condivido appieno l'idea di ricostruire, su basi nuove, un'alleanza tra il riformismo cattolico e le correnti sociali provenienti dalla sinistra più democratica. Le elezioni anticipate hanno scombussolato i programmi di questa operazione di rinnovamento, che, nelle previsioni, doveva avvenire in modo più graduale e meno traumatico. L'idea di Veltroni è stata forte ma necessaria, perché bisognava semplificare il quadro politico per garantire maggiore governabilità al Paese, cosa che non è avvenuta con il governo Prodi dove una miriade di partiti, ognuno con una propria richiesta di visibilità, ha impedito al centrosinistra di avere una voce unitaria soprattutto sui grandi temi.
E così fu il PD. Berlusconi vince le elezioni e la sinistra radicale viene sbattuta fuori dal Parlamento. Vi sentite responsabili?
Non ci sentiamo responsabili del risultato dei nostri vecchi alleati, nella maniera più assoluta. Non si poteva riproporre, seppur sotto diversa forma, un'esperienza come quella dell'Ulivo. Gli italiani hanno fatto delle scelte consapevoli, bocciando quel pluralismo esasperato che, a livello nazionale, evidentemente non li ha soddisfatti. Il governo Prodi si è trovato da subito in forte difficoltà. Quel tavolo, così allungato, di maggioranza ha creato solo imbarazzi. Mi viene in mente un esempio per tutti: la due giorni di Caserta, a cui parteciparono oltre un centinaio di persone senza concludere granché.
Per la sinistra, quanto ha inciso Beppe Grillo sull'esito delle elezioni?
Grillo è un fenomeno mediatico. Per mesi ha riempito le pagine del giornale, adesso sembra svanito nel nulla. La politica è un'altra cosa. Per farla serve impegno, costanza, volontà di cimentarsi con i problemi e cercare di risolverli nelle sedi opportune. Le fiammate di piazza hanno uno straordinario ritorno mediatico ma, alla fine, non credo siano in grado di incidere sulle grandi questioni del Paese. La sinistra radicale, a mio avviso, ha pagato a caro prezzo il comportamento avuto quando è stata al governo, niente di più.
Lotte intestine e di apparato stanno facendo del PD un'operazione di segreterie. Ma non doveva essere un soggetto politico nato per rispondere ad un'esigenza forte che proveniva dal basso?
La spinta dal basso era ed è fondamentale nella vita del PD, concepito fin dalla sua origine con due anime: quella di chi sceglie una militanza significativa nel partito e quella di chi, semplicemente, lo vota. Questa componente va necessariamente coinvolta e non solo quando si va a votare. A Trani abbiamo importato questo tipo di modello. Fin dal primo giorno, ho sempre cercato di coinvolgere quanta più gente possibile attorno al nostro progetto, non solo i militanti e gli iscritti. Abbiamo organizzato forum, dei momenti di confronto. Certo, siamo all'inizio e dobbiamo migliorare sotto molti aspetti, ma la strada tracciata è quella del dialogo costante tra la base del partito, i suoi iscritti ed i cittadini, in ossequio al principio di democrazia allargata e partecipata che ci ispira dalla nascita. La stampa nazionale, ovviamente, tende a mettere in risalto i contrasti del PD, scontri di tipo personale più che ideologico. Di fatto, durante l'estate, si è registrata solo la vicenda Parisi, che ha lanciato delle pesanti accuse all'indirizzo del nostro segretario. Di fatto però non si è coagulato nulla intorno a lui. La democrazia e la salutare animosità che regna all'interno del partito viene però scambiata da alcuni come un tentativo di fuga di questo o quel politico. Veltroni è saldamente leader di un soggetto politico nuovo ed in fase di assestamento: alcuni lo vorrebbro più muscoloso, altri più conciliante. Dopo ottobre ritengo che le linee programmatiche vengano definite una volta per tutte, senza perdere di vista il rapporto con l'elettorato.
Intanto Di Pietro, il vostro unico alleato alle politiche, sta crescendo nei consensi ed inizia a diventare ingombrante.
Concordo. Avvertiamo questa difficoltà nel dialogo con l'Italia dei Valori. Dobbiamo ripensare questa alleanza, esaminarne le criticità e prendere una decisione che salvaguardi soprattutto la nostra identità e la nostra credibilità. In Parlamento, il PD sta svolgendo un'opposizione responsabile e ragionata, il che significa non dover ricercare lo scontro frontale a tutti i costi con Berlusconi, come invece sta facendo Di Pietro. Vogliamo far emergere una proposta alternativa al centrodestra che evidenzi la capacità progettuale del partito, non fare delle guerre pregiudiziali.
Vi sentite più a sinistra o più al centro?
La classificazione così semplicistica in un'area di appartenenza fa parte del passato. Il PD affonda le sue radici nella dimensione popolare, nel senso più ampio del termine. Il PD è erede della tradizione sturziana e gramsciana e vuole rappresentare tutti i ceti sociali, in particolare le fasce più deboli della popolazione, totalmente abbandonate dal centrodestra.
Il processo di unione di Ds e Margherita non è stato facile. Dopo le amministrative si sono scatenati anche dei regolamenti dei conti, soprattutto nella corrente diellina. Il passaggio di Franco Caffarella nel centrodestra è stata la punta dell'iceberg di questo malcontento.
