Un caffè con...

Un Caffè con Nicola Barbera

Le interviste del direttore di traniweb

Come si vive lontano dal Tribunale?
In modo estremamente positivo. Ho riscoperto la libertà di pensare e di badare alle mie cose, anche quelle più banali che, a causa del lavoro, sono stato costretto a trascurare durante tutti questi anni. In particolare, ho riscoperto il piacere degli affetti personali e della famiglia. L'ufficio ha sempre assorbito le mie energie, come è giusto che fosse. Adesso ho la possibilità di recuperare, seppur parzialmente, il tempo perduto.

Lei, però, sarebbe rimasto volentieri in carica per un altro pò.
Direi per qualche altro annetto. Credo non ci sia cosa più bella e gratificante del lavorare per il proprio territorio. Quando mi sono reso conto che non avrei potuto più continuare a svolgere quel ruolo, ho preferito smettere. Avrei potuto occupare qualche altra poltrona, ma la cosa mi interessava poco.

Molti colleghi di cronaca giudizaria le riconoscono il merito di aver aperto le porte della Procura, di essere stato un buon comunicatore.
Non ho idea di come i miei colleghi si fossero comportati prima del mio arrivo e, francamente, poco mi interessa. Ho cercato di seguire una strada che ritenevo giusta, nella più assoluta buona fede. Resto convinto che sia utile comunicare, informare l'opinione pubblica sull'andamento di certe indagini e che l'informazione possa essere di aiuto e supporto alle stesse.

Una volta, però, si è arrabbiato ed anche parecchio. Parlo ovviamente della fuga di notizie legata all'avviso di garanzia al Governatore Fazio.
Mi sono arrabbiato, eccome. Quando si indaga sul Governatore della banca d'Italia, bisogna muoversi con i piedi di piombo, cosa che, forse, non è nemmeno sufficiente per via di implicazioni economiche ed internazionali che lei può benissimo immaginare. Lo sccop giornalistico, in alcuni casi, può essere deleterio. La notizia dell'avviso di garanzia a Fazio rientrava in questa casistica. Siamo stati i primi ad indagare il Governatore e, certamente, saremmo andati più a fondo se avessimo avuto la possibilità di avere a disposizione degli elementi di prova più forti rispetto agli indizi in nostro possesso. Chiedemmo l'archiviazione per Fazio, ma solo perché lo ritenemmo marginalmente attinto dalla vicenda.

Una vicenda, quella sui prodotti truffaldini della banca 121, che ebbe un clamore che valicò i confini nazionali.
Mi ritengo pienamente soddisfatto di come siano andate le cose e di come abbiamo lavorato al caso. La nostra attenzione era rivolta alla difesa degli interessi dei clienti che avevano proposto querela per truffa nei confronti della banca 121. Il 90% di essi è stato risarcito. Parliamo di 3000 clienti, un numero non da poco.

Cosa le viene in mente se ripensa a quel caso e poi guarda ciò che, oggi, sta accadendo nel mondo?
Il caso 121 è una sciocchezza al confronto, ma lì c'erano le avvisaglie di un sistema di mega truffa globalizzata che stava, evidentemente, prendendo piede. L'aspetto singolare è che, stavolta, sono stati gabbati pure finanzieri e grandi capitalisti. Questa crisi ha messo a nudo il monumentale castello di carte costruito intorno al sistema finanza, assolutamente non fondato sulla reale economia e, proprio per questo, destinato, prima o poi, a crollare. Il giorno è arrivato.

Crede ci possano essere ripercussioni in Italia? Il Governo dice di no.
Non sono tranquillo. Il Governo sta facendo il suo dovere, ossia tranquillizzare una Nazione turbata. Mi sembra avventato, però, sostenere che l'Italia sia messa meglio di altri Paesi. Le faccio una semplice considerazione legata al nostro debito pubblico che è di gran lunga superiore rispetto a quello di altri Stati dell'Unione europea.

Dopo l'esplosione della crisi, le banche sono state prese d'assalto da tantissimi risparmiatori preoccupati. Lei si sente al sicuro?
In banca non ho mai tenuto molti soldi e non mi ritengo affatto un investitore. D'altronde lo stipendio serve appena per condurre una vita dignitosa. I lasciti della mia famiglia ho cercato di reinvestirli nella stessa proprietà, per migliorarla. E questo credo sia un bell'investimento, impegnativo ma gratificante. Altro che i titoli.

Anche per ragioni affettive, nei suoi 8 anni e mezzo di lavoro, si è spesso occupato di ambiente e dei problemi della Murgia.
Sono un ecologista convinto. Non poteva essere diversamente, avendo anche forti tradizioni contadine. Il nostro ordinamento contempla la proprietà privata ma anche la funzione sociale della proprietà. Il territorio è un bene di tutti, è giusto sfruttarne la produttività, ma non lo si può depauperare. Di qui la necessità di proteggerlo in maniera compatibile con l'attività dell'uomo che ha l'obbligo di lasciarlo alle generazioni future nelle stesse condizioni, se non addirittura migliori, di come lui l'ha trovato.

