Un caffè con...
Un Caffè con Mario Schiralli
Le interviste del direttore di traniweb
sabato 4 aprile 2009
Come possiamo definire la sua scelta? Un caso di comunismo senile?
Ho sempre avuto le mie idee politiche ma non le ho mai esternate nei miei 40 anni di lavoro, non parteggiando mai pubblicamente per qualcuno. Non l´ho fatto quando ero in biblioteca perché la cultura non ha colore politico e non l´ho fatto neanche quando Franco Napoletano mi ha chiamato, nel 2001, a Bisceglie. Napoletano non mi ha imposto niente se non quello di fare il mio dovere nell´interesse della collettività.
Che peso ha avuto, nella sua decisione, il rapporto con Franco Napoletano?
E´ stato determinante, non lo nascondo. Un politico, un sindaco come Franco Napoletano è difficile da trovare al giorno d´oggi. Nel corso dei miei 4 anni a Bisceglie mi ha dato tantissimo ed ho imparato tantissimo. Sono particolarmente onorato che mi abbia chiesto di rappresentare il partito in un collegio elettorale della Provincia. Avevo avuto in passato altre offerte, ma avevo sempre detto di no. Adesso che la Provincia ce l´hanno imposta, mi sono detto, cerchiamo di farla funzionare.
Dopo una lunga attività a Trani, ha chiuso la sua carriera a Bisceglie. Nemo profeta in Patria?
Non direi. Fino a quando sono stato in... patria, ho fatto il mio dovere, sviluppando gli insegnamenti di Benedetto Ronchi, il mio predecessore. La biblioteca è passata, come patrimonio librario, dalle 60mila a oltre centomila unità, anche se ora dicono che i volumi sono 80mila. L´ho informatizzata nei tempi pionieristici, l´ho resa un centro culturale vivo con cineforum, manifestazioni, ho curato l´istituzione di una pinacoteca con tanto di deliberazione che ogni forse nessuno sa che esiste, ho pubblicato libri, ho dato il mio contributo per aiutare nello studio tanti ragazzi diventati, oggi, brillanti professionisti, soprattutto nell´ambito medico, a cominciare dal sindaco Tarantini. Non sto dicendo che ho insegnato loro medicina o altro, ma sono venuto incontro alle loro esigenze dotando la biblioteca di testi per i loro esami. E´ una gran cosa incontrare per strada queste persone e avvertire la gratitudine per ciò che si è fatto, nei tempi in cui in biblioteca si poteva studiare e si compravano libri.
Il rapporto con l´attuale sindaco si è bruscamente incrinato, almeno stando al recente rapporto epistolare di cui Traniweb è depositario. In una nota, il sindaco l´ha collocata nella categoria di "quelli che fanno interventi negativi a interesse". Si ricorderà che, in quella casistica, fece rientrare il caso del "Dirigente che avrebbe voluto tornare a dirigere con un contratto privatistico". Colpito e affondato?
Premetto che il rapporto sul piano personale, almeno per me, non si è affatto incrinato anche se ciò che ha detto Tarantini è una menzogna grossolana. Ho incontrato il sindaco Tarantini nell´agosto del 2001. Stavo già lavorando a Bisceglie dal 1° febbraio 2001. Ci siamo visti sul lungomare di Trani, testimoni Maletti, Erriquez e Tella, tutta gente, all´epoca, dalla sua parte. Tarantini mi propose di tornare a Trani. Dissi di no, che avrei mantenuto fede all´impegno assunto con Franco Napoletano e che, al massimo, avrei potuto dare una mano, come consulente, per seguire l´iter di spostamento della biblioteca. Da allora non ho più saputo niente: non mi hanno più chiamato e non ho mai chiesto il perché. Da vecchio giornalista, però, incuriosito, ho fatto le mie ricerche ed ho scoperto il motivo per cui non si dette seguito a quella proposta. Me lo riferì uno di quelli stessi presenti a quell´incontro col Sindaco a quel chiosco bar nei pressi dello scoglio di Frisio.
Possiamo saperlo?
Era stato messo il veto da un esponente della maggioranza che voleva prendersi una rivincita nei miei confronti. Si trattò di un dispettuccio da "dozzina", come direbbe Manzoni, dovuto al fatto che un mio familiare non aveva aderito alla lista che questa persona aveva formato per le elezioni amministrative.
Lei è stato per 36 anni in biblioteca, 22 di questi da direttore. Negli ultimi anni crede sia stato fatto uno sforzo migliorativo per riportarla ai livelli che le competono?
Assolutamente no. La biblioteca è precipitata nel 1994, ai tempi della commissione prefettizia. Non volendo avere guai e preoccupazioni, i commissari decisero di chiudere Palazzo Vischi sulla scorta di una segnalazione fatta da un sindacato. La commissione decise di trasferirci nei locali di via De Gasperi solo con tavoli e sedie. Io portai anche dei libri e questa mia solerzia indusse lo stesso sindacato a inoltrare un esposto alla magistratura. Quando fui chiamato dal magistrato, risposi che non potevo portare avanti una biblioteca solo con tavoli e sedie. Era mio compito accontentare le persone ed i ragazzi che necessitavano di libri per le ricerche. Trasferii in via de Gasperi le enciclopedie: la Treccani per gli studiosi universitari, l´Universo per i ragazzi della scuola media, il Tesoro per i più piccoli. E, via via, altri libri di saggistica in base alle richieste dell´utenza. Il magistrato si convinse subito delle mie tesi, tant´è che, quella denuncia, non ebbe seguito. Io ed i miei collaboratori, per diversi anni, abbiamo fatto avanti e indietro da Via De Gasperi alla sede di Piazza Longobardi con buste di plastica piene di libri, per soddisfare le richieste dei lettori. A distanza di anni, devo dire grazie a quei dipendenti: non erano tenuti a fare quello che hanno fatto, a caricare e scaricare, ogni giorno, decine e decine di volumi, da una sede all´altra. Questo... scherzo è andato avanti fino ad agosto- settembre del 2000 quando, per rimuovermi dalla biblioteca, l´Amministrazione del tempo decise di affidarmi le mansioni dirigenziali al Comune.
E fin qui il passato. La mia domanda era un´altra. Negli ultimi anni la nuova sede è stata riaperta, dotata di scaffali, di postazioni Internet, i libri sono stati sanificati, adesso si sta procedendo alla loro sistemazione. Non sono segnali positivi?