Franco Caffarella è stato un esponente molto importante della Margherita ed a noi dispiace tantissimo che abbia preso questa decisione. D'altro canto il partito non può vivere solo sui singoli. Se non si ha a cuore un progetto di squadra, è meglio farsi da parte. Stiamo lavoriamo ad un grande PD, sempre più autorevole su Trani, fatto di uomini capaci, in grado di intervenire e fornire risposte sui grandi problemi di questa città.
In consiglio comunale vi siete ritrovati con numeri esigui a fronte di una maggioranza bulgara. Perciò incidete poco?
C'è un'oggettiva difficoltà di dialogo con la maggioranza di centrodestra che ha deciso di chiudersi su sé stessa, quasi fosse in una fortezza, come se avesse paura. Una buona amministrazione dovrebbe aprirsi al dialogo, accettare il contributo di tutti, soprattutto se si considera così forte come i numeri dicono. Una maggioranza che si rispetti ha la responsabilità politica di gestire al meglio la cosa pubblica avvalendosi del contributo dell'opposizione, cosa che a Trani non si fa mai, nonostante più volte abbia sollecitato una ripresa del dialogo. Sono dell'avviso che non serva a nulla far polemica sui giornali, ma, a fronte di questo muro contro muro, non possiamo far altro che scrivere e denunciare.
Avete perso subito l'ipotetico leader dell'opposizione. Ruggiero Carcano, dopo la sconfitta, ha preferito riunciare a sedersi in consiglio comunale.
Da un lato mi è dispiaciuto molto che il nostro candidato sindaco abbia dato le dimissioni da consigliere. Dall'altro, però, credo che la sua scelta vada rispettata: un conto è fare il sindaco ed avere la grande responsabilità di una città come Trani, un conto è fare il consigliere di riferimento di un'opposizione limitata numericmente e politicamente divisa, come purtroppo sta accadendo. Non riusciamo ancora a trovare un denominatore comune, evidentemente c'è qualche retaggio del passaggio che ostacola il dialogo tra noi e gli altri partiti. Da parte nostra c'è la volontà di confrontarsi su temi e problemi, ma il passo va fatto insieme.
Dall'esterno, sembra che abbiate lasciato, quasi del tutto, il compito di fare opposizione agli altri partiti di minoranza.
Non è vero, dissento totalmente da questa osservazione. Il Pd è intervenuto su tutti i grandi problemi che interessano la città di Trani. Abbiamo delle difficoltà di comunicazione che stiamo cercando di risolvere, paghiamo anche il fatto che i nostri consiglieri non amano fare i presenzialisti sui giornali, cosa che invece piace tantissimo ad altri che godono, tra l'altro, di una certa "stampa amica". Non sempre le idee del Pd vengono portate all'attenzione dell'opinione pubblica sui giornali, molti nostri comunicati vengono cassati al punto che sembra quasi voluta la decisione di ignorarci.
La colpa è quindi dei giornalisti e delle redazioni?
Devo dire, ad onor del vero, che non è un discorso generalizzato, ma in molti casi accade. E la conseguenza di queste scelte editoriali producono la sensazione che il PD sia un partito fantasma. Se non mi crede può controllare i giornali. Vedrà che il peso specifico dell'opposizione si può riassumere negli interventi di pochi consiglieri e di pochi partiti. In realtà così non è. Il Partito Democratico sta facendo la propria battaglia politica nei confronti di questa amministrazione nelle forme che ritiene più giuste, senza modi beceri o toni strillati.
Di recente è tornato d'attualità il caso ospedale. La sinistra attaccava la destra per il piano Fitto. Ora la destra attacca la sinistra per il piano Vendola. Chi è senza peccato scagli la prima pietra.
Questo gioco al massacro non ci porta da nessuna parte. E proprio perché non amiamo gridare le cose, posso dirle che ci stiamo occupando delle sorti del nostro ospedale da diverso tempo, con l'ausilio di una commissione interna al partito, composta da medici che lavorano nella struttura e che hanno reale contezza dei problemi. Abbiamo cercato di condurre uno studio-confronto, tenendo a mente il concetto che le sorti dell'ospedale di Trani non possono essere divise da quelle dell'ospedale di Bisceglie. Abbiamo più volte incontrato il direttore generale della Asl Bat, Rocco Canosa, chiedendo a più riprese assicurazioni sugli interventi che si intendevano fare per l'ospedale di Trani, scontrandoci su problemi di numeri, di bilanci e di difficoltà nell'affidamento degli appalti, come nel caso dei lavori di ristrutturazione attualmente in corso ma che, in realtà, dovevano essere terminati già da tempo. Avevamo invocato un consiglio comunale monotematico per trovare, insieme, maggioranza e opposizione, una strategia comune per rivendicare attenzione nelle sedi opportune, partendo dal presupposto che la sanità non è una questione né di destra e né di sinistra.
C'è chi ha detto che è troppo tardi per agire e che è inutile attendersi miracoli.