E con le cave come la mettiamo? Ambiente o produttività: la coperta è sempre corta.
Ha ragione, però non si può impoverire un territorio per il vantaggio di pochissimi. Le odierne tecnologie ci forniscono nuovi scenari, attraverso la creazione di nuovi materiali compatibili l'ambiente. Gli antichi costruivano solo con la pietra, oggi si possono utilizzare tanti altri materiali, in alcuni casi di gran lunga più efficaci.

Restiamo sull'argomento ambiente: meglio una discarica o un termovalorizzatore?
Sono contrario all'apertura indiscriminata di siti da destinare a disarica, come si sta facendo adesso nel napoletano per fronteggiare l'emergenza. Non si fa altro che spostare rifiuti da un posto all'altro facendo gli interessi della mafia che si nasconde dietro i rifiuti. A Trani volevano fare un termovalorizzatore. Poteva essere utile anche se io confesso un profondo timore quando c'è di mezzo il pubblico. Il vero problema è che, fatta eccezione per alcune isole felici, tarda ancora a decollare la raccolta differenziata, specialmente al sud. Se si volesse dare un impulso deciso, basterrebbe cominciare con il servizio di raccolta spinto, porta a porta. In molte città del nord, bidoncini e cassonetti sono presenti nei portoni o nelle immediate vicinanze delle case. Qui da noi, a parte alcune zone, i bidoni sono lontanissimi dalle abitazioni. Se ci sono. E poi non mi sembra normale vedere degli operatori ecologici buttare, tutti insieme, i rifiuti che i cittadini, invece, avevano differenziato.

Un tranese procuratore a Trani: è stato semplice o ha avuto qualche imbarazzo?
Non la metterei su questo piano. Lavorare a Trani è stato soprattutto motivo di orgoglio, perché mi ha permesso di continuare nel solco di una tradizione di famiglia: mio padre è stato Presidente del Tribunale di Trani, mio nonno era notaio, il mio bisnonno avvocato, il mio trisavolo magistrato di Cassazione borbonica a Napoli. Ragion per cui, sono estremamente felice di aver rispetto la tradizione operando per la società nella quale ho vissuto e vivo. Non ho mai pensato di spostarmi altrove, di occupare incarichi più prestigiosi, in altre città. Non sono mai stato affezionato alla carriera, ma al territorio.

Condizionamenti?
Mai. Le amicizie, le conoscenze, le parentele non hanno mai influito su scelte e determinazioni. Ho sempre tenuto fede ad un suggerimento paterno, ossia quello di fare sempre ciò che ritenevo giusto, senza timori e senza lasciarmi condizionare da ciò che gli altri potessero pensare.

Che giudizio ha dell'attuale classe politica locale?
Preferisco non puntare il dito su questo o su quel politico. Io guardo i fatti: le città limitrofe sono avanti anni luce. E non credo alla storia di una città in ritardo perché bloccata da anni di commissariamento forzato agli inizi degli anni '90. Vi è di più: molti di coloro che facevano parte della cupola politica di quel periodo, sono ancora oggi attivamente impegnati in politica, non sono stati emarginati. Questo è il problema maggiore della politica locale, la vera palla al piede della città.

Alle ultime amministrative un sostanziale rinnovamento del consiglio comunale c'è stato.
Non è così per me. Finché non prenderà corpo un movimento dal basso fatto di giovani che vogliono veramente rinnovare l'ambiente politico e non agganciarsi al carro esistente, la città sarà in perenne sofferenza. Non ho molte speranze che ciò avvenga perché vedo i giovani poco motivati. E la cosa mi fa male perché non riesco a scorgere un futuro migliore. Sarà forse colpa dell'età, chissà.

A lei hanno mai proposto di scendere in campo?

Certo, nel periodo successivo a Tangentopoli. Ero Sostituto Procuratore a Bari, ma all'epoca del contatto mi trovavo in campagna. Vidi spuntare dal viale una macchina con una delegazione capeggiata da un noto avvocato di Andria. Mi proposero di entrare in una lista che faceva capo a Rocco Buttiglione. Ci pensai cinque minuti, dissi loro di ringraziare Buttiglione per la considerazione, ma la cosa non mi interessava. Al mio posto fu candidato Ermanno Jacobellis che divenne Onorevole.

La vede come un'occasione mancata?
Non volevo lasciare la Magistratura, mi sentivo un uomo delle Istituzioni ma soprattutto non mi piaceva l'idea di diventare uno "yes man" nelle mani di qualche politico. Credo di aver fatto la scelta giusta.

Molti suoi colleghi invece non hanno perso tempo e sono saliti al volo sulla giostra.
Se un togato decide di intraprendere la strada della politica dovrebbe avere il buon senso di dimettersi dalla magistratura e non di sospendersi dalle funzioni. Una volta che un magistrato si è manifestato dal punto di vista politico, perde automaticamente la terzietà e, quindi, la sua imparzialità. Poi ognuno è libero di agire secondo coscienza ed opportunità.