La volontà di far bene non ha trovato attuazione. Per capire le necessità di una biblioteca, bisogna viverla. Ci sono voluti 28 anni per costruire e inaugurare l´immobile, taglio di nastro fatto dal sindaco Tamborrino qualche giorno prima della scadenza del suo mandato. Da allora, ci sono voluti altri anni per iniziare ad acquistare gli scaffali su cui mettere i libri. Sono andato di recente in biblioteca per vedere la sala Beltrani, la mia stanza quando ero direttore. Ho visto che i libri nella scaffalatura sono stati posizionati un po´ alla rinfusa e non strettamente secondo l´ordine precostituito.
Il sindaco ha detto che gli studiosi, finora, non hanno avuto difficoltà nel trovare i testi.
Sulla questione ho sfidato il sindaco rispondendogli su Traniweb. Sapendo che è una persona intellettualmente e moralmente onesta, l´ho invitato ad andare a guardare lo schedario, a scegliere un libro e ad andare a cercarlo poi nella sala Beltrani per verificare se è al posto giusto.
Pubblicazione on line dei libri di maggior pregio. Non la trova una conquista per tutti? Perché l'ha definita una panzana?
Si sono resi conto di quanto tempo ci voglia e quanto possa costare la scannerizzazione delle sole Cinquecentine? Faccio un esempio pratico: il De Iure Patronatus di Cesare Lambertini è composto da un migliaio e passa di pagine. Tutte le Cinquecentine, e sono diverse centinaia, sono volumi enormi. E poi ci sono le edizioni pugliesi, molto importanti perché testimoniano che la prima tipografia stabile in Puglia si ebbe a Trani. E i testi del `600 altrettanto preziosi. Quanto costerebbe un´operazione di questo tipo? Inoltre, parliamo di libri per studiosi, non per studenti che rappresentano la maggior parte dei frequentatori della Biblioteca. Lo studioso ama toccare con mano il libro antico, il manoscritto. Avere tra le mani una lettera di Victor Hugo procura tutta un'altra emozione che leggerla sul computer.
Restiamo in ambito culturale. Il sindaco più volte ha detto che, il ruolo di Trani nella nuova Provincia, deve essere quello di polo culturale. Che bisogna fare?
Riscoprire le origini, come ha detto il mio segretario cittadino riprendendo una frase dello scrittore Leonardo Sciascia: "Una città senza memoria è una città senza futuro". Se non riscopriamo le nostre origini non andremo da nessuna parte. A Trani si va avanti per improvvisazione: il primo che si alza propone la Beauty farm nel Monastero, il secondo fa mettere le rastrelliere davanti alla Cattedrale mortificandola, il terzo concede la chiesa più antica della città ad un imprenditore per trasformarla in ristorante.
Lei è stato fra i primi ad inorridire.
Intendiamoci bene: non ce l´ho con gli imprenditori, fanno il loro mestiere come è giusto che sia. Se fossi stato al posto loro e mi avessero proposto la chiesa di Sant´Antuono per farne un ristorante, avrei accettato a volo. Non accetto il fatto che l´amministrazione abbia avallato l´operazione dicendo che il luogo fosse ormai diventato un rudere. E, per giunta, siamo dinnanzi ad una chiesa consacrata. Questo significa cancellare la storia. La vicenda di Sant´Antuono non è isolata, ci sono tantissime altre cancellazioni di testimonianze del passato che mi hanno fatto rabbrividire.
Le giro un interrogativo posto dal consigliere comunale Franco Caffarella: è eresia pensare di riportare a Trani, con la nascita della nuova Provincia, le opere del Piccinni, la biblioteca De Gemmis e tutti i documenti legati alla presenza a Trani dei massimi organi amministrativi e giudiziari della Regione?
Non è eresia. La Provincia, d´altronde, deve dare una discreta percentuale di beni al nuovo Ente. I quadri di Piccinni dovrebbero venire a Trani. Non facciamo confusione però per i libri: la biblioteca De Gemmis non appartiene tutta a Trani. De Gemmis non è un tranese, proviene da una famiglia bitontina ed è nato a Terlizzi. La sua permanenza a Trani è legata ad una coincidenza: si fece costruire una villa a Colonna perché il suo palazzo, a Bari, era stato requisito nel 1943 dagli americani. Nella biblioteca de Gemmis, però, è presente tutto l´archivio cartaceo di Giovanni Beltrani che doveva essere a Trani già da tempo immemorabile. Giovanni Beltrani, nel suo testamento spirituale, cosa che ho già pubblicato in un catalogo per conto dell´amministrazione comunale del tempo, scrisse che tutti i suoi testi, così faticosamente raccolti durante gli anni di ricerca, come pure le sue carte, venissero dati al Comune di Trani purché questi ne facesse una biblioteca pubblica. Ebbene, alla morte di Beltrani, gli eredi, non tenendo fede alla sua volontà, dettero a Trani solo i libri e la scaffalatura, mentre tutte le carte, una miriade di documenti, andarono arbitrariamente alla de Gemmis. Quelle carte devono tornare a Trani.
Teatro nell'attuale sede dell´Amet. Le piace l´idea?
Assolutamente no e non sono il primo a dirlo. Già 30 anni fa, quando l´avvocato Pastore ipotizzò una ricostruzione del teatro, venne proposta la sede dell´Amet. Fu fatto un sopralluogo e si scoprì che sarebbe venuto su un teatrino di pochissimi posti. Pastore si rivolse allora ad un grossissimo studio di architetti di Bari che progettò il nuovo teatro nello stesso posto in cui sorgeva il vecchio. Parliamo di una struttura moderna, che ben s´inquadrava nell´ambito paesaggistico. Quell´ipotesi non è più andata avanti per vari motivi, ma il progetto, proprio per la sua valenza, è stato oggetto di tesi di laurea depositata in Biblioteca con annesso un grosso album di tavole.
Contrario alla costruzione del teatro all´Amet o contrario alla costruzione di un teatro in generale?
Che Trani debba avere un teatro, questo sì. Siamo stati la prima città in Puglia e forse nel meridione ad avere un teatro stabile, nel 1700, con l´Accademia dei Pellegrini. Questa è storia che forse pochi conoscono. Per un nuovo teatro potrebbe essere buona la soluzione Supercinema, come pure quella di individuare un luogo adatto e decidere che futuro dare al contenitore. Oggi il mondo del teatro è in crisi: una struttura aperta cinque o sei mesi all´anno è passiva in partenza. Dovrebbe essere abbinato al cinema, ma anche i cinema non se la passano bene.
Prima ha parlato della Beauty farm al Monastero. Ma con D´Ambrosio si è mai chiarito?
