Volley
Trani a lezione di volley da Andrea Lucchetta
«La nostra generazione vinceva perché si divertiva»
Trani - giovedì 12 maggio 2011
19.44
Arriva a Trani «alla controra». Andrea Lucchetta, icona della pallavolo nazionale, impiega però pochi istanti per eccitare gli animi degli alunni di seconda della scuola elementare Petronelli e delle giovani leve dell'Aquila Azzurra Trani, accorse in libreria per la presentazione di un progetto editoriale legato al volley che vede Crazy Lucky assoluto protagonista come ideatore e co-produttore.
Il look (capigliatura a spazzola diagonale) non è mutato, nonostante l'età (è vicinissimo ai 50). Anche lo spirito è rimasto quello di una volta. Lucchetta rompe ogni protocollo, invita i ragazzi a partecipare attivamente all'incontro. «Tutti in piedi, vediamo come ve la cavate con i fondamentali». Fra simulazioni di battute, schiacciate, ricezioni ed alzate, Lucchetta racconta il fascino di uno sport che gli ha regalato soddisfazioni mondiali. «Quando ero piccolo detestavo la pallavolo, pensavo fosse uno sport per femminucce. Giocavo a tennis ed a basket e praticavo nuoto. A 16 anni fu un professore di scuola a mettermi alla prova. Tre anni dopo ero in Serie A». Di strada Lucchetta ne ha fatta. Scudetti a ripetizione in Italia, il titolo di campione del mondo con l'Italia nel 1990 a Rio de Janeiro. «Ci ribatezzarono la generazione di fenomeni – dice – ma in realtà il nostro segreto era quello di allenarci divertendoci. Guai se manca l'allegria in uno spogliatoio ed in palestra».
Lucchetta risponde alle domande del giovane pubblico e prova a dispensare consigli: «Quando eravamo piccoli ci divertivamo con poco e avevamo tanta fantasia nel giocare. Oggi si guarda troppa tv e si è troppo dipendenti da videogiochi, consolle e telefonini. Per diventare bravi sportivi bisogna allenare il corpo e la mente. Bisogna fare tanta attività fisica, serve un regime alimentare, e poi occorre mettere in pratica i sette valori della pallavolo: equilibrio, sacrificio, lealtà, umiltà, forza, coraggio e tenacia, tanta tenacia. Ai più piccoli dico sempre di sognare per un ideale. Io l'ho fatto e sono salito sul tetto del mondo».
Il look (capigliatura a spazzola diagonale) non è mutato, nonostante l'età (è vicinissimo ai 50). Anche lo spirito è rimasto quello di una volta. Lucchetta rompe ogni protocollo, invita i ragazzi a partecipare attivamente all'incontro. «Tutti in piedi, vediamo come ve la cavate con i fondamentali». Fra simulazioni di battute, schiacciate, ricezioni ed alzate, Lucchetta racconta il fascino di uno sport che gli ha regalato soddisfazioni mondiali. «Quando ero piccolo detestavo la pallavolo, pensavo fosse uno sport per femminucce. Giocavo a tennis ed a basket e praticavo nuoto. A 16 anni fu un professore di scuola a mettermi alla prova. Tre anni dopo ero in Serie A». Di strada Lucchetta ne ha fatta. Scudetti a ripetizione in Italia, il titolo di campione del mondo con l'Italia nel 1990 a Rio de Janeiro. «Ci ribatezzarono la generazione di fenomeni – dice – ma in realtà il nostro segreto era quello di allenarci divertendoci. Guai se manca l'allegria in uno spogliatoio ed in palestra».
Lucchetta risponde alle domande del giovane pubblico e prova a dispensare consigli: «Quando eravamo piccoli ci divertivamo con poco e avevamo tanta fantasia nel giocare. Oggi si guarda troppa tv e si è troppo dipendenti da videogiochi, consolle e telefonini. Per diventare bravi sportivi bisogna allenare il corpo e la mente. Bisogna fare tanta attività fisica, serve un regime alimentare, e poi occorre mettere in pratica i sette valori della pallavolo: equilibrio, sacrificio, lealtà, umiltà, forza, coraggio e tenacia, tanta tenacia. Ai più piccoli dico sempre di sognare per un ideale. Io l'ho fatto e sono salito sul tetto del mondo».