Da Procuratore, qualche suggerimento alla politica ha cercato di darlo. Sullo spostamento del mercato in via Superga c'è il suo zampino.
I consigli non costano nulla ed in quella occasione fui ascoltato. Lo spostamento del mercato dalle strade del Corso ritengo sia stato un fatto estremamente positivo. L'unico neo è che l'opera non sia stata completata. Nel mercato continuano a mancare i servizi igienici essenziali, un problema di ieri ma anche un problema di oggi.

E' vero che passa sempre malvolentieri davanti a piazza XX settembre?
L'amministrazione attuale ha cercato di porre rimedio al male che è stato fatto a quella piazza, ma c'è ben poco da fare: è stata distrutta una piazza meravigliosamente ospitale ed alberata, gemella di quella che ci conduce nella villa Comunale, la più bella fra tutte quelle della zona, da Bari a Foggia. Adesso è diventata una colata di cemento senz'anima.

E la città di Trani ha un'anima?
La città è ancora bella ed ha un'anima. Il merito però non è della politica ma dei tranesi che la amano. L'intervento pubblico, a mio avviso, non è assolutamente sufficiente.

L'approvazione del Pug rappresenta, però, una svolta storica per Trani.
Il Pug è stato approvato ma con delle modifiche sostanziali. Quando si modificano i comparti e si riducono sensibilmente le cubature non possiamo parlare di lievi accorgimenti. Con le cubature ridotte di un terzo sarà tutto un altro piano, sicuramente più armonico e con meno densità urbanistica, il che garantirà meno arricchimenti personali e più vivibilità.

La cronaca ha portato all'attenzione i problemi del cimitero. Lei se n'è mai occupato?
Purtroppo no, ma avrei voluto farlo. Chiariamo una cosa: il cimitero non si sistema trovando un responsabile sotto il profilo penale. L'amministrazione ha sempre preso sotto gamba la questione, adesso sarebbe il caso che si industriasse per trovare una soluzione quanto più duratura possibile al problema. Una situazione scandalosa come quella del cimitero di Trani, per bruttura e trascuratezza, non la si registra da nessun'altra parte.

Si è occupato invece di Darsena ed Estate Tranese.
Certo. I risultati sono lì, sotto gli occhi di tutti. E ci sarà un processo. Adesso, però, la questione non è più di mia competenza.

Che idea si era fatto di quelle due inchieste?
Che non si era fatto il bene della città.

Il mondo della politica non gradì molto quella conferenza stampa di conclusione delle indagini sulla vicenda dell'Estate tranese.
Non ho mai pensato di voler far passare un indagato per condannato, né mettere alla gogna un sistema politico prima del tempo. In quella occasione ho messo in evidenza i risultati delle indagini. Se quelle persone saranno condannate o assolte adesso non è più affar mio. Posso solo ribadire che, indagando, abbiamo riscontrato dei fatti che, secondo noi, sono penalmente rilevanti.

In che condizioni lascia il Tribunale di Trani?
Il Tribunale di Trani gode di ottima salute, molto più di quanto dica qualcuno. Il penale ha una pendenza ridicola, siamo ad un livello di circa centocinquanta processi. Ciò vuol dire che i processi si celebrano con lo stesso ritmo con cui vengono confezionati dalle Procure. Un problema, semmai, vi è per le cause civili anche se le ultime statistiche mi tranquillizzano: Trani è uno dei Tribunali più produttivi d'Italia, confeziona gli stessi numeri del Tribunale di Bari che ha un organico quasi tre volte superiore al nostro. I magistrati tranesi, dunque, lavorano molto meglio dei colleghi baresi in virtù di un migliore standard di organizzazione.

Al suo successore, Capristo, che cosa ha detto?
Caro mio, ho tirato la carretta per più di 8 anni, adesso tocca a te. Battute a parte, gli ho augurato di fare meglio del sottoscritto. E sono sicuro che saprà operare bene, nel rispetto del territorio e della sua sicurezza. A tal proposito, mi consente un ringraziamento?

Prego.
Desidero dir "grazie" a tutti gli uomini delle Forze dell'Ordine che mi hanno seguito in questi anni di attività e che mi hanno interpellato per avere consigli sulla conduzione del territorio, al fine di garantire la sicurezza dei cittadini.

Si ringrazia per la collaborazione il collega Antonello Norscia.
8 fotoUn Caffè con Nicola Barbera
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Nicola Barbera, per 8 anni Procuratore presso il Tribunale di Trani, è l'ospite di questa settimana della rubrica "Un caffé con...", firmata dal direttore Biagio Fanelli. Barbera e Fanelli si sono incontrati all'interno del locale "Vin Caffé".
  • Tribunale di Trani
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