No. Mi ha chiamato jurassico, ha detto che solo chi è moderno va avanti. A tal proposito gli ho anche consigliato una lettura utile: l´aforisma di Isahia ben mali da Trani. L´avrà fatto?, non credo. Sono contentissimo di aver fatto cambiare idea a lui e a tutti quelli che sostenevano l´idea di vedere il Cristo di Colonna scendere dalla croce per andarsi a fare le lampade. E´ una battuta blasfema, lo so, ma in questo caso ci sta tutta.
Cosa rimprovera maggiormente all´attuale amministrazione? Prima ha parlato di improvvisazione.
Esatto. Rimprovero la mancanza di progettualità. Si va avanti alla giornata, si ipotizzano mastodontici investimenti, interventi dei privati, senza mai dire come portare avanti questi progetti. Dobbiamo renderci conto di ciò che è Trani: una città piena di debiti. Mi sia consentito un paragone con l´amministrazione di Bisceglie retta da Franco Napoletano: anche lui trovò una situazione debitoria difficile e la affrontò con una progettualità mirata, scaglionata negli anni, partendo dalle esigenze più impellenti. Così facendo, Napoletano è riuscito a compiere il risanamento finanziario e, allo stesso tempo, a realizzare una serie di opere che hanno trasformato il volto della città. E´ inutile fingere di non avere debiti. Bisogna riprogrammare tutto. A Trani invece si perdono i finanziamenti dei PIRP perché non vengono presentati i progetti. E che dire del milione di Euro sfumato per la Biblioteca?
Il Pug può essere una grande medicina per sconfiggere la crisi economica.
Assolutamente no. Il Pug non può essere la salvezza di Trani. Bene diceva Franco Napoletano in una recente riunione che ha tenuto a Trani: puntando solo sull´urbanistica crescono le lobby, i palazzi ed i palazzinari. La vera arma vincente è invece la cultura, a cui purtroppo si dà sempre un ruolo di Cenerentola. Eppure la cultura paga, soprattutto in termini di prestigio e di realizzabilità delle opere. L´urbanistica porta ad altre strade. Siamo sinceri, leggiamo Saviano, l´autore di Gomorra. Riflettiamo su quel bell´articolo "La corruzione inconsapevole che ha affondato il Paese". Oggi i politici sono quelli che hanno i soldi e che mandano avanti il primo politicante che gli fa comodo, sapendo che se sarà eletto dovrà venire per forza ad redde rationem: do ut des. Nel mondo della cultura questo "do ut des" non è applicabile.
Era meglio la politica prima di Tangentopoli?
Tangentopoli è stata un male. A Trani, per un capriccio di un Prefetto che vedeva camorristi dappertutto, c´è stato lo scioglimento del Consiglio comunale. Se guardiamo com´è andata a finire, tutto si è risolto in una bolla di sapone, eccezion fatta per qualche sprovveduto che ha patteggiato o si è fatto cogliere con le mani nel sacco. E´ stata azzerata una classe politica preparata. I politici di allora facevano gavetta nelle segreterie di partito. A Trani tangentopoli ha spazzato via una classe politica sulla scorta di dichiarazioni e confessioni di un certo malavitoso tranese, consegnando la città ad una gestione commissariale che ha trattato tutti i tranesi alla stregua dei peggiori mafiosi. Per 18 mesi sono venuti gli estranei a comandare a casa nostra, a fare i progetti, lasciandoci in eredità obbrobri come quello del piazzale della stazione.
Il dibattito resta aperto: rinnovare la politica o servirsi dell´esperienza di chi ha vissuto la politica di una volta?
Il rinnovamento ci deve essere, ma deve avvenire in maniera graduale. Servono le scuole della politica, non ci si deve improvvisare. Oggi, alla guida degli Enti, c´è gente impreparata. Le faccio un esempio concreto: il mio segretario politico, in seguito ad alcune dichiarazioni rilasciate alla stampa, ha ricevuto una richiesta di scuse da parte del presidente di una municipalizzata perché - a detta del presidente - l´azienda aveva subito dei danni dalla diffusione di quell´articolo. Siamo giornalisti entrambi, per cui la domanda possiamo farcela a vicenda: quando mai un articolo di giornale ha potuto danneggiare un´azienda che per di più agisce in regime di monopolio? Se tutti noi dovessimo decidere di cambiare gestore di energia, l´Amet prenderebbe gli stessi soldi che incassa ora perché è proprietaria di tutti gli impianti, dei cavi e delle strutture fino al 2031. Allora non mi si venga a parlare di danni! Un´azienda sale o scende solo per merito o demerito del consiglio d´amministrazione e di chi la dirige.
Ad Amet, di recente, è stata affidata la gestione delle aree di sosta a pagamento. Nel contempo, l´amministrazione vuole adottare un piano regolatore del traffico. Per questo motivo, ha affidato ad una società di Perugia uno studio specifico. Ha esaminato il progetto?
A pagina 81 si parla dei parcheggi sotterranei. Uno di questi viene individuato in piazza Longobardi. Chi ha redatto il piano evidentemente non sa che in piazza Longobardi, anticamente, c´era una chiesa, la chiesa dell´Annunziata, demolita per permettere proprio la realizzazione della piazza. Le pietre della chiesa furono utilizzate per la costruzione dell´attigua San Toma. Sotto la chiesa dell´Annunziata c´era la cripta. Negli anni `80, quando fu rifatta la pensilina della piazza, nello scavare furono trovate le fondamenta della chiesa dell´Annunziata e tracce della cripta. Per evitare che la Soprintendenza bloccasse i lavori, si decise di stendere una colata di cemento alla pari di un bunker anti-atomico, senza dimenticare che, nel corso di quei lavori, la facciata di palazzo Vischi subì ulteriori danni di staticità. L´amministrazione è liberissima di fare lì un parcheggio sotterraneo, ma almeno si renda conto di cosa sta sotto. E non è l´unica bruttura rilevata.
Ce ne sono altre?
