Calcio

Fortis Trani e Flora: quale futuro?

Il ds Morisco: «Alla fine resterà». Abruzzese: «Non si fidi dei politici»

Archiviata in fretta la sbornia promozione, Trani si interroga sul futuro della sua squadra di calcio, legato indissolubilmente alle decisioni dell'attuale patron, Antonio Flora che ha dettato l'ultimatum. La Gazzetta del Mezzogiorno in edicola oggi ha dedicato una pagina all'argomento. Il count down è ufficialmente partito: due settimane a partire da oggi, con Flora alla finestra in attesa di novità.

Chi lo conosce bene e ha vissuto al suo fianco questa stagione scommette che la crisi rientrerà. La prima voce raccolta è quella del direttore sportivo Vito Morisco, braccio destro di Flora. Insieme al presidente, Morisco ha costruito una squadra capace di smentire i più scettici e di arrivare al traguardo: «Non avevo dubbi sulla promozione del Trani, è facile dirlo adesso ma noi eravamo certi di aver fatto le scelte giuste ad agosto. Adesso ci aspettano due settimane delicate per il futuro di questa società. Conosco Flora, so che non è tipo da lasciare la barca sul più bello, al di là delle dichiarazioni, legittime, rilasciate a fine gara. Certo, la Trani imprenditoriale deve muoversi, non può rimanere insensibile alle vicende della Fortis Trani».

Felice Di Micco è stato dirigente del Trani che raggiunse sei anni fa la serie D. E' stato lui a portare Flora a Trani ed a lavorare a fari spenti come dirigente a latere all'interno del comitato Pro Trani. «Vincere è sempre bello, ieri come oggi, a prescindere dal ruolo. Adesso il discorso si fa più interessante e complicato al tempo stesso. Flora fa calcio per passione ma controlla sempre il portafoglio. Condivido la posizione assunta e mi auguro che il sindaco riesca davvero ad avvicinare qualche imprenditore che possa sostenere la società in Interregionale. La serie D è un'azienda, non è un campionato, serve tanto denaro e lo dico con cognizione di causa sulla scorta della passata esperienza». Di Micco non si sbilancia: «C'è un 50% che Flora possa restare, non di più. Noi come comitato abbiamo garantito di raddoppiare la cifra messa a disposizione quest'anno. Ma c'è necessità che qualcuno entri in società per andare avanti. Calzature e marmo sono in crisi, a mio avviso l'unico settore dove si può andare a pescare è l'edilizia, ma non so se ci sia qualcuno disposto ad investire nel calcio. Allo stadio quest'anno non ho mai visto imprenditori tifosi a vedere le partite».

Ne sa qualcosa Paolo Abruzzese, presidente del Trani fino all'anno scorso: «Il calcio non è nel dna degli imprenditori locali. A Flora suggerisco di non fidarsi delle promesse dei politici e di andare avanti da solo. Secondo me, alla fine, andrà avanti. Sarebbe un peccato far le valigie e tradire una piazza che ha riposto in lui così tanta fiducia».

Nella prossima settimana dovrà chiudersi un altro capitolo oscuro di questa stagione, ossia un aspro contenzioso legale che vede coinvolti Flora e Tommaso Carbone, colui che rilevò la società da Paolo Abruzzese per poi affidarla nelle mani dell'imprenditore barese. La guerra a suon di denunce e carte bollate sarebbe in fase di risoluzione, passaggio obbligato per sbloccare anche il capitolo della gestione dello stadio che il Comune non ha ancora aggiudicato in via definitiva alla Fortis Trani. Carbone spinge per trovare in tempi brevi una nuova intesa con Flora: «In questa fase è mia premura garantire la permanenza del titolo sportivo in città. Le sirene tentatrici potrebbe indurre l'attuale dirigenza a fare passi pericolosi. La serie D deve restare a Trani, è un patrimonio da difendere».
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