Una vita fa
Vischi, ritratto del nostro primo deputato
Intellettuale elegante, vicino ai giovani
giovedì 3 febbraio 2011
Centocinquanta anni fa, nel 1861, il nostro primo Parlamento metteva con tanta fatica il suo primo mattone in un'aula del palazzo Carignano di Torino. Sebbene la nazione italiana esistesse già da molti secoli, lo Stato nazionale italiano fu proclamato invece soltanto il 17 marzo 1861, in sostituzione degli antichi Stati regionali con la legge numero 4671 del Regno di Sardegna. Le questioni che ruotano attorno alla tanta desiderata unità politica e sociale non escludono né sono estranee alla nostra città.
Trani, infatti, ha sfornato uno dei deputati del primo parlamento nazionale. Il 3 febbraio del 1861 i cittadini tranesi eleggono Vincenzo Vischi. Le quattro mura del palazzo torinese in cui si cospirava sotto gli auspici della casa Savoia avevano l'onore di contare su un tranese, seduto al fianco di altri 442 deputati. «Era un vecchietto asciutto e arzillo che resisteva tenacemente all'azione del tempo, e nel taglio irreprensibile dell'abito, nell'eleganza scrupolosa, nella piegatura dei baffetti memori di passate eleganze, rivelava una perfetta compitezza formale, come nei modi cortesi e squisiti, un po' ironici talora, la innata signorilità». Lo descrive cosi Vito Vitale, che fu docente di scuola nel liceo di Trani, in un articolo dedicato all'educatore tranese, lasciandoci una reminescenza molto suggestiva sul deputato tranese che conobbe all'età di ottanta anni.
A Napoli, dove perfezionò all'università i suoi studi giuridici, Vischi partecipò attivamente ai moti insurrezionali del 1848, e per questo motivo fu condannato al carcere duro e al confino. Ritornato a Trani, si dedicò all'insegnamento privato e istituì una scuola, prima nel palazzo quattrocentesco di piazza dei Longobardi, poi nel collegio di Santa Croce. Ebbe tra i suoi discepoli grandi nomi di cui la nostra città si fregia orgogliosamente. Spuntano personalità come Giovanni Bovio, Sabino Loffredo (luminare storico di Barletta a cui oggi è dedicata la biblioteca comunale della città) e Nicolò Lo Savio.
La fama della sua profonda dottrina giuridica e filosofica e della sua grande capacità espositiva si diffuse ben presto nella regione, tanto che, dai paesi vicini, venivano ad ascoltare le sue lezioni buona parte dei giovani che avevano compiuto il corso legale. «Alla sua fonte si abbeverarono , in quei tempi chiusi, tanti della generazione che fu partecipe dei destini della patria, negli anni cruciali del Risorgimento» scrive Guido Malcangi. Giacinto Francia ricordò «il vero senso di adorazione della gioventù per questo nobilissimo vecchio». Dopo aver trascritto una sua lezione nella Rassegna pugliese sulle origini e sui costumi della cavalleria medievale, descrisse in un suo successivo articolo le vicende scolastiche di Trani e delle sue scuole private di diritto e cultura, mettendo l'accento sulla cattedra illustre di Vischi che rappresentò, come dice Francia stesso «una tribuna aperta di libera educazione nella gran fiamma del libero pensiero moderno».
Mario Schiralli non fa che confermare e sottolineare ai nostri microfoni l'importanza di Vischi nella nostra città. «Quando per le vie di Trani passava la sua figura di vegliardo, sul cui capo venerando gli anni avevano messo un'aureola fascinosa, tutti cedevano il passo all'uomo che aveva educato ed avviato ai più alti gradi della vita civile tanti cittadini». Aveva una parola spedita, era logico e serrato nel ragionamento, pervaso di purissimo amore per la scienza giuridica e filosofica, nello spirito sempre degli ideali professati dal suo maestro, Giuseppe Mazzini. «Scoppiata la rivoluzione del 1860 - scrive Malcangi ne La biblioteca comunale Giovanni Bovio nel primo centenario – Vincenzo Vischi fu membro del governo provvisorio di Bari e della giunta insurrezionale di Trani e, non appena le province meridionali furono annesse all'Italia una e indipendente, egli impersonò, agli albori dell'unità d'Italia, in modo più che degno, il mandato conferitogli di rappresentare il collegio politico di Trani alla Camera Subalpina». «Quando ci si recava nella vecchia casa, dove tutto aveva una indefinibile età veneranda, lo si trovava - scrive Vitale - raggomitolato in un'arcaica poltrona circondato da vecchi libri, i fidati amici della giovinezza che ancora gli tenevano compagnia, essi soli, mentre intorno gli si era fatto il deserto».