Il parcheggio nell´area a ridosso degli uffici della capitaneria di porto. Il progetto prevede un parcheggio a uno o due piani e la realizzazione di una nuova piazza direttamente collegata a piazza Duomo. Se dovesse essere realizzato si andrebbe a nascondere un pezzo della murazione di Federico II risalente al XIII secolo. Le città come Trani, Bisceglie e Molfetta, nel 1800, furono danneggiate dall´abbattimento delle mura cittadine per favorire l´espansione dei borghi. Altre Regioni, come l´Umbria, la Toscana, al contrario, hanno mantenuto intatti i loro centri storici. A Trani abbiamo una testimonianza della murazione di Federico II e che si fa? La cancelliamo dalla vista per fare un parcheggio?. Fra poco magari ci diranno che stava cadendo a pezzi. La verità è un´altra. Ho fatto delle fotografie in cui si dimostra l´incuria con cui vengono tenuti i beni monumentali e artistici della città. Se sarà il caso mi opporrò in ogni modo, chiamando Sgarbi, facendo venire la Soprintendenza, scrivendo a Bondi, rivolgendomi anche alla magistratura.
Bondi, un ex comunista.
Oggi sono tutti atleti in politica, specialisti nel salto in lungo o anche triplo. Tornando all´argomento di prima, abbiamo una esponente in Parlamento che ci rappresenta per quanto riguarda la cultura. E che ha fatto questa signora? Ha favorito solo una sfilata di quattro cavalli e quattro soldatini con le lance, accompagnati da qualche sbandieratore, con un giovanotto ed una signorina vestiti da re e regina. Ma si è mai pensato a fare giornate di studio su che cosa significhi un matrimonio regale? Hanno mai studiato la storia di quegli eventi, le dinamiche storiche e politiche? Queste sfilate, solo folklore, lasciamole alle associazioni locali che pure sono da elogiare per il loro spirito partecipativo, ma non sono certo in grado di sostenere le spese di un convegno a livello nazionale.
Lei è pronto a scendere in campo per le Provinciali. Ma segue il dibattito politico nazionale? Come lo giudica?
In maniera negativa. Ho vissuto un po´ di tempo in Spagna ed ho notato in piena campagna elettorale solo alcuni manifesti con il volto di Zapatero o del concorrente, mentre la tv spagnola dedica pochissimo spazio agli argomenti politici. Da noi invece si parla troppo ed i fatti restano a zero. Ognuno va in tv, si fa la trasmissione a suo uso e consumo senza contraddittorio. In realtà non dovrebbe avvenire così: la tv dovrebbe garantire sempre un confronto civile ed educato fra le parti. Nel 1883 Francesco De Sanctis, nel suo discorso di ringraziamento agli elettori tranesi, nel teatro comunale, disse: "I partiti sono tanto più forti quanto meno litigano tra loro e quanto più pensano al bene del Paese, perché solo pensando al bene del Paese diventano grandi, s´ingrossano". Se i partiti litigano, la gente si disinteressa, si allontana. I cittadini ne hanno piene le tasche di questo modo di fare. La forza di una città si misura, invece, dalla capacità di partecipazione dei cittadini alla vita politica. Probabilmente la prossima frase me la taglierete, io la dico comunque.
Raramente facciamo censure.
E´ una citazione, è tratta da un articolo, comparso sul Corriere della Sera, a firma di Gianni Donno, emerito professore universitario. Non si riferiva a Trani ma diceva questo: "Nelle nostre città, basta che uno strisciaculo qualsiasi diventi assessore perché si consideri un´autorità". Ho riportato testualmente le parole di Donno. Se qualcuno si sente offeso, se la prenda con lui.
Dove vuole arrivare?
Mi chiedo: dove sta più la partecipazione dei cittadini alla vita politica? Oggi per andare sul Comune e parlare con qualcuno devi fare la scala santa. Si figuri: una volta ho chiamato al Comune di Trani, da Bisceglie, per avere un certificato. Sono stato preso a male parole. Mi fermo qua.
Lei, prima, ha parlato della litigiosità tra i partiti come male della politica. Hai mai detto queste cose durante una riunione del centrosinistra mentre si prendevano a capelli per scegliere un candidato alla presidenza della Provincia?
Non è compito mio, sono un neofita della politica attiva. Queste cose sono state già dette e non una volta sola. Franco Napoletano ha messo in guardia tutti: se i partiti del centrosinistra continueranno a litigare tra loro saranno destinati a subire altre scoppole tremende. Queste elezioni si vincono stando uniti: se andiamo all´uno contro uno contro il candidato del centrodestra sarà facilissimo fare gol. Andare divisi significherebbe perdere ed avere delle forti ripercussioni anche nelle successive tornate elettorali. Il segnale è stato lanciato: se si dovesse continuare a collezionare sconfitte inopinate, il centrosinistra finirebbe con l´uscire di scena lasciando la ribalta ad un solo partito. E senza opposizione non c´è democrazia.
Alla fine la scelta, più o meno condivisa, è ricaduta su Pina Marmo. Ma non era meglio fare le primarie?
Le primarie bulgare come quelle fatte da Veltroni? Sono una presa in giro. A Trani, un partito del centrosinistra ha fatto una cosa simile: ha invitato 30 persone che, aum aum, hanno eletto tutti gli organi di partito, ritagliandosi ognuno un ruolo per sé. O le primarie si fanno nel vero senso della parola, oppure facciamo una magra figura, la stessa in cui è incappato Veltroni. Prima ha fatto cadere Prodi (lo ha detto lo stesso ex presidente) e poi ha rifiutato le alleanze, sentendosi forte e sicuro del fatto suo. E avete visto tutti com´è andata a finire. Giovanni Valente, componente della direzione nazionale del partito dei Comunisti Italiani, ha ribadito il nostro impegno per un centrosinistra unito. Se non si va assieme, non si va da nessuna parte.
Lei non ha mai fatto politica attiva. Come pensa di impostare la sua campagna elettorale?
La politica non è il mio mestiere. Sono onorato e grato a chi ha voluto che mi cimentassi nella competizione elettorale. Cercherò di utilizzare lo stesso criterio adottato quando ero direttore di biblioteca, seguendo gli insegnamenti ricevuti, guardando alle esigenze del mio Paese. Bisogna andare avanti per gradi, avere ben presente le necessità ed impegnarsi per affrontarle, partendo dalle più impellenti. Che si vinca o si vada all´opposizione, se dovessi sedermi in Consiglio provinciale cercherei di dare il mio contributo per la crescita del territorio, senza utilizzare verbi al futuro.
Che risultato si aspetta?
La gente vota la persona ed io credo di avere ancora qualche estimatore. Lo dico non per tronfia autostima come qualcuno ha dichiarato per apostrofarmi. Vedremo, comunque. Di certo posso dire che investirò in prima persona anche dal punto di vista economico. E´ facile spendere centinaia di migliaia di euro per farsi eleggere soprattutto quando i soldi vengono dal... cielo. Io quel poco che spenderò lo sottrarrò alla mia famiglia, ma almeno non avrò alle spalle palazzinari o industriali a cui rendere conto.