La gente deve capire una cosa: se si vuole un'assistenza migliore, bisogna mettersi in testa che non la si può avere più sotto casa. Certo, occorre una pianificazione più attenta sul territorio. Ed il piano Vendola risponde a questa esigenza, basti pensare che non ha prodotto le stesse sollevazioni popolari che caratterizzarono la vita politica del governo Fitto. Qualcosa è stata rivista nell'ottica del risparmio, ma a tutto vantaggio dei cittadini. Nel caso di Trani, siamo stati tra i primi a batterci per la riapertura di alcuni reparti, come ginecologia ad esempio, ma le nostre istanze, seppur recepite, si sono scontrate con una burocrazia implacabile, con dei tempi tecnici che non possiamo abbattere. Ma anche riaprendo dei reparti, rimarrebbe il problema di fondo, ossia che i due ospedali, di Trani e Bisceglie, così come concepiti adesso, sono del tutto inadeguati.
Almeno l'emergenza in cardiologia pare risolta.
Il chiasso che si è fatto su cardiologia è un classico esempio di disinformazione. A Trani non ci sono cardiologi, dobbiamo prendere atto di questa situazione. I giovani che escono dalle scuole di specializzazione sono sempre di meno e, quei pochi che emergono, non scelgono Trani per lavorare. L'assenza di cardiologi, col tempo, ha provocato uno scompenso dal punto di vista numerico, grave ma non imputabile ad una cattiva gestione della direzione sanitaria la quale ha cercato di porre rimedio all'emergenza distaccando due medici da altre città per garantire il servizio. E' innegabile che l'unità coronarica, come prevede il piano, col tempo verrà trasferita a Bisceglie, mentre Trani acquisterà altre specializzazioni, come urologia. I tempi però restano un'incognita legata ad una serie di fattori, economici e burocratici. A disfare l'ospedale non ci è voluto nulla, per ricomporre i pezzi la strada è lunga e tortuosa.
Il consigliere regionale, Sergio Silvestris, dice che l'ospedale nuovo fra Trani e Bisceglie è pura utopia.
Se continuiamo a ragionare così, allora può esser vero. Il nuovo ospedale è nelle previsioni del piano, tocca alla nostra classe politica fare in modo che, in corso d'opera, il progetto non si perda in qualche cassetto. Se riusciremo a superare le contrapposizioni ed a lavorare insieme, sono convinto che le due città potranno veder nascere la nuova struttura.
Capitolo Pug. Quando avete saputo che la Regione lo aveva rimandato indietro, voi non avete esitato a chiedere le dimissioni del sindaco. Adesso però dalla conferenza di servizi giungono segnali positivi. Avete fatto un'uscita avventurosa?
Le rispondo con una domanda: un organo tecnico quale l'assessorato regionale all'urbanistica può rimangiarsi e cancellare 23 pagine di osservazioni, puntuali, in merito al Pug di Trani? Evidentemente no, perché sconfesserebbe il suo lavoro. Detto questo, la segretezza che circonda la conferenza dei servizi è un qualcosa di disdicevole, per tutti. Un sindaco attento alle reazioni dell'opinione pubblica avrebbe dovuto preoccuparsi di spiegare di che cosa si sta discutendo in seno alla conferenza. Questo silenzio, alimenta le voci più disparate, che ci sarebbe un avvicinamento tra le parti o che si va verso lo scontro. E ancora: che ci sia un dialogo tra Comune e Regione è nelle cose. Non credo che la Regione voglia, per principio, frustrare le legittime aspettative di una città, però deve salvaguardare dei principi di legge che il nostro piano urbanistico, evidentemente, disattende. Allora ci chiediamo: è possibile che tutte le controdeduzioni fatte dalla Regione possano essere risolte con un colpo di gomma per cancellare o cambiando la denominazione delle cose? Anche in questo caso la risposta è no.
Eppure la Regione ha la consuetudine di rimandare indietro il piano in prima battuta per poi procedere ad una copianificazione.
Mi attengo ai fatti. Ho letto con attenzione il documento con cui la Regione ha dichiarato la non conformità del Pug di Trani. Da quel documento si evince come l'amministrazione non sia stata attenta ad un disegno organico di sviluppo della città, come abbia badato esclusivamente ad espanderla in maniera abnorme senza tener conto di altro, solo per permettere a tutti di costruire in maniera indiscriminata, evidentemente per accaparrarsi nuovi consensi per la prossima campagna elettorale. In consiglio comunale avevamo posto sul tavolo tutti i dubbi che poi sono emersi, ma la maggioranza non ci ha dato ascolto, approvando il piano con il numero minimo di voti favorevoli, ivi compreso quello del sindaco. La votazione di quella seduta è piuttosto sintomatica del fatto che neanche tutti i consiglieri di centrodestra credessero nella bontà del piano.
Rimanete scettici e critici, insomma.
Non ho la sfera di cristallo per sapere come andrà a finire. Mi auguro che si trovi un compromesso senza perdersi in lungaggini. Mi preme sottolineare, però, che nessuno di noi sta tifando per un risultato negativo. Qualcuno tende a dividere la città in due categorie: quelli che sono favorevoli al Pug ed al rilancio dell'edilizia e quelli che, invece, sono pregiudizialmente contrari al costruire. Ovviamente, in maniera strumentale, rilegano l'opposizione nella categoria dei cattivi. Nulla di più falso. Siamo assolutamente convinti che il Pug sia uno strumento fondamentale per il rilancio della città, fra i pochi in grado di garantire occupazione e sviluppo. E ancora: siamo favorevoli ad una città moderna e al passo con le sfide del futuro, decisamente contrari a fare le cose violando la legge. Ed il Pug attuale ne vìola più d'una.