Vischi morì in tarda età, il 17 giugno del 1913, a circa novantacinque anni. «L'ottocento tranese - spiega Schiralli - ha prodotto le maggiori menti e personalità nell'ambito della cultura. Non c'è che dire. Non è un caso che, proprio nell'ottocento, a Trani, nasca la biblioteca comunale».
Trani, infatti, ha sfornato uno dei deputati del primo parlamento nazionale. Il 3 febbraio del 1861 i cittadini tranesi eleggono Vincenzo Vischi. Le quattro mura del palazzo torinese in cui si cospirava sotto gli auspici della casa Savoia avevano l'onore di contare su un tranese, seduto al fianco di altri 442 deputati. «Era un vecchietto asciutto e arzillo che resisteva tenacemente all'azione del tempo, e nel taglio irreprensibile dell'abito, nell'eleganza scrupolosa, nella piegatura dei baffetti memori di passate eleganze, rivelava una perfetta compitezza formale, come nei modi cortesi e squisiti, un po' ironici talora, la innata signorilità». Lo descrive cosi Vito Vitale, che fu docente di scuola nel liceo di Trani, in un articolo dedicato all'educatore tranese, lasciandoci una reminescenza molto suggestiva sul deputato tranese che conobbe all'età di ottanta anni.
A Napoli, dove perfezionò all'università i suoi studi giuridici, Vischi partecipò attivamente ai moti insurrezionali del 1848, e per questo motivo fu condannato al carcere duro e al confino. Ritornato a Trani, si dedicò all'insegnamento privato e istituì una scuola, prima nel palazzo quattrocentesco di piazza dei Longobardi, poi nel collegio di Santa Croce. Ebbe tra i suoi discepoli grandi nomi di cui la nostra città si fregia orgogliosamente. Spuntano personalità come Giovanni Bovio, Sabino Loffredo (luminare storico di Barletta a cui oggi è dedicata la biblioteca comunale della città) e Nicolò Lo Savio.
La fama della sua profonda dottrina giuridica e filosofica e della sua grande capacità espositiva si diffuse ben presto nella regione, tanto che, dai paesi vicini, venivano ad ascoltare le sue lezioni buona parte dei giovani che avevano compiuto il corso legale. «Alla sua fonte si abbeverarono , in quei tempi chiusi, tanti della generazione che fu partecipe dei destini della patria, negli anni cruciali del Risorgimento» scrive Guido Malcangi. Giacinto Francia ricordò «il vero senso di adorazione della gioventù per questo nobilissimo vecchio». Dopo aver trascritto una sua lezione nella Rassegna pugliese sulle origini e sui costumi della cavalleria medievale, descrisse in un suo successivo articolo le vicende scolastiche di Trani e delle sue scuole private di diritto e cultura, mettendo l'accento sulla cattedra illustre di Vischi che rappresentò, come dice Francia stesso «una tribuna aperta di libera educazione nella gran fiamma del libero pensiero moderno».
Mario Schiralli non fa che confermare e sottolineare ai nostri microfoni l'importanza di Vischi nella nostra città. «Quando per le vie di Trani passava la sua figura di vegliardo, sul cui capo venerando gli anni avevano messo un'aureola fascinosa, tutti cedevano il passo all'uomo che aveva educato ed avviato ai più alti gradi della vita civile tanti cittadini». Aveva una parola spedita, era logico e serrato nel ragionamento, pervaso di purissimo amore per la scienza giuridica e filosofica, nello spirito sempre degli ideali professati dal suo maestro, Giuseppe Mazzini. «Scoppiata la rivoluzione del 1860 - scrive Malcangi ne La biblioteca comunale Giovanni Bovio nel primo centenario – Vincenzo Vischi fu membro del governo provvisorio di Bari e della giunta insurrezionale di Trani e, non appena le province meridionali furono annesse all'Italia una e indipendente, egli impersonò, agli albori dell'unità d'Italia, in modo più che degno, il mandato conferitogli di rappresentare il collegio politico di Trani alla Camera Subalpina». «Quando ci si recava nella vecchia casa, dove tutto aveva una indefinibile età veneranda, lo si trovava - scrive Vitale - raggomitolato in un'arcaica poltrona circondato da vecchi libri, i fidati amici della giovinezza che ancora gli tenevano compagnia, essi soli, mentre intorno gli si era fatto il deserto».
Vischi morì in tarda età, il 17 giugno del 1913, a circa novantacinque anni. «L'ottocento tranese - spiega Schiralli - ha prodotto le maggiori menti e personalità nell'ambito della cultura. Non c'è che dire. Non è un caso che, proprio nell'ottocento, a Trani, nasca la biblioteca comunale».