Ho sempre avuto le mie idee politiche ma non le ho mai esternate nei miei 40 anni di lavoro, non parteggiando mai pubblicamente per qualcuno. Non l´ho fatto quando ero in biblioteca perché la cultura non ha colore politico e non l´ho fatto neanche quando Franco Napoletano mi ha chiamato, nel 2001, a Bisceglie. Napoletano non mi ha imposto niente se non quello di fare il mio dovere nell´interesse della collettività.
Che peso ha avuto, nella sua decisione, il rapporto con Franco Napoletano?
E´ stato determinante, non lo nascondo. Un politico, un sindaco come Franco Napoletano è difficile da trovare al giorno d´oggi. Nel corso dei miei 4 anni a Bisceglie mi ha dato tantissimo ed ho imparato tantissimo. Sono particolarmente onorato che mi abbia chiesto di rappresentare il partito in un collegio elettorale della Provincia. Avevo avuto in passato altre offerte, ma avevo sempre detto di no. Adesso che la Provincia ce l´hanno imposta, mi sono detto, cerchiamo di farla funzionare.
Dopo una lunga attività a Trani, ha chiuso la sua carriera a Bisceglie. Nemo profeta in Patria?
Non direi. Fino a quando sono stato in... patria, ho fatto il mio dovere, sviluppando gli insegnamenti di Benedetto Ronchi, il mio predecessore. La biblioteca è passata, come patrimonio librario, dalle 60mila a oltre centomila unità, anche se ora dicono che i volumi sono 80mila. L´ho informatizzata nei tempi pionieristici, l´ho resa un centro culturale vivo con cineforum, manifestazioni, ho curato l´istituzione di una pinacoteca con tanto di deliberazione che ogni forse nessuno sa che esiste, ho pubblicato libri, ho dato il mio contributo per aiutare nello studio tanti ragazzi diventati, oggi, brillanti professionisti, soprattutto nell´ambito medico, a cominciare dal sindaco Tarantini. Non sto dicendo che ho insegnato loro medicina o altro, ma sono venuto incontro alle loro esigenze dotando la biblioteca di testi per i loro esami. E´ una gran cosa incontrare per strada queste persone e avvertire la gratitudine per ciò che si è fatto, nei tempi in cui in biblioteca si poteva studiare e si compravano libri.
Il rapporto con l´attuale sindaco si è bruscamente incrinato, almeno stando al recente rapporto epistolare di cui Traniweb è depositario. In una nota, il sindaco l´ha collocata nella categoria di "quelli che fanno interventi negativi a interesse". Si ricorderà che, in quella casistica, fece rientrare il caso del "Dirigente che avrebbe voluto tornare a dirigere con un contratto privatistico". Colpito e affondato?
Premetto che il rapporto sul piano personale, almeno per me, non si è affatto incrinato anche se ciò che ha detto Tarantini è una menzogna grossolana. Ho incontrato il sindaco Tarantini nell´agosto del 2001. Stavo già lavorando a Bisceglie dal 1° febbraio 2001. Ci siamo visti sul lungomare di Trani, testimoni Maletti, Erriquez e Tella, tutta gente, all´epoca, dalla sua parte. Tarantini mi propose di tornare a Trani. Dissi di no, che avrei mantenuto fede all´impegno assunto con Franco Napoletano e che, al massimo, avrei potuto dare una mano, come consulente, per seguire l´iter di spostamento della biblioteca. Da allora non ho più saputo niente: non mi hanno più chiamato e non ho mai chiesto il perché. Da vecchio giornalista, però, incuriosito, ho fatto le mie ricerche ed ho scoperto il motivo per cui non si dette seguito a quella proposta. Me lo riferì uno di quelli stessi presenti a quell´incontro col Sindaco a quel chiosco bar nei pressi dello scoglio di Frisio.
Possiamo saperlo?
Era stato messo il veto da un esponente della maggioranza che voleva prendersi una rivincita nei miei confronti. Si trattò di un dispettuccio da "dozzina", come direbbe Manzoni, dovuto al fatto che un mio familiare non aveva aderito alla lista che questa persona aveva formato per le elezioni amministrative.
Lei è stato per 36 anni in biblioteca, 22 di questi da direttore. Negli ultimi anni crede sia stato fatto uno sforzo migliorativo per riportarla ai livelli che le competono?
Assolutamente no. La biblioteca è precipitata nel 1994, ai tempi della commissione prefettizia. Non volendo avere guai e preoccupazioni, i commissari decisero di chiudere Palazzo Vischi sulla scorta di una segnalazione fatta da un sindacato. La commissione decise di trasferirci nei locali di via De Gasperi solo con tavoli e sedie. Io portai anche dei libri e questa mia solerzia indusse lo stesso sindacato a inoltrare un esposto alla magistratura. Quando fui chiamato dal magistrato, risposi che non potevo portare avanti una biblioteca solo con tavoli e sedie. Era mio compito accontentare le persone ed i ragazzi che necessitavano di libri per le ricerche. Trasferii in via de Gasperi le enciclopedie: la Treccani per gli studiosi universitari, l´Universo per i ragazzi della scuola media, il Tesoro per i più piccoli. E, via via, altri libri di saggistica in base alle richieste dell´utenza. Il magistrato si convinse subito delle mie tesi, tant´è che, quella denuncia, non ebbe seguito. Io ed i miei collaboratori, per diversi anni, abbiamo fatto avanti e indietro da Via De Gasperi alla sede di Piazza Longobardi con buste di plastica piene di libri, per soddisfare le richieste dei lettori. A distanza di anni, devo dire grazie a quei dipendenti: non erano tenuti a fare quello che hanno fatto, a caricare e scaricare, ogni giorno, decine e decine di volumi, da una sede all´altra. Questo... scherzo è andato avanti fino ad agosto- settembre del 2000 quando, per rimuovermi dalla biblioteca, l´Amministrazione del tempo decise di affidarmi le mansioni dirigenziali al Comune.
E fin qui il passato. La mia domanda era un´altra. Negli ultimi anni la nuova sede è stata riaperta, dotata di scaffali, di postazioni Internet, i libri sono stati sanificati, adesso si sta procedendo alla loro sistemazione. Non sono segnali positivi?