Ed intanto è scoppiata la grana del bilancio, amplificata dal parere sfavorevole dei revisori.
Chiamo in causa la responsabilità politica del nostro sindaco che, in campagna elettorale, si era fatto garante di una migliore qualità della vita per i nostri cittadini. I risultati del bilancio testimoniano il suo fallimento. Il dramma della situazione finanziaria del Comune di Trani non è frutto del caso, ma è il risultato di un processo di profondo indebitamento che era già partito con il precedente governo di centrodestra. In campagna elettorale denunciammo il problema dei debiti fuori bilancio, in risposta ci accusarono di essere incompetenti, di essere bugiardi. Tutta la colpa venne riversata sull'operato del commissario prefettizio, un escamotage a cui molti hanno abboccato. Non fu un capriccio del commissario quello di aumentare le tasse, ma l'unico rimedio per far fronte ad una situazione debitoria già allora molto preoccupante. Oggi abbiamo un disavanzo di oltre 3 milioni di euro certificati e non sappiamo se dalle stanze della Ragioneria spunterà fuori qualche altra posta da aggiungere al piatto. Nonostante gli evidenti problemi economici, l'amministrazione di centrodestra, anche in questo secondo mandato consecutivo, si è incaponita nel gestire male quei pochi soldi in cassa, realizzando interventi non necessari ma di effetto, solo per soddisfare quella politica dell'apparire che la caratterizza.
A cosa si riferisce?
L'idea della pista ciclabile, ad esempio, non mi è andata giù. E' un lusso che una città si può permettere solo quando tutte le componenti della viabilità urbana funzionano, dal sistema dei trasporti a quello della sosta. Però la pista dava innegabile visibilità e allora la si è fatta ad ogni costo, due anni fa con un intervento piuttosto maldestro, poi quest'anno con un ulteriore aggravio di costi.
Con la vendita degli immobili si è avuta scarsa fortuna.
Ecco un'altra favola che era stata raccontata alla città. La vendita degli immobili doveva essere la panacea, il rimedio buono per tutti i mali della nostra finanza. Dopo l'ennesimo tentativo andato a vuoto, l'assessore alle Finanze cambia strategia e dichiara che non sarà più necessario vendere alcunché, perché si prevede un sensibile aumento delle entrare tributarie. Come credergli, dopo che per mesi abbiamo visto, a riguardo, tutto e il contrario di tutto?
Eppure, se tutti i soldi delle tasse entrassero realmente in cassa, il problema finanziario si potrebbe quantomeno attenuare.
Sicuramente sì e non bisogna neanche sforzarsi troppo per individuare delle responsabilità. Quella maggiore, sarò ripetitivo, è del sindaco. E' lui il garante per tutti, è lui che si è impegnato per un modello di città assolutamente fallimentare rispetto alle previsioni. Se continuerà a governare la città così, i danni saranno incalcolabili. E non abbiamo alcuna intenzione di finire come a Taranto o a Catania.
Adesso vi diranno che siete dei gufi.
Certamente. Individuare un fattore di negatività vien comodo per distogliere l'opinione pubblica dalla verità. Questo modo di amministrare non giova a nessuno ed è bene che la gente lo sappia. Noi non gioiamo per le disgrazie della città, al contrario condividiamo i problemi del lavoro, le difficoltà dei nostri giovani. Non avendo la possibilità di compartecipare alle scelte amministrative, non ci resta che denunciare e sperare. Ricette per uscire dalla crisi non è dato conoscerle. Un buon sindaco dovrebbe comprendere che il problema risiede anche nel Palazzo, nella scelta dei tecnici e dei compagni di viaggio.
Un'ultima curiosità. Dopo aver sentito alcuni interventi di Veltroni, ci viene il dubbio: sul termovalorizzatore avete cambiato idea?
I termovalorizzatori vengono collocati al termine di un processo di smaltimento virtuoso del rifiuto che vede, all'origine, un forte incremento della raccolta differenziata. A Trani si è partiti dal discorso contrario, si voleva costruire a tutti i costi un termovalorizzatore senza pensare ad incentivare la raccolta selezionata dei rifiuti. E ancora oggi i problemi sono sotto gli occhi di tutti. I cassonetti sono troppo pochi e non coprono capillarmente tutta la città. Nella zona di Pozzopiano c'è una grande richiesta di contenitori per la carta, sono rarissimi i raccoglitori delle batterie scariche, presenti solo grazie alla sensibilità di alcuni privati. L'amministrazione, prima di pensare ad un termovalorizzatore, dovrebbe impegnarsi realmente per ottimizzare i risultati dell'intero sistema di raccolta e smaltimento dei rifiuti, dovrebbe studiare nuovi sistemi per educare i cittadini a fare la differenziata, pensare a degli incentivi per invogliarli a selezionare sempre di più i rifiuti, dovrebbe rendere realmente efficiente l'isola ecologica che realizzammo al tempo dell'amministrazione Avantario. Invece sono sempre d'attualità le lamentele dei cittadini, tutto è fermo. Anche questo è un fallimento.
