Calcio
«Il sistema calcio è malato. Serve darsi una regolata»
Paolo Abruzzese commenta la tragedia che ha colpito Morosini
Italia - domenica 15 aprile 2012
23.03
Il mondo del calcio discute e riflette dopo la morte di Piermario Morosini, giocatore del Livorno deceduto durante la gara di campionato di serie B col Pescara. Il presidente del Trani, Paolo Abruzzese, commenta così la tragedia: «A Pescara, su un campo di calcio, si è verificato un episodio gravissimo, per certi aspetti strano tenuto conto di quanto siano seguiti e controllati i calciatori delle categorie del professionismo. La tragedia che ha colpito il giocatore del Livorno è figlia di un sistema malato, in cui fatico a ritrovarmi. Lo stress è elevatissimo, le pressioni sono esagerate, vent'anni fa era tutto diverso, più ovattato, più tranquillo».
Troppi episodi dolorosamente simili negli ultimi tempi, qualcosa effettivamente non va: «Quando guardo una partita di serie A o di serie B – spiega Abruzzese – resto incredulo nel vedere la velocità di corsa dei giocatori. Scatti e falcate per oltre 90 minuti, ritmi impressionanti, eppure sono uomini e non macchine. Il calcio ora va a 100 all'ora ma spesso le sollecitazioni sono fatali agli stessi protagonisti. I giocatori vengono preparati in modo maniacale, sottoposti ad allenamenti faticosissimi, ecco perché l'organismo certe volte si ribella. E quando lo fa, purtroppo non c'è nulla da fare». La serie D è un mondo completamente diverso: «Eppure – dice Abruzzese – molti allenatori cercano di importare quei metodi anche nel dilettantismo. Non si deve giocare con queste cose. Oltre ai controlli serve molto buon senso. Più in generale, sarebbe utile un generale ridimensionamento di molte cose legate al calcio».
Troppi episodi dolorosamente simili negli ultimi tempi, qualcosa effettivamente non va: «Quando guardo una partita di serie A o di serie B – spiega Abruzzese – resto incredulo nel vedere la velocità di corsa dei giocatori. Scatti e falcate per oltre 90 minuti, ritmi impressionanti, eppure sono uomini e non macchine. Il calcio ora va a 100 all'ora ma spesso le sollecitazioni sono fatali agli stessi protagonisti. I giocatori vengono preparati in modo maniacale, sottoposti ad allenamenti faticosissimi, ecco perché l'organismo certe volte si ribella. E quando lo fa, purtroppo non c'è nulla da fare». La serie D è un mondo completamente diverso: «Eppure – dice Abruzzese – molti allenatori cercano di importare quei metodi anche nel dilettantismo. Non si deve giocare con queste cose. Oltre ai controlli serve molto buon senso. Più in generale, sarebbe utile un generale ridimensionamento di molte cose legate al calcio».