La volontà di far bene non ha trovato attuazione. Per capire le necessità di una biblioteca, bisogna viverla. Ci sono voluti 28 anni per costruire e inaugurare l´immobile, taglio di nastro fatto dal sindaco Tamborrino qualche giorno prima della scadenza del suo mandato. Da allora, ci sono voluti altri anni per iniziare ad acquistare gli scaffali su cui mettere i libri. Sono andato di recente in biblioteca per vedere la sala Beltrani, la mia stanza quando ero direttore. Ho visto che i libri nella scaffalatura sono stati posizionati un po´ alla rinfusa e non strettamente secondo l´ordine precostituito.
Il sindaco ha detto che gli studiosi, finora, non hanno avuto difficoltà nel trovare i testi.
Sulla questione ho sfidato il sindaco rispondendogli su Traniweb. Sapendo che è una persona intellettualmente e moralmente onesta, l´ho invitato ad andare a guardare lo schedario, a scegliere un libro e ad andare a cercarlo poi nella sala Beltrani per verificare se è al posto giusto.
Pubblicazione on line dei libri di maggior pregio. Non la trova una conquista per tutti? Perché l'ha definita una panzana?
Si sono resi conto di quanto tempo ci voglia e quanto possa costare la scannerizzazione delle sole Cinquecentine? Faccio un esempio pratico: il De Iure Patronatus di Cesare Lambertini è composto da un migliaio e passa di pagine. Tutte le Cinquecentine, e sono diverse centinaia, sono volumi enormi. E poi ci sono le edizioni pugliesi, molto importanti perché testimoniano che la prima tipografia stabile in Puglia si ebbe a Trani. E i testi del `600 altrettanto preziosi. Quanto costerebbe un´operazione di questo tipo? Inoltre, parliamo di libri per studiosi, non per studenti che rappresentano la maggior parte dei frequentatori della Biblioteca. Lo studioso ama toccare con mano il libro antico, il manoscritto. Avere tra le mani una lettera di Victor Hugo procura tutta un'altra emozione che leggerla sul computer.
Restiamo in ambito culturale. Il sindaco più volte ha detto che, il ruolo di Trani nella nuova Provincia, deve essere quello di polo culturale. Che bisogna fare?
Riscoprire le origini, come ha detto il mio segretario cittadino riprendendo una frase dello scrittore Leonardo Sciascia: "Una città senza memoria è una città senza futuro". Se non riscopriamo le nostre origini non andremo da nessuna parte. A Trani si va avanti per improvvisazione: il primo che si alza propone la Beauty farm nel Monastero, il secondo fa mettere le rastrelliere davanti alla Cattedrale mortificandola, il terzo concede la chiesa più antica della città ad un imprenditore per trasformarla in ristorante.
Lei è stato fra i primi ad inorridire.
Intendiamoci bene: non ce l´ho con gli imprenditori, fanno il loro mestiere come è giusto che sia. Se fossi stato al posto loro e mi avessero proposto la chiesa di Sant´Antuono per farne un ristorante, avrei accettato a volo. Non accetto il fatto che l´amministrazione abbia avallato l´operazione dicendo che il luogo fosse ormai diventato un rudere. E, per giunta, siamo dinnanzi ad una chiesa consacrata. Questo significa cancellare la storia. La vicenda di Sant´Antuono non è isolata, ci sono tantissime altre cancellazioni di testimonianze del passato che mi hanno fatto rabbrividire.
Le giro un interrogativo posto dal consigliere comunale Franco Caffarella: è eresia pensare di riportare a Trani, con la nascita della nuova Provincia, le opere del Piccinni, la biblioteca De Gemmis e tutti i documenti legati alla presenza a Trani dei massimi organi amministrativi e giudiziari della Regione?
Non è eresia. La Provincia, d´altronde, deve dare una discreta percentuale di beni al nuovo Ente. I quadri di Piccinni dovrebbero venire a Trani. Non facciamo confusione però per i libri: la biblioteca De Gemmis non appartiene tutta a Trani. De Gemmis non è un tranese, proviene da una famiglia bitontina ed è nato a Terlizzi. La sua permanenza a Trani è legata ad una coincidenza: si fece costruire una villa a Colonna perché il suo palazzo, a Bari, era stato requisito nel 1943 dagli americani. Nella biblioteca de Gemmis, però, è presente tutto l´archivio cartaceo di Giovanni Beltrani che doveva essere a Trani già da tempo immemorabile. Giovanni Beltrani, nel suo testamento spirituale, cosa che ho già pubblicato in un catalogo per conto dell´amministrazione comunale del tempo, scrisse che tutti i suoi testi, così faticosamente raccolti durante gli anni di ricerca, come pure le sue carte, venissero dati al Comune di Trani purché questi ne facesse una biblioteca pubblica. Ebbene, alla morte di Beltrani, gli eredi, non tenendo fede alla sua volontà, dettero a Trani solo i libri e la scaffalatura, mentre tutte le carte, una miriade di documenti, andarono arbitrariamente alla de Gemmis. Quelle carte devono tornare a Trani.
Teatro nell'attuale sede dell´Amet. Le piace l´idea?
Assolutamente no e non sono il primo a dirlo. Già 30 anni fa, quando l´avvocato Pastore ipotizzò una ricostruzione del teatro, venne proposta la sede dell´Amet. Fu fatto un sopralluogo e si scoprì che sarebbe venuto su un teatrino di pochissimi posti. Pastore si rivolse allora ad un grossissimo studio di architetti di Bari che progettò il nuovo teatro nello stesso posto in cui sorgeva il vecchio. Parliamo di una struttura moderna, che ben s´inquadrava nell´ambito paesaggistico. Quell´ipotesi non è più andata avanti per vari motivi, ma il progetto, proprio per la sua valenza, è stato oggetto di tesi di laurea depositata in Biblioteca con annesso un grosso album di tavole.
Contrario alla costruzione del teatro all´Amet o contrario alla costruzione di un teatro in generale?
Che Trani debba avere un teatro, questo sì. Siamo stati la prima città in Puglia e forse nel meridione ad avere un teatro stabile, nel 1700, con l´Accademia dei Pellegrini. Questa è storia che forse pochi conoscono. Per un nuovo teatro potrebbe essere buona la soluzione Supercinema, come pure quella di individuare un luogo adatto e decidere che futuro dare al contenitore. Oggi il mondo del teatro è in crisi: una struttura aperta cinque o sei mesi all´anno è passiva in partenza. Dovrebbe essere abbinato al cinema, ma anche i cinema non se la passano bene.
Prima ha parlato della Beauty farm al Monastero. Ma con D´Ambrosio si è mai chiarito?