La scelta del nostro segretario nazionale è stata coraggiosa e politicamente corretta. In politica non si improvvisa nulla, serve un progetto di fondo. Condivido appieno l'idea di ricostruire, su basi nuove, un'alleanza tra il riformismo cattolico e le correnti sociali provenienti dalla sinistra più democratica. Le elezioni anticipate hanno scombussolato i programmi di questa operazione di rinnovamento, che, nelle previsioni, doveva avvenire in modo più graduale e meno traumatico. L'idea di Veltroni è stata forte ma necessaria, perché bisognava semplificare il quadro politico per garantire maggiore governabilità al Paese, cosa che non è avvenuta con il governo Prodi dove una miriade di partiti, ognuno con una propria richiesta di visibilità, ha impedito al centrosinistra di avere una voce unitaria soprattutto sui grandi temi.
E così fu il PD. Berlusconi vince le elezioni e la sinistra radicale viene sbattuta fuori dal Parlamento. Vi sentite responsabili?
Non ci sentiamo responsabili del risultato dei nostri vecchi alleati, nella maniera più assoluta. Non si poteva riproporre, seppur sotto diversa forma, un'esperienza come quella dell'Ulivo. Gli italiani hanno fatto delle scelte consapevoli, bocciando quel pluralismo esasperato che, a livello nazionale, evidentemente non li ha soddisfatti. Il governo Prodi si è trovato da subito in forte difficoltà. Quel tavolo, così allungato, di maggioranza ha creato solo imbarazzi. Mi viene in mente un esempio per tutti: la due giorni di Caserta, a cui parteciparono oltre un centinaio di persone senza concludere granché.
Per la sinistra, quanto ha inciso Beppe Grillo sull'esito delle elezioni?
Grillo è un fenomeno mediatico. Per mesi ha riempito le pagine del giornale, adesso sembra svanito nel nulla. La politica è un'altra cosa. Per farla serve impegno, costanza, volontà di cimentarsi con i problemi e cercare di risolverli nelle sedi opportune. Le fiammate di piazza hanno uno straordinario ritorno mediatico ma, alla fine, non credo siano in grado di incidere sulle grandi questioni del Paese. La sinistra radicale, a mio avviso, ha pagato a caro prezzo il comportamento avuto quando è stata al governo, niente di più.
Lotte intestine e di apparato stanno facendo del PD un'operazione di segreterie. Ma non doveva essere un soggetto politico nato per rispondere ad un'esigenza forte che proveniva dal basso?
La spinta dal basso era ed è fondamentale nella vita del PD, concepito fin dalla sua origine con due anime: quella di chi sceglie una militanza significativa nel partito e quella di chi, semplicemente, lo vota. Questa componente va necessariamente coinvolta e non solo quando si va a votare. A Trani abbiamo importato questo tipo di modello. Fin dal primo giorno, ho sempre cercato di coinvolgere quanta più gente possibile attorno al nostro progetto, non solo i militanti e gli iscritti. Abbiamo organizzato forum, dei momenti di confronto. Certo, siamo all'inizio e dobbiamo migliorare sotto molti aspetti, ma la strada tracciata è quella del dialogo costante tra la base del partito, i suoi iscritti ed i cittadini, in ossequio al principio di democrazia allargata e partecipata che ci ispira dalla nascita. La stampa nazionale, ovviamente, tende a mettere in risalto i contrasti del PD, scontri di tipo personale più che ideologico. Di fatto, durante l'estate, si è registrata solo la vicenda Parisi, che ha lanciato delle pesanti accuse all'indirizzo del nostro segretario. Di fatto però non si è coagulato nulla intorno a lui. La democrazia e la salutare animosità che regna all'interno del partito viene però scambiata da alcuni come un tentativo di fuga di questo o quel politico. Veltroni è saldamente leader di un soggetto politico nuovo ed in fase di assestamento: alcuni lo vorrebbro più muscoloso, altri più conciliante. Dopo ottobre ritengo che le linee programmatiche vengano definite una volta per tutte, senza perdere di vista il rapporto con l'elettorato.
Intanto Di Pietro, il vostro unico alleato alle politiche, sta crescendo nei consensi ed inizia a diventare ingombrante.
Concordo. Avvertiamo questa difficoltà nel dialogo con l'Italia dei Valori. Dobbiamo ripensare questa alleanza, esaminarne le criticità e prendere una decisione che salvaguardi soprattutto la nostra identità e la nostra credibilità. In Parlamento, il PD sta svolgendo un'opposizione responsabile e ragionata, il che significa non dover ricercare lo scontro frontale a tutti i costi con Berlusconi, come invece sta facendo Di Pietro. Vogliamo far emergere una proposta alternativa al centrodestra che evidenzi la capacità progettuale del partito, non fare delle guerre pregiudiziali.
Vi sentite più a sinistra o più al centro?
La classificazione così semplicistica in un'area di appartenenza fa parte del passato. Il PD affonda le sue radici nella dimensione popolare, nel senso più ampio del termine. Il PD è erede della tradizione sturziana e gramsciana e vuole rappresentare tutti i ceti sociali, in particolare le fasce più deboli della popolazione, totalmente abbandonate dal centrodestra.
Il processo di unione di Ds e Margherita non è stato facile. Dopo le amministrative si sono scatenati anche dei regolamenti dei conti, soprattutto nella corrente diellina. Il passaggio di Franco Caffarella nel centrodestra è stata la punta dell'iceberg di questo malcontento.