No. Mi ha chiamato jurassico, ha detto che solo chi è moderno va avanti. A tal proposito gli ho anche consigliato una lettura utile: l´aforisma di Isahia ben mali da Trani. L´avrà fatto?, non credo. Sono contentissimo di aver fatto cambiare idea a lui e a tutti quelli che sostenevano l´idea di vedere il Cristo di Colonna scendere dalla croce per andarsi a fare le lampade. E´ una battuta blasfema, lo so, ma in questo caso ci sta tutta.
Cosa rimprovera maggiormente all´attuale amministrazione? Prima ha parlato di improvvisazione.
Esatto. Rimprovero la mancanza di progettualità. Si va avanti alla giornata, si ipotizzano mastodontici investimenti, interventi dei privati, senza mai dire come portare avanti questi progetti. Dobbiamo renderci conto di ciò che è Trani: una città piena di debiti. Mi sia consentito un paragone con l´amministrazione di Bisceglie retta da Franco Napoletano: anche lui trovò una situazione debitoria difficile e la affrontò con una progettualità mirata, scaglionata negli anni, partendo dalle esigenze più impellenti. Così facendo, Napoletano è riuscito a compiere il risanamento finanziario e, allo stesso tempo, a realizzare una serie di opere che hanno trasformato il volto della città. E´ inutile fingere di non avere debiti. Bisogna riprogrammare tutto. A Trani invece si perdono i finanziamenti dei PIRP perché non vengono presentati i progetti. E che dire del milione di Euro sfumato per la Biblioteca?
Il Pug può essere una grande medicina per sconfiggere la crisi economica.
Assolutamente no. Il Pug non può essere la salvezza di Trani. Bene diceva Franco Napoletano in una recente riunione che ha tenuto a Trani: puntando solo sull´urbanistica crescono le lobby, i palazzi ed i palazzinari. La vera arma vincente è invece la cultura, a cui purtroppo si dà sempre un ruolo di Cenerentola. Eppure la cultura paga, soprattutto in termini di prestigio e di realizzabilità delle opere. L´urbanistica porta ad altre strade. Siamo sinceri, leggiamo Saviano, l´autore di Gomorra. Riflettiamo su quel bell´articolo "La corruzione inconsapevole che ha affondato il Paese". Oggi i politici sono quelli che hanno i soldi e che mandano avanti il primo politicante che gli fa comodo, sapendo che se sarà eletto dovrà venire per forza ad redde rationem: do ut des. Nel mondo della cultura questo "do ut des" non è applicabile.
Era meglio la politica prima di Tangentopoli?
Tangentopoli è stata un male. A Trani, per un capriccio di un Prefetto che vedeva camorristi dappertutto, c´è stato lo scioglimento del Consiglio comunale. Se guardiamo com´è andata a finire, tutto si è risolto in una bolla di sapone, eccezion fatta per qualche sprovveduto che ha patteggiato o si è fatto cogliere con le mani nel sacco. E´ stata azzerata una classe politica preparata. I politici di allora facevano gavetta nelle segreterie di partito. A Trani tangentopoli ha spazzato via una classe politica sulla scorta di dichiarazioni e confessioni di un certo malavitoso tranese, consegnando la città ad una gestione commissariale che ha trattato tutti i tranesi alla stregua dei peggiori mafiosi. Per 18 mesi sono venuti gli estranei a comandare a casa nostra, a fare i progetti, lasciandoci in eredità obbrobri come quello del piazzale della stazione.
Il dibattito resta aperto: rinnovare la politica o servirsi dell´esperienza di chi ha vissuto la politica di una volta?
Il rinnovamento ci deve essere, ma deve avvenire in maniera graduale. Servono le scuole della politica, non ci si deve improvvisare. Oggi, alla guida degli Enti, c´è gente impreparata. Le faccio un esempio concreto: il mio segretario politico, in seguito ad alcune dichiarazioni rilasciate alla stampa, ha ricevuto una richiesta di scuse da parte del presidente di una municipalizzata perché - a detta del presidente - l´azienda aveva subito dei danni dalla diffusione di quell´articolo. Siamo giornalisti entrambi, per cui la domanda possiamo farcela a vicenda: quando mai un articolo di giornale ha potuto danneggiare un´azienda che per di più agisce in regime di monopolio? Se tutti noi dovessimo decidere di cambiare gestore di energia, l´Amet prenderebbe gli stessi soldi che incassa ora perché è proprietaria di tutti gli impianti, dei cavi e delle strutture fino al 2031. Allora non mi si venga a parlare di danni! Un´azienda sale o scende solo per merito o demerito del consiglio d´amministrazione e di chi la dirige.
Ad Amet, di recente, è stata affidata la gestione delle aree di sosta a pagamento. Nel contempo, l´amministrazione vuole adottare un piano regolatore del traffico. Per questo motivo, ha affidato ad una società di Perugia uno studio specifico. Ha esaminato il progetto?
A pagina 81 si parla dei parcheggi sotterranei. Uno di questi viene individuato in piazza Longobardi. Chi ha redatto il piano evidentemente non sa che in piazza Longobardi, anticamente, c´era una chiesa, la chiesa dell´Annunziata, demolita per permettere proprio la realizzazione della piazza. Le pietre della chiesa furono utilizzate per la costruzione dell´attigua San Toma. Sotto la chiesa dell´Annunziata c´era la cripta. Negli anni `80, quando fu rifatta la pensilina della piazza, nello scavare furono trovate le fondamenta della chiesa dell´Annunziata e tracce della cripta. Per evitare che la Soprintendenza bloccasse i lavori, si decise di stendere una colata di cemento alla pari di un bunker anti-atomico, senza dimenticare che, nel corso di quei lavori, la facciata di palazzo Vischi subì ulteriori danni di staticità. L´amministrazione è liberissima di fare lì un parcheggio sotterraneo, ma almeno si renda conto di cosa sta sotto. E non è l´unica bruttura rilevata.
Ce ne sono altre?
Il parcheggio nell´area a ridosso degli uffici della capitaneria di porto. Il progetto prevede un parcheggio a uno o due piani e la realizzazione di una nuova piazza direttamente collegata a piazza Duomo. Se dovesse essere realizzato si andrebbe a nascondere un pezzo della murazione di Federico II risalente al XIII secolo. Le città come Trani, Bisceglie e Molfetta, nel 1800, furono danneggiate dall´abbattimento delle mura cittadine per favorire l´espansione dei borghi. Altre Regioni, come l´Umbria, la Toscana, al contrario, hanno mantenuto intatti i loro centri storici. A Trani abbiamo una testimonianza della murazione di Federico II e che si fa? La cancelliamo dalla vista per fare un parcheggio?. Fra poco magari ci diranno che stava cadendo a pezzi. La verità è un´altra. Ho fatto delle fotografie in cui si dimostra l´incuria con cui vengono tenuti i beni monumentali e artistici della città. Se sarà il caso mi opporrò in ogni modo, chiamando Sgarbi, facendo venire la Soprintendenza, scrivendo a Bondi, rivolgendomi anche alla magistratura.