Franco Caffarella è stato un esponente molto importante della Margherita ed a noi dispiace tantissimo che abbia preso questa decisione. D'altro canto il partito non può vivere solo sui singoli. Se non si ha a cuore un progetto di squadra, è meglio farsi da parte. Stiamo lavoriamo ad un grande PD, sempre più autorevole su Trani, fatto di uomini capaci, in grado di intervenire e fornire risposte sui grandi problemi di questa città.
In consiglio comunale vi siete ritrovati con numeri esigui a fronte di una maggioranza bulgara. Perciò incidete poco?
C'è un'oggettiva difficoltà di dialogo con la maggioranza di centrodestra che ha deciso di chiudersi su sé stessa, quasi fosse in una fortezza, come se avesse paura. Una buona amministrazione dovrebbe aprirsi al dialogo, accettare il contributo di tutti, soprattutto se si considera così forte come i numeri dicono. Una maggioranza che si rispetti ha la responsabilità politica di gestire al meglio la cosa pubblica avvalendosi del contributo dell'opposizione, cosa che a Trani non si fa mai, nonostante più volte abbia sollecitato una ripresa del dialogo. Sono dell'avviso che non serva a nulla far polemica sui giornali, ma, a fronte di questo muro contro muro, non possiamo far altro che scrivere e denunciare.
Avete perso subito l'ipotetico leader dell'opposizione. Ruggiero Carcano, dopo la sconfitta, ha preferito riunciare a sedersi in consiglio comunale.
Da un lato mi è dispiaciuto molto che il nostro candidato sindaco abbia dato le dimissioni da consigliere. Dall'altro, però, credo che la sua scelta vada rispettata: un conto è fare il sindaco ed avere la grande responsabilità di una città come Trani, un conto è fare il consigliere di riferimento di un'opposizione limitata numericmente e politicamente divisa, come purtroppo sta accadendo. Non riusciamo ancora a trovare un denominatore comune, evidentemente c'è qualche retaggio del passaggio che ostacola il dialogo tra noi e gli altri partiti. Da parte nostra c'è la volontà di confrontarsi su temi e problemi, ma il passo va fatto insieme.
Dall'esterno, sembra che abbiate lasciato, quasi del tutto, il compito di fare opposizione agli altri partiti di minoranza.
Non è vero, dissento totalmente da questa osservazione. Il Pd è intervenuto su tutti i grandi problemi che interessano la città di Trani. Abbiamo delle difficoltà di comunicazione che stiamo cercando di risolvere, paghiamo anche il fatto che i nostri consiglieri non amano fare i presenzialisti sui giornali, cosa che invece piace tantissimo ad altri che godono, tra l'altro, di una certa "stampa amica". Non sempre le idee del Pd vengono portate all'attenzione dell'opinione pubblica sui giornali, molti nostri comunicati vengono cassati al punto che sembra quasi voluta la decisione di ignorarci.
La colpa è quindi dei giornalisti e delle redazioni?
Devo dire, ad onor del vero, che non è un discorso generalizzato, ma in molti casi accade. E la conseguenza di queste scelte editoriali producono la sensazione che il PD sia un partito fantasma. Se non mi crede può controllare i giornali. Vedrà che il peso specifico dell'opposizione si può riassumere negli interventi di pochi consiglieri e di pochi partiti. In realtà così non è. Il Partito Democratico sta facendo la propria battaglia politica nei confronti di questa amministrazione nelle forme che ritiene più giuste, senza modi beceri o toni strillati.
Di recente è tornato d'attualità il caso ospedale. La sinistra attaccava la destra per il piano Fitto. Ora la destra attacca la sinistra per il piano Vendola. Chi è senza peccato scagli la prima pietra.
Questo gioco al massacro non ci porta da nessuna parte. E proprio perché non amiamo gridare le cose, posso dirle che ci stiamo occupando delle sorti del nostro ospedale da diverso tempo, con l'ausilio di una commissione interna al partito, composta da medici che lavorano nella struttura e che hanno reale contezza dei problemi. Abbiamo cercato di condurre uno studio-confronto, tenendo a mente il concetto che le sorti dell'ospedale di Trani non possono essere divise da quelle dell'ospedale di Bisceglie. Abbiamo più volte incontrato il direttore generale della Asl Bat, Rocco Canosa, chiedendo a più riprese assicurazioni sugli interventi che si intendevano fare per l'ospedale di Trani, scontrandoci su problemi di numeri, di bilanci e di difficoltà nell'affidamento degli appalti, come nel caso dei lavori di ristrutturazione attualmente in corso ma che, in realtà, dovevano essere terminati già da tempo. Avevamo invocato un consiglio comunale monotematico per trovare, insieme, maggioranza e opposizione, una strategia comune per rivendicare attenzione nelle sedi opportune, partendo dal presupposto che la sanità non è una questione né di destra e né di sinistra.
C'è chi ha detto che è troppo tardi per agire e che è inutile attendersi miracoli.
La gente deve capire una cosa: se si vuole un'assistenza migliore, bisogna mettersi in testa che non la si può avere più sotto casa. Certo, occorre una pianificazione più attenta sul territorio. Ed il piano Vendola risponde a questa esigenza, basti pensare che non ha prodotto le stesse sollevazioni popolari che caratterizzarono la vita politica del governo Fitto. Qualcosa è stata rivista nell'ottica del risparmio, ma a tutto vantaggio dei cittadini. Nel caso di Trani, siamo stati tra i primi a batterci per la riapertura di alcuni reparti, come ginecologia ad esempio, ma le nostre istanze, seppur recepite, si sono scontrate con una burocrazia implacabile, con dei tempi tecnici che non possiamo abbattere. Ma anche riaprendo dei reparti, rimarrebbe il problema di fondo, ossia che i due ospedali, di Trani e Bisceglie, così come concepiti adesso, sono del tutto inadeguati.
Almeno l'emergenza in cardiologia pare risolta.
Il chiasso che si è fatto su cardiologia è un classico esempio di disinformazione. A Trani non ci sono cardiologi, dobbiamo prendere atto di questa situazione. I giovani che escono dalle scuole di specializzazione sono sempre di meno e, quei pochi che emergono, non scelgono Trani per lavorare. L'assenza di cardiologi, col tempo, ha provocato uno scompenso dal punto di vista numerico, grave ma non imputabile ad una cattiva gestione della direzione sanitaria la quale ha cercato di porre rimedio all'emergenza distaccando due medici da altre città per garantire il servizio. E' innegabile che l'unità coronarica, come prevede il piano, col tempo verrà trasferita a Bisceglie, mentre Trani acquisterà altre specializzazioni, come urologia. I tempi però restano un'incognita legata ad una serie di fattori, economici e burocratici. A disfare l'ospedale non ci è voluto nulla, per ricomporre i pezzi la strada è lunga e tortuosa.
Il consigliere regionale, Sergio Silvestris, dice che l'ospedale nuovo fra Trani e Bisceglie è pura utopia.
Se continuiamo a ragionare così, allora può esser vero. Il nuovo ospedale è nelle previsioni del piano, tocca alla nostra classe politica fare in modo che, in corso d'opera, il progetto non si perda in qualche cassetto. Se riusciremo a superare le contrapposizioni ed a lavorare insieme, sono convinto che le due città potranno veder nascere la nuova struttura.
Capitolo Pug. Quando avete saputo che la Regione lo aveva rimandato indietro, voi non avete esitato a chiedere le dimissioni del sindaco. Adesso però dalla conferenza di servizi giungono segnali positivi. Avete fatto un'uscita avventurosa?
Le rispondo con una domanda: un organo tecnico quale l'assessorato regionale all'urbanistica può rimangiarsi e cancellare 23 pagine di osservazioni, puntuali, in merito al Pug di Trani? Evidentemente no, perché sconfesserebbe il suo lavoro. Detto questo, la segretezza che circonda la conferenza dei servizi è un qualcosa di disdicevole, per tutti. Un sindaco attento alle reazioni dell'opinione pubblica avrebbe dovuto preoccuparsi di spiegare di che cosa si sta discutendo in seno alla conferenza. Questo silenzio, alimenta le voci più disparate, che ci sarebbe un avvicinamento tra le parti o che si va verso lo scontro. E ancora: che ci sia un dialogo tra Comune e Regione è nelle cose. Non credo che la Regione voglia, per principio, frustrare le legittime aspettative di una città, però deve salvaguardare dei principi di legge che il nostro piano urbanistico, evidentemente, disattende. Allora ci chiediamo: è possibile che tutte le controdeduzioni fatte dalla Regione possano essere risolte con un colpo di gomma per cancellare o cambiando la denominazione delle cose? Anche in questo caso la risposta è no.
Eppure la Regione ha la consuetudine di rimandare indietro il piano in prima battuta per poi procedere ad una copianificazione.
Mi attengo ai fatti. Ho letto con attenzione il documento con cui la Regione ha dichiarato la non conformità del Pug di Trani. Da quel documento si evince come l'amministrazione non sia stata attenta ad un disegno organico di sviluppo della città, come abbia badato esclusivamente ad espanderla in maniera abnorme senza tener conto di altro, solo per permettere a tutti di costruire in maniera indiscriminata, evidentemente per accaparrarsi nuovi consensi per la prossima campagna elettorale. In consiglio comunale avevamo posto sul tavolo tutti i dubbi che poi sono emersi, ma la maggioranza non ci ha dato ascolto, approvando il piano con il numero minimo di voti favorevoli, ivi compreso quello del sindaco. La votazione di quella seduta è piuttosto sintomatica del fatto che neanche tutti i consiglieri di centrodestra credessero nella bontà del piano.
Rimanete scettici e critici, insomma.
Non ho la sfera di cristallo per sapere come andrà a finire. Mi auguro che si trovi un compromesso senza perdersi in lungaggini. Mi preme sottolineare, però, che nessuno di noi sta tifando per un risultato negativo. Qualcuno tende a dividere la città in due categorie: quelli che sono favorevoli al Pug ed al rilancio dell'edilizia e quelli che, invece, sono pregiudizialmente contrari al costruire. Ovviamente, in maniera strumentale, rilegano l'opposizione nella categoria dei cattivi. Nulla di più falso. Siamo assolutamente convinti che il Pug sia uno strumento fondamentale per il rilancio della città, fra i pochi in grado di garantire occupazione e sviluppo. E ancora: siamo favorevoli ad una città moderna e al passo con le sfide del futuro, decisamente contrari a fare le cose violando la legge. Ed il Pug attuale ne vìola più d'una.