Bondi, un ex comunista.
Oggi sono tutti atleti in politica, specialisti nel salto in lungo o anche triplo. Tornando all´argomento di prima, abbiamo una esponente in Parlamento che ci rappresenta per quanto riguarda la cultura. E che ha fatto questa signora? Ha favorito solo una sfilata di quattro cavalli e quattro soldatini con le lance, accompagnati da qualche sbandieratore, con un giovanotto ed una signorina vestiti da re e regina. Ma si è mai pensato a fare giornate di studio su che cosa significhi un matrimonio regale? Hanno mai studiato la storia di quegli eventi, le dinamiche storiche e politiche? Queste sfilate, solo folklore, lasciamole alle associazioni locali che pure sono da elogiare per il loro spirito partecipativo, ma non sono certo in grado di sostenere le spese di un convegno a livello nazionale.
Lei è pronto a scendere in campo per le Provinciali. Ma segue il dibattito politico nazionale? Come lo giudica?
In maniera negativa. Ho vissuto un po´ di tempo in Spagna ed ho notato in piena campagna elettorale solo alcuni manifesti con il volto di Zapatero o del concorrente, mentre la tv spagnola dedica pochissimo spazio agli argomenti politici. Da noi invece si parla troppo ed i fatti restano a zero. Ognuno va in tv, si fa la trasmissione a suo uso e consumo senza contraddittorio. In realtà non dovrebbe avvenire così: la tv dovrebbe garantire sempre un confronto civile ed educato fra le parti. Nel 1883 Francesco De Sanctis, nel suo discorso di ringraziamento agli elettori tranesi, nel teatro comunale, disse: "I partiti sono tanto più forti quanto meno litigano tra loro e quanto più pensano al bene del Paese, perché solo pensando al bene del Paese diventano grandi, s´ingrossano". Se i partiti litigano, la gente si disinteressa, si allontana. I cittadini ne hanno piene le tasche di questo modo di fare. La forza di una città si misura, invece, dalla capacità di partecipazione dei cittadini alla vita politica. Probabilmente la prossima frase me la taglierete, io la dico comunque.
Raramente facciamo censure.
E´ una citazione, è tratta da un articolo, comparso sul Corriere della Sera, a firma di Gianni Donno, emerito professore universitario. Non si riferiva a Trani ma diceva questo: "Nelle nostre città, basta che uno strisciaculo qualsiasi diventi assessore perché si consideri un´autorità". Ho riportato testualmente le parole di Donno. Se qualcuno si sente offeso, se la prenda con lui.
Dove vuole arrivare?
Mi chiedo: dove sta più la partecipazione dei cittadini alla vita politica? Oggi per andare sul Comune e parlare con qualcuno devi fare la scala santa. Si figuri: una volta ho chiamato al Comune di Trani, da Bisceglie, per avere un certificato. Sono stato preso a male parole. Mi fermo qua.
Lei, prima, ha parlato della litigiosità tra i partiti come male della politica. Hai mai detto queste cose durante una riunione del centrosinistra mentre si prendevano a capelli per scegliere un candidato alla presidenza della Provincia?
Non è compito mio, sono un neofita della politica attiva. Queste cose sono state già dette e non una volta sola. Franco Napoletano ha messo in guardia tutti: se i partiti del centrosinistra continueranno a litigare tra loro saranno destinati a subire altre scoppole tremende. Queste elezioni si vincono stando uniti: se andiamo all´uno contro uno contro il candidato del centrodestra sarà facilissimo fare gol. Andare divisi significherebbe perdere ed avere delle forti ripercussioni anche nelle successive tornate elettorali. Il segnale è stato lanciato: se si dovesse continuare a collezionare sconfitte inopinate, il centrosinistra finirebbe con l´uscire di scena lasciando la ribalta ad un solo partito. E senza opposizione non c´è democrazia.
Alla fine la scelta, più o meno condivisa, è ricaduta su Pina Marmo. Ma non era meglio fare le primarie?
Le primarie bulgare come quelle fatte da Veltroni? Sono una presa in giro. A Trani, un partito del centrosinistra ha fatto una cosa simile: ha invitato 30 persone che, aum aum, hanno eletto tutti gli organi di partito, ritagliandosi ognuno un ruolo per sé. O le primarie si fanno nel vero senso della parola, oppure facciamo una magra figura, la stessa in cui è incappato Veltroni. Prima ha fatto cadere Prodi (lo ha detto lo stesso ex presidente) e poi ha rifiutato le alleanze, sentendosi forte e sicuro del fatto suo. E avete visto tutti com´è andata a finire. Giovanni Valente, componente della direzione nazionale del partito dei Comunisti Italiani, ha ribadito il nostro impegno per un centrosinistra unito. Se non si va assieme, non si va da nessuna parte.
Lei non ha mai fatto politica attiva. Come pensa di impostare la sua campagna elettorale?
La politica non è il mio mestiere. Sono onorato e grato a chi ha voluto che mi cimentassi nella competizione elettorale. Cercherò di utilizzare lo stesso criterio adottato quando ero direttore di biblioteca, seguendo gli insegnamenti ricevuti, guardando alle esigenze del mio Paese. Bisogna andare avanti per gradi, avere ben presente le necessità ed impegnarsi per affrontarle, partendo dalle più impellenti. Che si vinca o si vada all´opposizione, se dovessi sedermi in Consiglio provinciale cercherei di dare il mio contributo per la crescita del territorio, senza utilizzare verbi al futuro.
Che risultato si aspetta?
La gente vota la persona ed io credo di avere ancora qualche estimatore. Lo dico non per tronfia autostima come qualcuno ha dichiarato per apostrofarmi. Vedremo, comunque. Di certo posso dire che investirò in prima persona anche dal punto di vista economico. E´ facile spendere centinaia di migliaia di euro per farsi eleggere soprattutto quando i soldi vengono dal... cielo. Io quel poco che spenderò lo sottrarrò alla mia famiglia, ma almeno non avrò alle spalle palazzinari o industriali a cui rendere conto.