Ed intanto è scoppiata la grana del bilancio, amplificata dal parere sfavorevole dei revisori.
Chiamo in causa la responsabilità politica del nostro sindaco che, in campagna elettorale, si era fatto garante di una migliore qualità della vita per i nostri cittadini. I risultati del bilancio testimoniano il suo fallimento. Il dramma della situazione finanziaria del Comune di Trani non è frutto del caso, ma è il risultato di un processo di profondo indebitamento che era già partito con il precedente governo di centrodestra. In campagna elettorale denunciammo il problema dei debiti fuori bilancio, in risposta ci accusarono di essere incompetenti, di essere bugiardi. Tutta la colpa venne riversata sull'operato del commissario prefettizio, un escamotage a cui molti hanno abboccato. Non fu un capriccio del commissario quello di aumentare le tasse, ma l'unico rimedio per far fronte ad una situazione debitoria già allora molto preoccupante. Oggi abbiamo un disavanzo di oltre 3 milioni di euro certificati e non sappiamo se dalle stanze della Ragioneria spunterà fuori qualche altra posta da aggiungere al piatto. Nonostante gli evidenti problemi economici, l'amministrazione di centrodestra, anche in questo secondo mandato consecutivo, si è incaponita nel gestire male quei pochi soldi in cassa, realizzando interventi non necessari ma di effetto, solo per soddisfare quella politica dell'apparire che la caratterizza.
A cosa si riferisce?
L'idea della pista ciclabile, ad esempio, non mi è andata giù. E' un lusso che una città si può permettere solo quando tutte le componenti della viabilità urbana funzionano, dal sistema dei trasporti a quello della sosta. Però la pista dava innegabile visibilità e allora la si è fatta ad ogni costo, due anni fa con un intervento piuttosto maldestro, poi quest'anno con un ulteriore aggravio di costi.
Con la vendita degli immobili si è avuta scarsa fortuna.
Ecco un'altra favola che era stata raccontata alla città. La vendita degli immobili doveva essere la panacea, il rimedio buono per tutti i mali della nostra finanza. Dopo l'ennesimo tentativo andato a vuoto, l'assessore alle Finanze cambia strategia e dichiara che non sarà più necessario vendere alcunché, perché si prevede un sensibile aumento delle entrare tributarie. Come credergli, dopo che per mesi abbiamo visto, a riguardo, tutto e il contrario di tutto?
Eppure, se tutti i soldi delle tasse entrassero realmente in cassa, il problema finanziario si potrebbe quantomeno attenuare.
Sicuramente sì e non bisogna neanche sforzarsi troppo per individuare delle responsabilità. Quella maggiore, sarò ripetitivo, è del sindaco. E' lui il garante per tutti, è lui che si è impegnato per un modello di città assolutamente fallimentare rispetto alle previsioni. Se continuerà a governare la città così, i danni saranno incalcolabili. E non abbiamo alcuna intenzione di finire come a Taranto o a Catania.
Adesso vi diranno che siete dei gufi.
Certamente. Individuare un fattore di negatività vien comodo per distogliere l'opinione pubblica dalla verità. Questo modo di amministrare non giova a nessuno ed è bene che la gente lo sappia. Noi non gioiamo per le disgrazie della città, al contrario condividiamo i problemi del lavoro, le difficoltà dei nostri giovani. Non avendo la possibilità di compartecipare alle scelte amministrative, non ci resta che denunciare e sperare. Ricette per uscire dalla crisi non è dato conoscerle. Un buon sindaco dovrebbe comprendere che il problema risiede anche nel Palazzo, nella scelta dei tecnici e dei compagni di viaggio.
Un'ultima curiosità. Dopo aver sentito alcuni interventi di Veltroni, ci viene il dubbio: sul termovalorizzatore avete cambiato idea?
I termovalorizzatori vengono collocati al termine di un processo di smaltimento virtuoso del rifiuto che vede, all'origine, un forte incremento della raccolta differenziata. A Trani si è partiti dal discorso contrario, si voleva costruire a tutti i costi un termovalorizzatore senza pensare ad incentivare la raccolta selezionata dei rifiuti. E ancora oggi i problemi sono sotto gli occhi di tutti. I cassonetti sono troppo pochi e non coprono capillarmente tutta la città. Nella zona di Pozzopiano c'è una grande richiesta di contenitori per la carta, sono rarissimi i raccoglitori delle batterie scariche, presenti solo grazie alla sensibilità di alcuni privati. L'amministrazione, prima di pensare ad un termovalorizzatore, dovrebbe impegnarsi realmente per ottimizzare i risultati dell'intero sistema di raccolta e smaltimento dei rifiuti, dovrebbe studiare nuovi sistemi per educare i cittadini a fare la differenziata, pensare a degli incentivi per invogliarli a selezionare sempre di più i rifiuti, dovrebbe rendere realmente efficiente l'isola ecologica che realizzammo al tempo dell'amministrazione Avantario. Invece sono sempre d'attualità le lamentele dei cittadini, tutto è fermo. Anche questo è un fallimento.